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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

“ll primo giorno di scuola” di Veffa Ghirlanda

DiDiari Toscani

Giu 5, 2022

La scuola sorgeva in mezzo alla piazza, era un edificio maestoso, enorme. Il portone altissimo la risucchiò come la balena di Pinocchio. Sveva si voltò per cercare sua madre con lo sguardo, ma fu spinta verso una grande scalinata. Da lì si accedeva a un lungo corridoio, sul quale si affacciavano grandi aule. I banchi erano di legno scuro, vecchi, con un buco per i calamai, troppo alti per lei, che si sentiva come “Mignolina”.

Una vecchia stufa rossa di mattoni campeggiava nell’aula e pareva volerla ingoiare. Gina, la sua migliore amica, non era con lei. Sveva si sentiva persa. Si sedette in un banco: non toccava terra con piedi. Intorno a lei ad un tratto fu silenzio.

Seduta su un’alta cattedra di legno c’era “Lei”, la maestra Maria, colei che divenne la donna più incredibile che avrebbe mai conosciuto e che pareva venire da un’altra epoca.

La maestra Maria era cicciottella, bassa, con un neo chiaro sul mento da cui spuntavano un ciuffo di peli bianchi. Era avvolta in un lucido grembiule nero, tutto abbottonato e portava un bellissimo colletto di pizzo macramè. Inforcava due occhialetti tondi e spessi che ingrandivano due occhi acquei e un po’ sbiaditi, ma vivaci e accattivanti, che si appoggiavano su un nasino alla francese. Aveva una facciona tonda come un cocomero e una boccuccia sorridente, i capelli erano bianchissimi, raccolti in una crocchia fermata da forcine d’argento: a Sveva sembrava una delle fatine della “Bella Addormentata”.

Come per magia, Sveva, rapita da tale visione, si trovò in mezzo alla foresta: si era trasformata in Rosaspina, la principessa del fuso maledetto.

Spesso la sua fervida fantasia la trasportava in mondi paralleli, dove si rifugiava per scacciare paure e tensioni. Era una bambina fuori del comune, sensibile e delicata. “Ninina, sei sempre con la testa chissà dove e vedrai dove ti porteranno quelle gambe salterine!” le diceva nonna Amelia.

Proprio nel momento in cui un magnifico principe la stava per rapire per poi portarla lontano tra mari, monti e castelli incantati, una manina calda e profumata sfiorò la sua. Accanto a lei, seduta nel suo banco c’era Angela, un’amichetta dell’asilo: la perfezione personificata, sempre precisa e attenta ma dolcissima.

La maestra le stava parlando: aveva una voce roca, quasi sussurrante, ma dolcissima e la guardava con un mezzo sorriso, anche se le lanciava occhiate severe: “Torna tra noi, cara bimba, vedrai che la scuola ti piacerà, staremo bene insieme”.

Sveva spalancò gli occhi e il cuore a quella fatina: la sua maestra era meravigliosamente unica e fantastica. Sarebbe stato bello viaggiare con lei nel mondo delle letterine e dei numeri! Quello fu il primo giorno di una lunga serie di primi giorni di scuola, prima da alunna poi da maestra. La scuola fu la sua vita.

Illustrazione di Swami Raffaini