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Diari Toscani

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Nata per la scherma: Matilde Cassina

DiVinicia Tesconi

Mag 24, 2022

Ha 19 anni e tira di scherma da quando ne aveva cinque. La scherma è stata una passione a prima vista e il fatto che lei fosse solo una bambina non ha affatto ostacolato la presa che questo sport ha avuto su di lei, per cui si può tranquillamente parlare se non di dna da schermitrice, perché non discende né da campioni né da praticanti, ma di predestinazione. Matilde Cassina, campionessa apuana di spada dal futuro sportivo brillante, la scherma ce l’aveva nel destino. Matilde Cassina è nata a Carrara ma tutto il percorso nella scherma lo ha fatto nella Scherma Malaspina di Massa, ed ha già all’attivo molte vittorie e ottimi piazzamenti. Nel 2017, quando gareggiava nella categoria allieve ha vinto la medaglia di bronzo nel 54° Gran Premio Giovanissimi Renzo Nostini. Nel 2021 è stata una delle 15 schermitrici under 20 convocate nel raduno di alto livello organizzato a Formia dalla federazione nazionale. Nell’aprile dello stesso anno, ha vinto la gara di qualificazione regionale ai Campionati italiani assoluti che si è tenuta all’interno dei padiglioni di Carrara Fiere. Al momento è in procinto di partire per Catania, dove, da martedì 24 a domenica 29 maggio disputerà le finali della Coppa Italia nazionale under 20, qualificazione ottenuta con un bellissimo terzo posto ottenuto nelle semifinali a eliminazione diretta che si sono tenute a Rovigo, il 2 maggio.

Come ha scoperto la passione per la scherma?

Tutto è cominciato nel 2008, durante le olimpiadi di Pechino, quelle in cui Giovanna Trillini fu la principale protagonista. Io avevo cinque anni, ma mi alzavo tutte le mattine per vedere la scherma in televisione e ne restavo incantata. All’epoca facevo già ginnastica ritmica, perché i miei genitori sono due sportivi e mi aveva instradato nella stessa direzione.

Quindi lo sport è di famiglia in casa sua…

Sì, ma nessuno aveva mai fatto scherma. Mio padre pratica il tennis e mia madre segue corsi di ginnastica. La scelta della ginnastica ritmica era venuta dal fatto che la facevano tutte le mie compagne di scuola. Io infatti a cinque anni andavo già a scuola: ero un anno avanti. Ma quando ho visto la scherma me ne sono innamorata.

E così piccina ha deciso di voler praticare quello sport?

Sì, anche se, all’inizio non sapevamo neanche se esistessero sul nostro territorio società sportive che facevano scherma. Ma per fortuna, in classe mia c’era un bambino che la praticava e una volta, per caso notammo il borsone con il logo della Scherma Malaspina di Massa con il quale era venuta a prendere il figlio per portarlo agli allenamenti, così chiedemmo informazioni e subito fui iscritta anch’io nella stessa società, dove poi, sono rimasta per sempre.

C’era già una scuola di scherma per bambini così piccoli?

Veramente no: all’inizio ero da sola. Poi, pian piano, sono cominciati ad arrivare altri bambini. Alcuni li ho portati io, dopo averli convinti di quanto fosse divertente tirare di scherma. Altri sono arrivati da soli. Comunque sono le persone con cui sono cresciuta.

Non era pesante per una bambina andare ad allenarsi a Massa diverse volte a settimana?

Quando uno sport ti piace tantissimo la fatica non la senti. Per me è stata subito una passione immensa, nella quale sono stata assecondata dai miei genitori. Mio padre, che è da sempre un grande amante dello sport, si è appassionato alla scherma tanto da diventare prima consigliere regionale e oggi presidente federale della Federazione Scherma Toscana.

Quindi è lei che ha trascinato suo padre in questo sport…

Sì. Tanti credono che io faccia scherma perché mio padre è un dirigente della federazione, mentre è successo proprio il contrario.

A quanti anni ha cominciato a gareggiare?

Verso i nove o i dieci anni: l’età minima richiesta per cominciare a fare incontri.

Cosa l’ha affascinata così tanto della scherma?

Ho sempre visto la scherma come uno sport elegantissimo soprattutto nei movimenti. In realtà quello che si vede è solo una piccola parte di ciò che si fa. Sotto la maschera sei te stesso e fai ciò senti. Il gesto atletico della scherma mi ha sempre attirata. Ai tempi delle famose olimpiadi del 2008 costringevo mio padre a combattere con me con i mestoli di legno della cucina. Volevo a tutti i costi ripetere le mosse che vedevo fare alle schermitrici.

Chi è la campionessa a cui si ispira?

Mi piaceva molto Valentina Vezzali, una delle prime che ho visto e che mi ha fatto innamorare della sua scherma. Man mano che crescevo e facevo sport, mi sono riconosciuta di più in Rossella Fiammingo, anche perché anch’io ho scelto di fare spada.

In base a cosa avviene la scelta dell’arma per uno schermidore?

In genere è una scelta personale, di predisposizione. Anche se esistono società sportive che non fanno tutte e tre le specialità della scherma, ma solo una o solo due. La Scherma Malaspina ha sempre fatto spada, poi, col tempo, si è dedicata anche al fioretto. Anch’io ho fatto fioretto nel mio primo anno nei cadetti, poi, a 14 anni l’ho messo da parte e ho scelto la spada. Si potrebbe anche fare due specialità diverse, ma, in genere, ci si concentra solo su una e la sia porta vanti.

Nella scherma giovanile è molto importante la possibilità di affrontare tante gare. Ne ha fatte molte?

Sì. Le competizioni servono moltissimo perché danno tanta esperienza. Sin da quando ho cominciato a gareggiare mio padre mi ha portata a fare trofei anche al di fuori del Gran premio giovanissimi. Quando non avevo ancora l’età per le gare federali facevo tornei minori proprio per acquisire l’esperienza della gara. La scherma è uno sport prettamente agonistico, nel quale si impara soprattutto dalle gare.

Quali sono stati finora i suoi migliori piazzamenti?

 Ho fatto diverse gare regionali e gare di Coppa Italia nelle quali sono sempre arrivata sul podio. Tra i tornei più importanti sicuramente ci sono quello di Legnano, nel quale sono arrivata terza a livello nazionale cadetti e dei tornei del circuito europeo come quello a squadre di Heidehniam, in Germania, dove siamo arrivate al terzo posto.

Le gare sono sempre suddivise in singole e a squadre?

 No. In genere questo avviene nelle competizioni più importanti. A Livello nazionale e regionale ci sono anche gare solo individuali. Non tutte le società di scherma preparano anche le squadre. La Malaspina ha anche la squadra e partecipa ai tornei in cui sono previste gare a squadre.

Che studi ha fatto e sta facendo?

Ho frequentato il liceo scientifico sportivo a Massa e adesso sono iscritta al primo anno di ingegneria per il design industriale.

Sono studi impegnativi: come riesce a conciliarli con l’attività sportiva?

Quando andavo a scuola studiavo nella maggior parte del mio tempo libero dagli allenamenti. Io mi alleno tre ore al giorno dal lunedì al venerdì e, in genere, il sabato ci sono le gare. Adesso studio anche la sera dopo gli allenamenti.

Tra impegno sportivo e impegno scolastico, riesce a trovare il tempo anche per divertirsi?

Sì, riesco ad uscire con gli amici, che, per lo più, sono anche i miei compagni in palestra. Abbiamo la fortuna di essere un gruppo molto unito e ci vediamo anche al di fuori dagli allenamenti. La mia, comunque, è la normalissima vita di una ragazza di 19 anni. Alcune cose le devo mettere da parte ma non mi pesa e ci sono abituata. Quando ci tieni tanto a uno sport, i sacrifici non sono più tali.

Quali sono i suoi obiettivi sia in campo sportivo, sia in campo lavorativo?

Gli obiettivi più vicini su cui io e il mio maestro, Marco Fialdini, ci concentriamo sono le finali giovani a Catania. Poi ci saranno anche le finali nazionali categoria assoluta a Courmayeur. Pensando sul lungo termine spero di ottenere buoni risultati per poter essere convocata in un Europeo o un Mondiale. In campo lavorativo, mi auguro di prendere la laurea triennale e poi specializzarmi nell’ambito bio-medico”.