L’edificio venne realizzato nel 1933 su progetto dell’architetto carrarese Giuseppe Boni e inaugurato esattamente un anno dopo, nel 1934 grazie ai fondi statali. Sorge su un’area che fu donata gratuitamente dal comune di Carrara all’ente poste, quando si rese necessaria la costruzione di un nuovo e più moderno ufficio postale consono, non solo al decoro della cittadina stessa e per l’aumentato servizio espletato allora dalle poste, ma anche in funzione del progetto urbanistico di espansione della città di Carrara e di sistemazione dell’area attigua che allora versava in uno stato di degrado, per via della presenza di molte baracche di legno adibite alla lavorazione del marmo. La realizzazione rientrò quindi nell’ambito di rinnovamento del tessuto urbanistico e urbano della città e comportò un generale riassetto della viabilità, andando altresì a creare contemporaneamente l’attuale asse viario di via Don Minzoni.
Tuttavia, all’epoca, non mancarono le polemiche, anche forti, circa la decisione di ubicare questo nuovo edificio pubblico ai margini della città e non, al contrario, come avrebbero voluto molti cittadini nella parte storica della città; Carrara infatti non ha un “centro storico” ma una “parte storica”, stante la propria caratteristica di ubicazione e conformazione territoriale. Ciò si rivelò, dal dopoguerra ad oggi, una scelta ben oculata, poiché lo sviluppo urbanistico ha fatto sì che oggi l’edificio si trovi esattamente al centro della città il cui fulcro si sviluppa attorno alla piazza Farini, oggi piazza Matteotti.
La peculiarità di questo edificio, dal punto prettamente architettonico e distributivo, consiste nella sua disposizione ad angolo, il cui fulcro generativo viene incentrato nella struttura a ottagono che racchiude il grande salone al pubblico completato in alto da una volta a spicchi. Ciò che lo rende eccezionale e unico, nella moltitudine degli edifici postali realizzati negli anni ’30, è la caratteristica di essere totalmente rivestito di pregiatissimo marmo Bardiglio sulle superfici esterne, e con le superfici interne rivestite di marmo Bardiglio, marmo Pavonazzo, marmo Cipollino della Versilia, e marmo Calacatta. L’unica porzione non rivestita di marmo è il cielo del salone ottagonale, dipinto ad imitazione del marmo Calacatta. La scala e la balaustra che conducono alla sala apparati telegrafici sono rivestite di marmo Pavonazzo, mentre la volta della copertura è rivestita di marmo Cipollino della Versilia. Spicca sulla sommità un mosaico dello scultore carrarese Sergio Vatteroni, realizzato dalla ditta veneta Castaman, ancora oggi operante nel settore dei mosaici.
Ulteriore arricchimento è dato dalla presenza, ai lati della scalinata di accesso del palazzo, da due eccezionali sculture in marmo statuario, opera di Sergio Vatteroni, raffiguranti “lo scultore” e “il cavatore”, ovvero le due figure simbolo della storia della città. Di notevole bellezza la presenza dei bassorilievi con le allegorie delle comunicazioni e dei relativi servizi postali, realizzati dal pieno. Originariamente l’edificio era caratterizzato anche dalla presenza di un epitaffio a rilievo, riportato sulle fasce a coronamento del tamburo ottagonale di sommità, suddiviso negli angoli da maschere allegoriche, epitaffio che recitava una frase latina che inneggiava alla grandezza, alle virtù e alla gloria dell’uomo e della propria nazione, rimosso nel dopoguerra, al pari di quanto fu fatto con la meravigliosa fontana di marmo bianco e marmo bardiglio, che era stata posizionata nella piazzetta retrostante all’edificio.
Dal punto di vista della tecnica e sull’utilizzo dei materiali lapidei, colpiscono e non sfuggono all’attenzione dell’occhio del tecnico esperto, due dettagli particolari: la posa in opera e gli spessori dei pannelli del rivestimento. All’esterno infatti, si possono facilmente evincere non solo i notevoli spessori, che variano dai sei ai 12 centimetri, oltre ai vari masselli di grande spessore e dimensioni dei pannelli di rivestimento, perfettamente complanari. Colpisce la perfezione dei giunti e della posa in opera. Questo edificio, insieme al Palazzo delle Poste di Napoli, opera razionalista dell’architetto Giuseppe Vaccaro, è uno dei due edifici postali realizzati negli anni’30 in Italia, ad essere pressoché totalmente rivestiti di marmi nazionali sulle facciate esterne e sulle pareti interne.
Il Palazzo delle Poste di Carrara venne pubblicato sulle maggiori riviste di architettura di quegli anni, e ancora oggi è motivo di studio nelle facoltà di architettura.
Nel 2014 nella sede dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Massa – Carrara ho celebrato gli 80 anni dalla sua inaugurazione con una conferenza dedicata anche alla storia dell’architetto Boni e dello scultore Vatteroni. Un valore aggiunto in più per la città di Carrara.
© 2021 Architetto Paolo Camaiora