Hanno in comune il cognome, ma non sono parenti, e la scuola frequentata: sono stati compagni di classe al liceo classico Emanuele Repetti di Carrara, negli anni ’70. A riunirli, dopo percorsi di vita diversi, sono stati i social, grazie ai quali hanno potuto condividere la passione per la linguistica, per il dialetto carrarese e per la storia della città. Gianluigi Telara e Tiziana Telara hanno deciso di intraprendere un’accurata ricerca nell’ambito delle origini e dell’evoluzione del dialetto carrarese, dalla quale è nata la pagina Facebook “Scrivere in dialetto”, che, a sua volta, ha dato origine alla nuova rubrica di Diari Toscani dal titolo La lingua del marmo curata proprio da Gianluigi Telara e Tiziana Telara.
Gianluigi Telara è un medico ed è figlio dello scultore Luigi Telara, l’autore, fra le altre, della statua della Madonna del mare che si trova sul tetto della chiesa della Sacra Famiglia di Marina di Carrara. Nato in America, dove il padre si era trasferito per lavoro, Gianluigi Telara, che era anche il nipote di Beppe Telara, storico titolare dello stabilimento balneare Nuova Italia, ha passato gli anni della gioventù a Carrara, ben radicato nel territorio. Amante del dialetto “carrarese della “Valle del flumen Aventia”, aveva già iniziato sin da giovane a raccogliere foto e intervistare i “vecchi”, raccogliendo aneddoti ed esperienze di vita. Dopo gli studi universitari alla Scuola Superiore di San’Anna di Pisa, si è dedicato alla chirurgia orale, settore nel quale si è specializzato negli Stati Uniti. Per molti anni ha vissuto lontano da Carrara e tuttora è residente a Lucca ma, grazie ai social, ha mantenuto i contatti con gli amici di Carrara e riscoperto l’amore per lo studio del dialetto locale. “Il dialetto carrarese– ha spiegato Gianluigi Telara – manca di una corrispondenza tra fonemi e grafemi, per cui, ognuno lo scrive come gli pare. Questo determinerà un’inevitabile rapida perdita del nostro patrimonio culturale linguistico. Con la mia ricerca mi sono posto l’obiettivo di rivedere la storia della valle carrarese contestualizzata nell’Italia dei vari periodi storici, cercando di “vedere” la vita nel territorio locale, con l’evoluzione linguistica che lo ha contraddistinto. Lo step successivo è quello di uno studio più prettamente linguistico del dialetto di Carrara, nella speranza di riuscire a dare un alfabeto grafico e comune tra le varie aree del territorio, usabile da tutti, anche se con le specifiche differenze. Da qui è nato questo viaggio che non so dove mi porterà, spero a qualcosa di fattivo per la nostra area. E comunque, almeno, ci avrò provato!”.
Tiziana Telara è nata alla fine degli anni ’50 a Marina di Carrara. La madre apparteneva a una famiglia di contadini, legata alla cultura dei campi, il padre, invece, discendeva da una stirpe marinara e la spinse a solcare il mare. “Nei ricordi della mia infanzia – ha spiegato Tiziana Telara – da una parte, ci sono le vendemmie, le pannocchie di granoturco “rubate” per essere arrostite sulla brace, le galline che razzolano sull’ aia, la nonna che prepara lo sciroppo per la tosse con i petali delle rose, e il nonno che nelle sere d’inverno raduna le nipotine davanti al camino e racconta loro del dispettoso “Bafardel” che di notte entra nelle stalle e si diverte a fare le trecce alle code dei cavalli. Dall’ altra parte ci sono nonno capitano e di un padre motorista e i loro racconti di violente mareggiate, di notti insonni passate alla rada, mentre infuria il libeccio, di delfini che guizzano tra le onde seguendo la scia della nave, di marinai che suonano la fisarmonica sul ponte di coperta”. La conoscenza del dialetto carrarese, per Tiziana Telara, è legata al ricordo della fatica che la madre faceva nel parlarle in italiano e al suo orgoglio per la figlia che, in un’epoca in cui, il dialetto era ritenuto un linguaggio “volgare”, sapeva parlare e scrivere in italiano. “Io parlavo in italiano – ha aggiunto Tiziana Telara –, ma nella vita quotidiana tutto intorno a me era in ‘dialetto’: la gente che incontravo per strada parlava in dialetto, i miei genitori tra loro parlavano in dialetto, i miei nonni parlavano in dialetto, persino i ragazzi più grandi di me, mentre giocavano, parlavano in dialetto. A me il dialetto era precluso perché dovevo parlare solo in italiano e, come per tutte le cose vietate, quelle parole spezzate, quel suono a volte aspro e talvolta quasi melodioso, mi affascinava e incuriosiva”. Una curiosità che si è mantenuta nel tempo e l’ha spinta a ritrovare la passione per quella “lingua” quei proverbi, quei modi di dire della gente comune che l’hanno sempre affascinata e accompagnata giorno dopo giorno nel cammino della vita. “Da lassù mi perdonerà la mia mamma se scrivo in dialetto – ha concluso Tiziana Telara – è un omaggio che faccio a lei e a tutti coloro che hanno saputo tenere vivo il dialetto carrarese”.
La rubrica “La lingua del marmo” avrà cadenza settimanale e uscirà tutti i lunedì a partire dal 2 maggio.