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Diari Toscani

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Tra sociologia e arte, dipingere le emozioni: incontro con il sociologo e pittore Paolo Signore

DiSelenia Erye

Apr 21, 2022

L’arte figurativa consente il più Rapido percorso verso l’evasione dalla propria realtà. Consente di immergersi in mondi nuovi ed inesplorati, fa emergere sensazioni ed emozioni che rendono eterni, attimi impalpabili. Facile che questo accada, quando ci si trova di fronte ad un’opera di Paolo Signore: i colori vividi, le pennellate energiche, donano dinamicità a tutte le sue opere. Molte sono state le sue mostre in varie parti del mondo da New York a Berlino, Roma, Pietrasanta e in molte altre città importanti del panorama artistico. La sua autenticità ed onestà intellettuale è rimasta immutata negli anni e si sposa completamente con le sue opere. Paolo Signore è un’artista sociologo, nato a Roma, dove vive e ha il suo studio, e da dove parte il suo punto di osservazione sui cambiamenti della società e sullo scorrere del tempo. L’interiorità esplode all’esterno in molti dei suoi lavori.  

Paolo, ci dia una definizione di sé…

Sono un artista, un padre di due figli ed un uomo appassionato di molte cose.

Può raccontarci quali sono le sue passioni più grandi?

Amo la vita che è la mia grande passione: vivo intensamente ogni esperienza. Le mie passioni le esprimo attraverso due principali attività concrete. Una è il lavoro di sociologo, che mi permettere di essere sempre in ricerca per scoprire i fenomeni che impediscono un armonico sviluppo delle società umane. La seconda è un’attività non professionale, però non meno appassionante, derivata dalla scoperta della mia identità artistica, fatta non molti anni fa. La passione per la pittura mi ha preso perché mi dà modo di ricaricarmi e di vedere cose che non si vedono in altri modi. Attraverso l’arte riesco a esplorare mondi e dimensioni ed esercito una creatività che, altrimenti, non avrei. Noi maschi abbiamo bisogno di forme di creatività autonome. Sono un’artista, nel mio piccolo, riconoscibile.

Quando ha iniziato a disegnare?

Alle elementari avevo una dote per il disegno, che in molti mi riconoscevano e per questo mi consigliavano di frequentare scuole artistiche. Facevo fumetti con disegni fitti, fitti. Oggi il mio filone figurativo si avvicina proprio alle mie origini artistiche. Posso asserire che abbia un approccio un po’ estremo: si avvicina al fumetto. Trovo che abbia un linguaggio più efficace. E, per me è come se omaggiassi il periodo della mia infanzia. Proprio in questi ultimi giorni sto portando a termine la terza tavola che fa parte di un trittico figurativo.

Ci parli di questo trittico…

Ho iniziato queste opere molti anni fa, ormai, e le sto concludendo in questo periodo. L’ultima tavola ha richiesto stato un lavoro lungo e ricco di significati sociologici. Le tre tavole illustrano la situazione della nostra società odierna. Ho voluto chiamarlo il trittico del Contemporaneismo, perché contengono tre grandi argomenti. Nella prima tavola è rappresentata la Crudeltà (titolo dell’opera): vi sono raffigurate forme di violenza verso soggetti di debolezza. Questa venne realizzata nel 2016 ed è quasi un’opera premonitrice. La seconda opera si intitola “Migrazione” è illustra un fenomeno globale di spostamento. La terza tavola, che ho disegnato anni fa, ma che sto aggiornando in quest’ultimo periodo, nasce con il titolo “Un nuovo equilibrio”, ed è caratterizzata da una donna che traina un gruppo di persone, che si salvano dal baratro, verso una nuova società. La donna è l’immagine dell’evoluzione.

Il cambiamento sociologico come potrebbe attuarsi?

In Occidente si dovrebbe promuovere l’arte in tutte le sue forme, come strategia per la produzione di nuova conoscenza. Si dovrebbe dare impulso alla ricerca, alla filosofia e a tutte quelle attività che sembrano lontane dalla produzione di denaro, ma che portano le persone a far smuovere le proprie coscienze. Promuovere arti sperimentali ed innovative, promuovere incontri tra artisti, far in modo che si confrontino.

Ci parli dei suoi sogni…

Sogno di fare un quadro partecipato per strada, dove vi sia un’ampia collaborazione, il che può regalare più punti di vista. L’arte deve emozionare, ed io amo far emozionare la gente comune. Le opere devono mettere in movimento le emozioni. Non dobbiamo avere paura ed uscire dall’immobilismo. Sono fermamente convinto che si debba guardare la vita da una prospettiva diversa. Sogno di fare una personale a Roma, che sia un incontro di arti, nel quale le persone possano essere colpite in tutti i loro sensi.