Anonimo – istituto alberghiero G. Minuto di Carrara
Quando scoppiò il Covid e ai tg arrivarono le prime notizie di questo virus, io pensai che fosse soltanto una normale influenza, perché ancora non si sapeva bene che genere di virus potesse essere e cosa procurasse. Quando, poi, iniziò a diffondersi e si cominciò a parlarne un po’ di più a scuola o magari al supermercato, dove si sentivano le persone nelle corsie esprimere i loro pensieri, iniziai a preoccuparmi un po’ di più. Non era una preoccupazione come quella di un adulto, ma una preoccupazione da ragazzo qualsiasi, che, di solito ci faceva caso e non, come se fosse una normale influenza. Quando, poi, arrivò anche in Italia, precisamente a Codogno, che fu anche la prima città ad essere stata messa in quarantena, lì iniziai a capire che non era più una normale influenza, ma qualcosa di molto più grave. Successivamente ci furono i primi contagi in giro per l’Italia, e iniziarono le quarantene in varie zone del paese e poi arrivò il primo DPCM, e da lì, la quarantena totale per tutti gli italiani. In seguito vennero create anche le zone bianche, gialle, arancioni e rosse, che in base al numero dei contagi avevano più o meno restrizioni. In quel momento iniziò anche la dad e, con tutto ciò che si sentiva nei o sui social, non avevo più idea di quello che veramente stesse succedendo fuori. In quel momento mi operai al ginocchio, perché me lo ero rotto in partita, quindi non potevo camminare e non potevo neanche portare il cane a passeggio per vedere come era fuori. A quello che dicevano in tv e che mi raccontava mia madre, quando tornava a casa dal lavoro, io non ci volevo credere, perché mi sembrava una cosa di fantascienza o da film di Hollywood. In seguito, potei ricominciare ad uscire, ma solo per portare il cane a passeggio, perché altro non si poteva fare, e allora vidi con i miei occhi che era tutto vero. Allora iniziò, per me, un momento di nervosismo perché i media continuavano a dire che eravamo in quella situazione per colpa dei giovani, che tutto era colpa dei giovani e questo non mi andava giù, perché nei filmati che facevano vedere, c’erano tutte persone adulte senza mascherina. Per colpa di questa rabbia, iniziai a rispondere male a mia mamma, ai miei amici e anche ai prof in dad. Poi fortunatamente mi passò e finalmente arrivò l’estate. Tutti dicevano che si sarebbe potuto ritornare a uscire come prima, ma non fu così. Rimasero alcune restrizioni come le maschere o il metro di distanza tra le persone. Quando tronammo a scuola, a settembre, comparve di nuovo quella forma di nervosismo, ma un po’ diversa: insieme c’era anche un po’ di depressione. Provavo una tristezza che, a volte, mi rendeva irascibile: c’erano momenti in cui mi comportavo male e momenti in cui era come se non esistessi. Finita la scuola sono stato bocciato perché durante le lezioni in dad non stavo mai attento e spesso mi addormentavo. Intanto le zone cambiavano di colore in colore e a me sembrava di essere un po’ come un animale dello zoo, che veniva trasportato di gabbia in gabbia, senza avere mai la libertà. E così siamo arrivati fino ad ora, che, a quanto dicono, finalmente, si potrà ricominciare ad andare in giro senza mascherine, anche se, anche stavolta, la cosa non è sicura. Così, adesso mi pare che quell’animale dello zoo lo abbiano portato in una riserva naturale, all’interno della quale è libero, quindi non più dentro una gabbia, ma che, comunque deve rispettare le restrizioni come nel caso delle recinzioni che delimitano la riserva. Insomma io spero che le persona capiscano quanto accaduto e spero che non accada più, anche se in questo caso, almeno saremmo in grado di affrontarlo e magari le persone non la prenderebbero più alla leggera come ho fatto io all’inizio.