La notte tra il 10 e l’11 aprile 1945 tacquero le bombe e le artiglierie su Massa e su Carrara, allora provincia unica di Apuania, ma si concitarono gli animi di chi aveva combattuto per la libertà. A Carrara, nel pomeriggio del 10, era giunta la notizia che l’esercito americano avrebbe continuato la sua marcia sui monti, verso nord, e che Massa era in mano ai patrioti. Ci furono scontri e morti, a Carrara, anche nell’ultimo giorno prima della Liberazione: il fuoco amico degli alleati, che cercavano di cacciare gli ultimi tedeschi sparando dal Monte d’Arme e da Codena, aveva falcidiato alcuni civili nel centro della città. Le notizie della fine imminente della guerra facevano ben sperare, ma la realtà continuava ad essere tragica. I partigiani carraresi avviarono trattative frenetiche con i tedeschi per evitare di portare lo scontro finale nelle vie della città e diedero la caccia agli ultimi soldati rimasti per costringerli alla resa, trovandosi di fronte anche un capitano tedesco che, per evitare la cattura, preferì farsi saltare in aria con una bomba a mano. Alla fine ne catturarono 710, che vennero poi consegnati all’esercito degli alleati. La gente vedeva i partigiani scendere dai monti e occupare la città e temeva fortemente che la loro presenza avrebbe scatenato gli attacchi dell’esercito tedesco. Durante la notte ad arrendersi ai partigiani era stato il comandante tedesco della piazza di Carrara e villa Fontana, che era stata la sede del comando, era stata svuotata e abbandonata dai soldati in fuga. La mattinata dell’11 aprile vide Carrara in mano ai partigiani, ma ancora molto preoccupata per le possibili, estreme reazioni tedesche. A mezzogiorno le voci, sempre più insistenti sulla vicinanza dell’esercito alleato, divennero realtà con l’ingresso in città di 500 soldati nippo-americani del 100° Battaglione del 442° Regimental Combat Team del gruppo statunitense formato dai Nisei. Pochi giorni prima, guidati dal sergente Genro Kashiwa, avevano aperto una breccia nella Linea Gotica sul Monte Folgorito. I Nisei divennero il reparto più decorato nella storia degli Stati Uniti d’America. Alla vista dei Nisei, la gente di Carrara cominciò ad esultare e a correre per le strade salutando i soldati alleati. Ma i tedeschi, costretti alla fuga continuarono a cercare di far quanto più male possibili agli italiani e mentre la città cominciava a festeggiare la Liberazione, i cannoni tedeschi continuarono a sparare per tutta la giornata dell’11, tanto che alla gente venne chiesto di non sostare nelle strade. Quando la giornata, in cui Carrara venne liberata stava per finire, venne divulgato un manifestino firmato dal Gruppo Patrioti Apuani il cui testo originale era:
“Fratelli della Brigata Garibaldi!
Patrioti del piano!
Cittadini carraresi!
Dopo due giorni di lotta cruenta siamo riusciti a scacciare i tedeschi dalla città di Massa e ci siamo attestati sulla sinistra del Frigido. Il sangue dei nostri patrioti ha cancellato l’onta di vent’anni di fascismo.
Il nostro compito è terminato.
Continuiamo la lotta a fianco delle truppe alleate fino alla liberazione della consorella Carrara.
Patrioti Carraresi!
È giunta l’ora anche per Voi!
Contate sulla nostra forza, che oggi, come domani, marcerà unita con Voi fino all’estirpazione completa del nazi-fascismo.
W i combattenti della Libertà!
W l’Italia del Popolo!”
Quel manifestino fu, forse, l’unica dichiarazione di fratellanza tra massesi e carrarini, costretti dal fascismo a essere, per 20 anni, una sola provincia. Una fratellanza che durò giusto il tempo della Liberazione: il giorno dopo, il 12 aprile del 1945, il primo atto che il comitato di Liberazione nazionale fece in rappresentanza del governo democratico, fu quello di sciogliere la provincia di Apuania e di indicare cariche comunali distinte per Massa e per Carrara.
Fonti: Diario Banca Commerciale Italiana Succursale di Apuania – Carrara 21 giugno 1944 -22 maggio 1945 di Augusto Ciaranfi