Dario Imbò è un’eccellenza italiana, le cui opere artistiche sono state esposte nelle più grandi città del mondo. Romano, classe 1970, architetto con anni di esperienza alle spalle, ha scelto di seguire la sua passione per la scultura e la pittura, nelle quali ha scelto la sperimentazione costante sia nelle tecniche, sia nei materiali. La sua creatività artistica si è espressa nella ceramica, nel bronzo e nei tessuti, con il denominatore comune della ricerca evocativa di emozioni e percezioni. Ritrovarsi di fronte ad una sua opera mette lo spettatore di fronte ad una moltitudine di sensazioni e spinge alla riflessione su domande che lasciano spazio a molte risposte. Le sue mostre non lasciano mai indifferenti i visitatori anche perché Dario Imbò è in costante mutamento e crescita e non vi è ripetizione in quello che crea. Dario Imbò ha un personalissimo approccio all’arte, è innovativo, sperimenta e nei suoi lavori è possibile ritrovare una giustapposizione materica che contraddistingue il suo stile. Da anni vive e lavora a Parigi ed è entrato a far parte della Maison des Artistes.
Dario ci racconti di lei: quali sogni aveva nella sua infanzia?
Nella mia infanzia avevo progetti che si sono, poi, semplicemente evoluti. Considero, invece, veri e propri “sogni” dei messaggi, con un valore temporaneo e specifico, che quasi mai sono utili a indirizzare scelte di vita.
Cosa l’ha portata a scegliere di andarsene dall’Italia?
Non sono attaccato ai concetti di città e di nazione. A questi non riesco ad associare altro che la loro funzione gestionale e amministrativa. L’identità culturale invece la riconosco chiaramente ma, comunque, non scatta al passaggio di una frontiera amministrativa. La penisola ne è la prova, ogni cinque chilometri vedi chiaramente delle differenze in tutto, anche nella lingua. Tornando sulla domanda, le mie scelte sono state dettate dall’offerta di opportunità e possibilità di realizzazione nel settore che mi interessa. Non sento di aver abbandonato la cultura italiana, perché la considero semplicemente parte di un sistema molto più ampio.
Com’è stato il suo arrivo a Parigi? Ci racconti le sue difficoltà se ne ha avute.
Sono atterrato a Parigi molte volte, fino a quando non mi sono sentito più un turista. Non mi vengono in mente difficoltà particolari, evidentemente non sono state determinanti.
Cosa ha significato per lei questo cambiamento, com’è la sua quotidianità a Parigi?
Per me il cambiamento è un’opportunità e spesso sorprendente. Non penso mai a Parigi come a un cambiamento definitivo e vaglio sempre nuove opportunità e luoghi nel mondo, dove magari “fare” meglio. La mia quotidianità a Parigi la trovo certamente meno dispersiva rispetto, ad esempio, a quella romana.
La sua famiglia l’ha sostenuta in questo progetto?
La mia famiglia è sempre stata preparata e allenata alla mia apparente imprevedibilità.
Lei è un grande artista: può parlarci delle sue opere e di quando è nata questa sua passione?
Con questa domanda si aprono vari temi. Il primo sarebbe la definizione di artista e il relativo riconoscimento. Questo magari lo rimandiamo ad altra occasione perché essendo la mia attività inquadrata ufficialmente nell’ambito delle arti plastiche, accetto di buon grado l’appellativo. La passione la ricordo già da bambino, ma il difficile è stato riconoscerla, nutrirla e attuarla in forma professionale. Parlare dei miei lavori è come descrivere un magma. Singolarmente un pezzo di questo magma, una volta raffreddato, può essere meglio contemplato e descritto.
Ci può spiegare il suo concetto di arte?
Magari fosse circoscritto e semplice. Non dico questo per evitare di prendere una posizione. L’essenza dell’arte è sicuramente la cosa che mi affascina di più. È sfuggente, forse non esiste, è paragonabile ad una entità gassosa o a una ameba. L’associo alla coscienza e quello che faccio, penso, ricada in questo complesso e mutevole ambito umano.
Ora, dove espone?
Negli ultimi tempi espongo spesso “chez moi”, a casa mia dove invito amici e amici di amici. In pieno periodo Covid ho esposto a San Pietroburgo in una interessante mostra in presenza, sul tema dello specchio. Non ho potuto neanche visitarla per il blocco dei voli, peccato.
Quali sono i suoi progetti futuri?
I miei progetti futuri riguardano come al solito il presente, il passato prossimo e il passato remoto. Ora sono alle prese con i temi della Dea Madre, preistorica e anche contemporanea.
Nelle foto le sculture tessili della mostra che si è tenuta in Toscana: MATERIA – Fonte Alla Vena, San Quirico d’Orcia dal 16 luglio al 30 ottobre 2021. Curatore: Flavia Rovetta