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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Tra alberi, salmastro ed echi dei poeti: Villa Marigola a Lerici

DiVinicia Tesconi

Apr 1, 2022

Mary Shelley passeggiava in mezzo ai lecci e fino alla terrazza con le piante di agrumi, guardando quel mare che di lì a poco le avrebbe portato via l’amore della sua vita. Gabriele D’Annunzio vi soggiornava nelle sue visite all’aeroporto di Cadimare. Sam Benelli trovò in quelle stanze, in quel giardino, l’ispirazione per la sua “Cena delle beffe”. Villa Marigola, a Lerici, è uno dei luoghi a più alta densità di ispirazione letteraria ed anche uno dei più suggestivi giardini all’italiana esistenti.

La villa si trova sulla cima del promontorio che divide la baia di Lerici da quella di San Terenzo e il parco offre una quantità di affacci panoramici sul golfo dei poeti. Un luogo baciato dalla natura che deve la sua origine proprio alla posizione altamente strategica sul mar Ligure. Il nucleo originario dell’edificio risale al medioevo e nacque, ovviamente come postazione di controllo sul mare, in appoggio al castello di Lerici e con lo scopo di fortificare il piccolo borgo di Marigola. Nel ‘500, sui resti della fortificazione venne costruito un monastero dai Padri Bernabiti. La trasformazione in villa, vera e propria avvenne nel corso del ‘700, quando la struttura venne comprata dai marchesi Ollandini che ne fecero il loro luogo di villeggiatura. La proprietà, che comprendeva 44 mila metri quadrati di terreno, era in buona coperta da un bosco di lecci, ma, per la volontà dei vari proprietari che si succedettero, ospitò, poi, anche piante esotiche e rare come il sambuco ornamentale. All’inizio, tuttavia, per gli Ollandini, Villa Marigola era solo una fattoria dedita alla produzione di olio e di vino, con un bel agrumeto a spalliera, in cui crescevano rigogliosi limoni, cedri, chinotti e arance. L’edificio stesso aveva le caratteristiche di una casa di campagna e si dovette superare alcuni passaggi di proprietà, dagli Ollandini ai marchesi fiorentini Maccarani, nel 1836 e da questi ultimi, nel 1888, a Sir Reginald Pearse, ricco banchiere inglese, a cui va il merito di averla fatta diventare la lussuosa dimora che è ancora oggi. Sir Reginald diede subito il via a un restauro in stile liberty di tutto l’edificio e, secondo il gusto inglese dell’epoca dedito al collezionismo botanico, cominciò ad arricchire il parco di piante ornamentali e vialetti in cui passeggiare immersi nella natura. Parte della terrazza degli agrumi venne trasformata in un parco romantico nel quale giocava un ruolo da protagonista l’incredibile vista che spaziava dal castello di Lerici fino a Portovenere. Tra gli illustri ospiti del banchiere inglese vanno ricordati l’imperatrice Vittoria di Sassonia-Coburgo-Gotha, che era la figlia primogenita della regina Vittoria d’Inghilterra e il pittore svizzero Arnold Böcklin a cui venne dedicata una parte del giardino, la cui realizzione si ispirò ai suoi quadri. Agli inizi del ‘900, Villa Marigola tornò in mani italiane con i marchesi Magni Griffi, che, nel 1926 la vendettero a Giovanni Battista Bibolini, armatore di Lerici che di nuovo mise mano alla struttura, progettando ampliamenti affidati all’architetto Franco Oliva. Il restyling della villa, che durò fino al 1949, seguì i dettami del razionalismo e, nel parco, opportunamente rivisto, portò all’inserimento di un giardino all’italiana all’interno di quello inglese, arricchito con piante di pino, magnolie, cipressi, e da siepi di bosso e stachys. Per buona parte della seconda metà del’900 Villa Marigola venne abitata da privati, restando praticamente al di fuori della vita sociale e culturale di Lerici.
Dal 1979, quando venne comprata dalla Cassa di risparmio di La Spezia, è stata aperta al pubblico ed usata come centro di congressi, eventi e manifestazioni e, inseguito, anche come location per eventi privati.

© Foto di Cristina Maioglio