Erika fu pronta in un attimo ed insieme, per la prima volta, uscirono dalla porta dell’appartamento e poi dal portone principale dell’edificio. Non incontrarono nessuno, tuttavia. In strada le macchine avevano formato un ingorgo per la scarsa visibilità. Erika aprì il suo ombrello per vedere le gocce e si strinse al braccio di Luca per permettergli di ripararsi. Lui la cinse alla vita ma a lei sembrò impacciato e preoccupato, come se quel gesto avesse sancito che erano diventati una coppia. Erika diede rapidamente un’occhiata in giro per accertarsi che non ci fossero volti conosciuti: una specie di abitudine ormai consolidata. Poi ricordò che da quel giorno avrebbe potuto smettere di farlo e si sentì stranamente sgomenta. Mascherò il disagio con un sorriso tirato che le parve identico a quello con cui Luca la ricambiò. Erika pensò che era la prima volta che si vedevano alla luce del giorno, dopo essersi conosciuti nel buio di una chat notturna e poi nella penombra azzurrina dell’abat-jour che Luca aveva sul comodino. La passione tra loro era scattata in un lampo e aveva illuminato come un potente riflettore i loro incontri, ma Erika si rendeva conto che, forse, aveva scambiata per un sole la luce di una lampadina. Per quanto plumbeo e arrabbiato fosse il cielo di quel giorno, Erika si accorse, all’improvviso, che era sufficientemente luminoso per delineare i contorni della sua storia con Luca, fino a quel momento sfumati dal flou della clandestinità. Forse erano i lampi, forse era la pioggia, forse era la paura di un nuovo inizio, ma il primo alito d’aria pura vissuto da Erika in quella storia le aveva strozzato in gola la promessa fatta a Luca, di separarsi dal marito. Erika guardò Luca sentendosi in colpa per i pensieri che le si erano finalmente schiariti nella testa e lui le parve imbarazzato, come se le avesse letto nella mente. Forse voleva solo crederlo, ma le pareva che anche lui ci stesse ripensando. Era stato a quel punto che si erano baciati ed Erika aveva capito che non lo avrebbero fatto mai più.
Il fotografo dei baci bagnati dalla pioggia era seduto nell’auto ferma nel parcheggio accanto ai giardini pubblici. Era così che catturava gli scatti della sua raccolta: con appostamenti in auto sotto i temporali. Una ricerca difficile e assai meno proficua rispetto a quel che aveva creduto. La gente si baciava poco in pubblico, quasi mai sotto la pioggia. Luca ed Alba erano entrati nel suo raggio visivo quando avevano attraversato la strada, abbracciati. La macchina fotografica era già pronta sul sedile, l’aveva presa e aveva regolato l’inquadratura. Perfetto: una coppia carina e innamorata e quella macchia rossa dell’impermeabile di lei, che sembrava un cuore, nel grigiore di una giornata uggiosa. L’ombrello che li copriva senza nasconderli. Baciatevi, vi prego, baciatevi.
Il motore aveva preso un centinaio di fotogrammi, scomposto quel bacio nell’eternità di ogni suo secondo e garantito al fotografo l’immagine buona da aggiungere al servizio.
Quella che adesso, dopo tre anni da quel giorno, campeggiava su due pagine del settimanale patinato che Erika, raggelata, aveva in mano.
Aveva risentito Luca dopo quel giorno, ma tutto era cambiato. Lei accampava scuse per rimandare la separazione dal marito, lui aveva smesso di fingere che questo lo infastidisse. Dopo un mese smisero di telefonarsi e dopo tre anche di scriversi. Da quel giorno in cui erano usciti insieme sotto l’ombrello per vedere la pioggia, non si erano più visti. Erika si era concentrata nel suo matrimonio e aveva saputo che Luca aveva avuto nuove storie. Non era pentita della sua scelta, ma, a volte, le capitava di domandarsi se Luca avesse mai avuto rimpianti.
Il fotografo dei baci sotto la pioggia aveva deciso di pubblicare gli scatti migliori per restituirli ai loro proprietari. Le foto non mostravano mai chiaramente i volti dei soggetti, ma solo i contesti in cui le due persone si baciavano. Chi si riconosceva poteva farsi avanti. Erika sapeva che Luca era solito comprare quella rivista e che Andrea vi dava sempre un’occhiata, ricevendola in studio come abbonato. Era praticamente certo che entrambi avrebbero visto quella foto. Un brivido riscosse Erika dai suoi pensieri. Chiuse la rivista e la appoggiò sul tavolo dello studio di suo marito, poi uscì in strada, sentendosi leggera come chi non è più responsabile del proprio destino. Luca avrebbe ricordato la loro passione e sarebbe tornato da lei? Andrea si sarebbe infuriato e l’avrebbe lasciata per il suo tradimento? Ma, soprattutto, quale delle due possibilità, lei, desiderava di più?
Il disegno è di Elia Monsignori della classe 5^A del liceo artistico Artemia Gentileschi di Carrara. Monsignori è nato a Poggibonsi (SI) nel 2001. Preferisce esprimersi con tecniche grafiche che ne esaltano il tratto. Tra le sue passioni c’è anche la musica, in modo particolare rock, blues e metal. Dalla quinta elementare studia chitarra. Pratica abitualmente sport da diversi anni.