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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

“Sono un morto che cammina, non riesco più a uscire di casa…”

DiDiari Toscani

Mar 23, 2022

Alessia Tonarelli classe IV D liceo artistico Artemisia Gentileschi di Carrara

In fin dei conti, devo ringraziare il Covid perché mi ha fatto capire parecchie cose, anche se mi ha fatto stare male. Durante il primo lockdown ero in terza superiore, ero contenta e fiera di me stessa, riuscivo a fare tutto quello che mi programmavo. La mattina studiavo, facevo lezione. Quando avevo un’ora di buco mi mettevo a prendere il sole, dopo mangiato mi allenavo e poi arrivava la sera, la parte più bella perché guardavo un film con mio babbo, anche se, di solito, era sempre a lavorare e poi dopo il film mi mettevo a disegnare, ascoltando musica fino alle quattro del mattino, e poi, la giornata si ripeteva. In quel periodo non sentivo la stanchezza, non sentivo ansie o paranoie. Ero solo contenta e vivevo la mia vita al massimo. Quando è arrivata l’estate, avevo paura che non sarei riuscita a divertirmi per colpa del Covid, invece è stato tutto il contrario: è stata l’estate migliore che abbia mai passato fino ad ora. Ero riuscita ad abbattere le mie insicurezze, non mi importava del giudizio degli altri.

Poi è arrivato il secondo lockdown e qui sono iniziati i problemi, è cominciata la discesa. È ripartita la didattica a distanza, ma era differente rispetto all’anno prima: quando dovevano interrogarmi ero più in ansia rispetto a quando ero a scuola, non riuscivo a seguire le lezioni, ho perso interesse e concentrazione. Sono state proprio la concentrazione e l’interesse ad abbattermi. Non riuscivo a concentrarmi per studiare, neppure a parlare con qualcuno, mi perdevo nei miei pensieri. Non avevo più interesse in nulla, né nelle amicizie, né nella famiglia, né all’arte, né in me stessa…

Quando siamo tornati in presenza ero alla fine della quarta superiore, è stato duro riprendere il ritmo quotidiano, per questo non ce l’ho fatta. Non sono riuscita a tornare quella che ero prima. Non riuscivo a sopportare più le persone che mi stavano intorno, proprio nessuno, non riuscivo a studiare perché mi distraevo con qualsiasi cosa, mi perdevo nelle mie paranoie mentali.

In tutto questo è arrivata l’estate e io mi sono allontanata da alcune mie amiche e ne ho trovate altre. Ho trovato un lavoro, ero contenta perché diventavo indipendente e non dovevo stressare mio babbo, ma dopo il primo giorno ho mollato. Non riuscivo ad essere contenta: avevo paura che andando a lavorare non mi sarei goduta l’estate al massimo. Durante l’estate ho avuto parecchi alti e bassi, perché dopo essere stata chiusa in camera mia per i lockdown, non mi fidavo più di nessuno, nemmeno di me stessa, quindi dubitavo di chiunque avessi intorno, della mia famiglia e dei miei amici. Le persone di cui mi fidavo di più di altre sono state quelle che mi hanno colpito alle spalle: appena non c’ero iniziavano a deridermi. All’interno del mio gruppo di amici, piano piano, venivano fuori parecchi pregiudizi per i quali di fatto eravamo ognuno contro l’altro, e poi, quando eravamo tutti insieme, facevano tutti finta di nulla. Il gruppo ha iniziato a dividersi in gruppetti, anche se siamo andati tutti insieme a sciare per capodanno. La notte di capodanno ho avuto un crollo emotivo pazzesco, non riuscivo più a tenermi tutto quello che avevo dentro da tredici anni a questa parte, e qui la discesa iniziava a peggiorare fino a quando non sono tornata a casa dalla vacanza e ho scoperto di essere positiva al covid.

Sono stata un mese in quarantena e non volevo uscirne. Speravo sempre che il tampone continuasse ad essere positivo. Chi l’avrebbe mai detta una cosa del genere, quella che prima diceva che odiava la DAD e il Covid ora invece li voleva! Non posso dire che da quel mese, io mi sia ripresa del tutto, ma la linea retta della mia discesa è risalita un pochino. Non riuscivo a studiare perfettamente e non riuscivo ad allenarmi ma stavo bene. Ero da sola in camera mia, avevo messo in silenzio tutte le chat e le telefonate, perché volevo stare da sola. Non so spiegare che sensazione era, ma era bella.

Poi si è avvicinato il momento di uscire dalla quarantena, non volevo tornare alla realtà. Stavo bene nel mio mondo immaginario in camera mia e dentro alla mia testa. La quarantena, lo stare a casa e il non allenarmi mi hanno fatto ingrassare parecchio e questa cosa, sapendo che dovevo uscire dal mio bunker (camera mia), mi abbassava l’autostima. Avevo di nuovo paura del giudizio degli altri. Erano tornate tutte le paranoie. I miei amici mi dicevano: “Esci, dai, oggi andiamo a fare un giro!”, e io, ancora adesso, mi invento delle scuse perché non sto bene quando sono con loro. Gli voglio bene, ma odio stare in mezzo a persone che si sparlano uno con l’altro e non si dicono le cose in faccia. Ho iniziato un corso alla Misericordia e quello mi tira su di morale. Perché, per una volta, nella mia vita, sto facendo qualcosa che ho scelto solo con la mia testa, che mi piace e che mi rende felice. Anche se quello mi rende felice, dall’altra parte sono un morto che cammina, non riesco ad uscire di casa, se non con la mia famiglia o in un posto dove non conosco nessuno, perché le paure e i giudizi degli altri hanno il sopravvento dentro di me. Quindi devo dire grazie a questo mio nemico, al Covid, perché anche se mi fa soffrire, piano piano mi sta facendo aprire gli occhi sul mondo esterno e sul fatto che d’ora in poi devo prima pensare a me stessa e poi agli altri.