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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Quando ho deciso di salvare il castello di Moneta

DiLuigi Giovanelli

Mag 11, 2021

La terza domenica di maggio si festeggia Sant’Isidoro, patrono di Moneta, borgo medievale abbarbicato sulla cima della collina che sovrasta la frazione carrarese di Fossola, nata proprio dal progressivo abbandono di Moneta da parte dei suoi abitanti avvenuto tra il 1750 e il 1850.

In ricordo delle proprie origini monetensi, i fossolesi, ancora negli anni ‘70, celebravano la festa del santo patrono salendo con una processione fino al castello e celebrando lì una messa. Fu in occasione della celebrazione di Sant’Isidoro che, nel 1973, salii a Moneta e vidi, per la prima volta ciò che restava del castello. La festa di Sant’Isidoro era un evento importante per la parrocchia di Fossola, e alla processione prendevano parte le famiglie che erano più storicamente legate al borgo di Moneta i cui cognomi, tipici e ricorrenti tra gli originari del luogo, come Pisani, Corsi, Gentili, Lori e Menchinelli, affondavano le loro radici molto indietro nei secoli. Era l’anno della mia prima comunione e, tra i doveri del catechismo c’era anche la partecipazione alla messa di Sant’Isidoro che terminava con una merenda collettiva offerta a tutti nel piccolo piazzale antistante la chiesa di Moneta dedicata a San Giovanni, l’altro santo protettore del borgo. A Sant’Isidoro, il protettore più antico, era dedicato l’oratorio che si trovava all’interno del borgo di Moneta le cui tracce non sono ancora state ritrovate con assoluta certezza. Fuori dalle mura si trovava invece la chiesa dedicata a San Giovanni Battista, realizzata in epoca più recente che darà poi il nome anche alla chiesa di Fossola costruita dopo l’abbandono di Moneta.

A metà degli anni ‘70 la strada per arrivare a Moneta era una mulattiera che partiva dalle case della zona del Ciocco che, all’epoca, che, solo in seguito venne allargata e asfaltata permettendo l’accesso anche alle auto. Il castello di Moneta fu per me una scoperta incredibile che mi diede emozioni che non avevo mai provato. Mentre camminavo sotto le sue mura o lungo le sue stradine cominciai a immaginare come poteva essere stato vivere in un borgo fortificato. Pensavo alle guerre, ma anche al vivere quotidiano, agli orti coltivati e agli animali domestici che vivevano  nelle stalle sotto le abitazioni. Mi immedesimavo nei bambini che, in quel tempo, avevano giocato tra le viuzze o raccolto fiori per farne delle collane ,come eravamo ancora soliti fare noi bambini di Fossola. L’impressione lasciata in me dalla visita al castello di Moneta fu talmente duratura che mi spinse, da adulto a continuare a seguire le vicende burocratiche relative alla struttura.

La prima notizia rilevante arrivò a metà degli anni ‘90 quando il castello venne donato al comune di Carrara dagli eredi della famiglia Dervileè , che ne era la proprietaria.   La donazione si riferiva solo alla parte della rocca cioè il castello. E non il borgo che restava di proprietà privata. Il passaggio di una parte della struttura sotto la tutela del comune, che all’epoca era guidato dalla sindaca Emilia Fazzi Contigli, mi fece nascere spontanea l’idea di provare a proporre un progetto di restauro, cosa che puntualmente feci non appena, nel 1998, venni eletto consigliere nella circoscrizione  di Carrara e Adiacenze. Nel frattempo  era stato eletto sindaco Lucio Segnanini che accolse con entusiasmo la mia proposta relativa al castello di Moneta e si prodigò per portarla avanti stanziando i primi finanziamenti necessari  con i quali vennero realizzati tre dei nove lotti complessivi previsti dal progetto.

I primi interventi  prevedevano il miglioramento della viabilità sulla vecchia Strada Tagliafuoco della Forestale e il restauro conservativo delle mura d’ingresso al Castello con il recupero del fossato e ponte levatoio, opere realizzate con cura e attenzione e che ancora oggi si dimostrano valide. La fine del mandato di Segnanini, però, segnò anche la fine dell’attenzione per il progetto di restauro di Moneta che venne totalmente dimenticata dalle varie amministrazioni che si susseguirono. dimenticando per sempre al proprio destino. Anch’io finii col perdere le speranze fino a una passeggiata sulle colline tra Ortonovo, Castelpoggio e Moneta avvenuta lo scorso anno, che ha rinnovato in me le emozioni vissute da bambino.

Di nuovo il progetto del restauro di Moneta ha ricominciato a martellarmi  nella testa e, stavolta,  per provare a realizzarlo ho deciso di sfruttare la potenza comunicativa dei social. Così è nata la pagina Facebook “Salviamo il castello di Moneta”  con il primo obiettivo di suscitare interesse intorno ad un luogo che, in fondo, è ancora caro a molte persone che, come me, amano il luogo, la sua storia e l’ambiente circostante pensai. Da agosto 2020 ad oggi vi hanno aderito più di 1700 persone e grazie alla pagina le visite e le presenze al Castello sono notevolmente aumentate. Questo ha spinto il gruppo social di “Salviamo il castello di Moneta” a presentarsi in prima persona con idee e progetti di salvaguardia del Sito di Moneta agli organi e alle associazioni presenti sul territorio, come le Pro Loco. Non abbiamo più molto tempo a disposizione ed il degrado e le condizioni del castello di Moneta sono sotto gli occhi di tutti. Adesso è il momento di  intervenire sollecitando il comune di Carrara, per quanto riguarda la proprietà del bene e ricordando che abbiamo già perso molto per cui si deve evitare di perdere Moneta. Il Castello di Moneta è un luogo magico, panoramico e armonioso, meta felice di tante camminate e crocevia di tantissimi i percorsi che si snodano in ogni direzione: Fossola, Moneta, Fontia, Ortonovo, Volpiglione, Castelpoggio, Sorgnano e altri. Il nostro ambizioso obiettivo è quello di arrestare il suo declino e di valorizzare tutte le molteplici ricchezze e possibilità che il sito di Moneta offre.