C’erano i carri trainati dai buoi: del resto, nulla era più familiare di questo a Carrara. C’erano grandi ed elaborate sculture di cartapesta che non sfiguravano in confronto a quelle del già noto e affermato Carnevale di Viareggio. C’era la musica, i figuranti in costume e una marea di gente. C’era la voglia immensa, e a tratti disperata, di scordare l’orrore della guerra avvenuto solo pochissimi anni prima. C’era una tradizione importante, quella del Carnevale di Marina di Carrara, che da tanto tempo non esiste più. Ma che non va dimenticata.
Le prime sfilate di carri di Carnevale, a Marina di Carrara, risalgono al 1948: la guerra era finita da tre anni, ma le macerie reali e morali erano ancora ben presenti. Il Carnevale, con la sua antica caratteristica di rovesciamento dell’ordine e delle regole, e soprattutto di tutte le difficoltà e le sofferenze del vivere quotidiano in nome di una tregua di gioia e di divertimento, divenne l’occasione perfetta per ricordare a tutti i sopravvissuti alla terribile esperienza della seconda guerra mondiale, che si poteva ancora sorridere. A Marina di Carrara non inventarono nulla: i carri allegorici di Viareggio esistevano già sin dalla fine dell’800. Inoltre la facilità con cui, in loco, si potevano trovare carri da addobbare con le sculture di cartapesta, sicuramente giocò a favore della nascita del Carnevale di Marina di Carrara. Il concetto, quindi, era lo stesso del Carnevale di Viareggio: carri allegorici con sculture giganti di legno e cartapesta, figuranti mascherati e danzanti sugli stessi carri accompagnati da musicisti che suonavano dal vivo. Ai marinelli va riconosciuta l’originalità degli spunti usati nella realizzazione dei carri che attingevano alle figure popolari tipiche proprio del quartiere affacciato sul mare. Non c’erano messaggi tra le righe, né riferimenti a fenomeni nazionali: sui carri di Marina c’erano le ragazze in costume che ogni estate popolavano la spiaggia, i “mosconi” cioè i ragazzi che ronzavano loro intorno, il bagnino, il vigile, i popolani, i suonatori e i frequentatori delle “sale da ballo”, tipiche del tempo. Un semplice spaccato di quella normalità che era mancata, penosamente, per tutto il tempo della guerra. La sfilata avveniva lungo la parte finale del viale XX Settembre: un rettilineo ampio e sufficientemente lungo, nel quale non era necessario fare manovre complicate, dal momento che i carri erano trainati dai buoi. Un tratto, peraltro, anche abbastanza largo per accogliere la quantità impressionante di persone che accorrevano all’evento. I carri sfilavano, letteralmente, tra due ali di folla, in barba a qualunque regola di sicurezza. La tradizione del Carnevale di Marina si consolidò rapidamente, diventando un appuntamento imperdibile ad ogni Carnevale per tutti gli anni ’50. I carri divennero più elaborati e capaci di accogliere i bambini, gli unici a indossare un vestito da Carnevale, che venivano caricati al volo dai genitori venuti a vedere la sfilata. E il cielo di Marina, sopra i tetti delle case ancora sfregiate dalle bombe, si riempiva dei sorrisi grotteschi dei faccioni delle sculture di cartapesta e delle risate della gente che, per un giorno, finalmente poteva dimenticare. Di pari passo all’ascesa del Carnevale di Viareggio, che proprio negli stessi anni diventò il più famoso Carnevale nazionale, si verificò il declino di quello marinello. Un po’ la mania “esterofila” tipica dei carrarini, che vedono sempre migliore quello che hanno gli altri e ignorano ciò che hanno a casa loro, un po’ l’oggettiva risonanza raggiunta da Viareggio, dirottarono gli spettatori sulla passeggiata viareggina decretando la fine del Carnevale di Marina. Per alcuni anni, agli inizi del 2000, venne fatto un tentativo di recupero della tradizione con la sfilata di alcuni carri, di entità molto più modesta, lungo via Felice Cavallotti: l’evento, in effetti, divenne per un po’ un appuntamento annuale assai frequentato, ma, soprattutto da ragazzini impegnati in esagerate battaglie di schiuma che finivano, a volte, in vere e proprie risse, facendo allontanare gran parte dei partecipanti.
© Foto Archivio Michelino