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Diari Toscani

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L’opera di Stefanie Oberneder nella mostra “Segrete. Tracce di memoria” a Genova

DiVinicia Tesconi

Gen 27, 2022

Un’opera intrisa di significati, di ricerca artistica e filosofica, di un dolore autentico, ancora vivo e partecipato e del bisogno di restituire la memoria come unico estremo atto di riscatto. C’è tutto questo e anche molto di più dell’opera dal titolo “Nr. 25404” dell’artista Stefanie Oberneder esposta nella mostra Segrete. Tracce di memoria inaugurata giovedì 20 gennaio nelle carceri sotto alla Torre Grimaldina di Palazzo Ducale a Genova, realizzata nell’ambito delle manifestazioni per il Giorno della Memoria. Stefanie Oberneder, apprezzata scultrice e pittrice tedesca, da anni residente a Carrara, ha attinto alla profondità della sua parabola artistica e umana per consegnare un’opera capace di toccare le coscienze e di misurare il valore sempre attuale della memoria dell’olocausto. L’opera di Oberneder è un omaggio alla figura di Giselle Pearl, dottoressa ginecologa, ebrea ungherese, che nel 1944 venne deportata ad Auschwitz ed entrò in contatto con Joseph Mengele, il mostruoso dottor Morte, che fece i più terrificanti esperimenti medici e impose le più atroci torture agli ebrei presenti nel campo di concentramento. Pearl venne contattata da Mengele affinché individuasse le donne ebree incinte che arrivavano ad Auschwitz per inserirle nel programma da lui predisposto, che prevedeva il trasferimento in un altro capannone e un trattamento più umano. Pearl, vedendo le donne caricate sui camion della Croce Rossa, credette che la promessa del Dottor Morte fosse vera e per un breve periodo collaborò. Poi scoprì che, invece, le donne incinte, venivano usate per esperimenti scientifici disumani, sottoposte a stupri e torture e sistematicamente gettate nei forni crematori ancora vive, e allora giurò a se stessa che non ci sarebbe più stata una donna incinta ad Auschwitz. Da quel momento fino al giorno della liberazione praticò con mezzi di fortuna o con le sue sole “sporche mani” circa tremila aborti, nella speranza di riuscire almeno a salvare la vita a quelle donne e a lasciare loro la possibilità, una volta liberati dalla prigionia, di poter ancora avere figli. Un’esperienza atroce per Gisella Pearl, che dovette anche sopprimere un neonato per evitare che la scoperta della sua nascita nelle baracche dei prigionieri, scatenasse un massacro da parte dei nazisti. Un’esperienza opposta alla sua vocazione di medico, che era quella di aiutare i bambini a venire al mondo e che le costò, anni dopo la fine della guerra, un tentativo di suicidio.

Nell’opera di Stefanie Oberneder, il cui titolo è il numero che i nazisti attribuirono a Gisella Pearl, compaiono un uovo di marmo, soggetto caro alla scultrice studiato e sperimentato in molte opere di grande pregio, e 3 mila biglietti di carta su cui è stampato il numero della Pearl e un QR code che ne racconta la storia, tutti timbrati a mano. Un’opera mastodontica ed estenuante la cui realizzazione è parte integrante del messaggio che l’artista ha voluto dare: “Erano 3 mila aborti, 3 mila bambini non nati, 3 mila donne passate sotto le sue mani che hanno dovuto sopportare una sofferenza indicibile. Ho voluto dedicare a ognuno di loro qualcosa che faceva un po’ male anche a me. Quindi li ho timbrati tutti a mano muovendo il mio braccio nello stesso gesto circa 50 mila volte. Avrei potuto realizzare i biglietti al computer ma il mio senso estetico e artistico voleva qualcosa di particolare e di difficile. Ho scelto i biglietti perché sono un oggetto ormai vecchio, che ricorda qualcosa di morto”. Oberneder ha spiegato anche la genesi dell’opera: “Sono stata contattata da Virginia Monteverde, curatrice della mostra ‘Segrete. Tracce di memoria’, per partecipare con una mia opera, ma ero in un momento pieno di impegni di lavoro e non avevo il tempo materiale per crearne una ex novo. Inoltre il tema della Shoah non è uno di quelli che rientra nei miei interessi artistici perché per me, che sono tedesca, è sempre difficile parlare di questo tema. In Germania è molto forte il senso di colpa per l’olocausto e i ragazzi sono educati a scuola con un grande senso critico su quanto accaduto. È una cosa che ho visto non succedere in Italia, un diverso modo di fare i conti con la storia. Sotto il regime tutti i tedeschi dovevano far parte delle istituzioni naziste, come la Gioventù hitleriana. Allo stesso modo degli italiani che dovevano far parte delle strutture fasciste, ma per i tedeschi è rimasto sempre un sentimento di condanna generale, anche per le generazioni successive che non avevano nulla a che vedere con la seconda guerra mondiale e che hanno continuato a portare il peso di quel senso di colpa. Mi è capitato tante volte di essere offesa perché tedesca ed è una cosa che mi dà sempre dolore”.

L’idea dell’omaggio a Gisella Pearl è nata da un confronto con Maria Mattei, docente di lingua inglese, storica ed esperta di letteratura americana, particolarmente attenta alle tematiche legate all’Olocausto. “Mi sono confrontata con Maria Mattei per trovare un’ispirazione e lei mi ha suggerito di approfondire la figura della Pearl. Così è nata l’opera per ‘Segrete’. Ho scelto la scultura di un Uovo che avevo già fatto perché per me l’uovo è un simbolo della vita. Questo in particolare che è di dimensione piccola, rappresenta proprio il neonato, la purezza, l’innocenza. Nell’opera simboleggia il dono della vita non rispettato a causa di circostanze straordinarie e sconvolgenti. E i biglietti testimoniano il dolore di Gisella e della sua terribile scelta”.

La donna è invece uno degli orizzonti all’interno del quale si muove l’arte di Stefanie Oberneder: “Nelle mie opere parlo della matrice femminile che è contemporaneamente bellissima e traumatica. La mia ricerca continua a muoversi dentro alla tensione tra due aspetti in contrasto: la bellezza e il dolore, che sono strettamente connessi con l’essere donna. L’uovo di marmo è un simbolo di perfezione estetica ma è anche simbolo della sofferenza atroce di un aborto”.

Stefanie Oberneder è stata tra i fondatori del progetto Studi Aperti ed ha ideato e preso parte a moltissime iniziative culturali svolte a Carrara. Insieme a tre colleghe artiste, Giovanna Ambrogi, Daniela Borri e Selene Frosini ha una galleria, Spazio Estensioni, nel centro cittadino nella quale porta avanti l’esperienza avviata con Studi Aperti.

La mostra Segrete. Tracce di memoria resterà aperta al pubblico fino a domenica 6 febbraio.