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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Boschi, cascate e polvere da sparo: le miniere di Calcaferro a Stazzema

DiVinicia Tesconi

Apr 24, 2021

Le montagne sono le Apuane, ma nelle viscere non hanno il marmo, sebbene con il marmo abbiano avuto molto a che fare. Nella vallata del Procinto, sul versante lucchese delle Apuane, si trova il borgo di Mulina, nel comune di Stazzema, noto sin dal ‘400 per la produzione e il commercio di pirite e di ferro. La pirite, soprattutto, favorì la nascita del primo miccificio alla fine del ‘700, che forniva polvere da sparo sia per la produzione di armi, sia per il sistema di mine con cui si estraeva il marmo dalla cave di Carrara, sull’altro versante delle stesse montagne. La zona delle miniere di Calcaferro fu per oltre 150 anni un brulicare di attività e di lavoro legato alla fornitura di armi per le due guerre mondiali e legato alla produzione di microcariche per escavare il marmo. Poi le armi tacquero o semplicemente si trasformarono allontanandosi dalla polvere da sparo, il marmo cominciò a essere tagliato col filo elicoidale e le miniere, i polverifici e i miccifici delle Muline furono abbandonati e invasi dalla natura quasi come per un incantesimo da fiaba.

Un mondo sospeso tra l’operosità dell’uomo e la potenza di una flora suggestiva e inarrestabile che ha tramutato il sito che fabbricava strumenti di morte in un viaggio nelle atmosfere fantasy. Un percorso intriso di cuore e di sangue che si dipana tra luoghi dalla storia millenaria.

Partendo da Mulina, infatti, non si può non visitare la pieve di San Rocco risalente all’anno mille. La piccola chiesa, che è dedicata anche alla Madonna delle Misericordie, ha pianta a croce latina e il soffitto a capriate e fu il teatro del massacro della famiglia di Don Fiore Menguzzo e del suo stesso martirio da parte dei tedeschi che si stavano avvicinando alla vicina Sant’Anna di Stazzema per mettere in atto una delle peggiori stragi della seconda guerra mondiale. Don Fiore che fino a quel momento si era prodigato in cure verso tutti i feriti e gli sfollati e che per ordine di un altro commando di tedeschi non avrebbe dovuto essere toccato per la sua attività umanitaria. L’eco del dolore della storia di Don Fiore continua a risuonare sotto il campanile di quella che fu la sua chiesa e che è anche il riferimento da prendere per addentrarsi nel percorso delle miniere di Calcaferro. La partenza vera e propria è alla fine di un tunnel di rocce naturali che immerge il visitatore nel buio più completo fino a farlo sbucare nella luce abbagliante  e fantastico delle Mulinette. Il ruscello impetuoso che scorre sotto a un ponte di mattoni nebulizza l’acqua in tutto il paesaggio nel quale trionfa la vegetazione quasi come in uno scenario tropicale. Tra le fronde invadenti e rigogliose si intravedono le vestigia delle fabbriche di polvere da sparo, della teleferica che serviva per portare a valle le rocce ferrose, del ponte di ferro su cui passavano i carichi di pietre,  ormai fantasmi  silenziosi intrappolati nel verde.  E infine nel ritorno al paese di Mulina, una cascata di acqua gelida di  incredibile suggestione.

© Foto e percorso di Cristina Maioglio