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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Il Natale che fermò la guerra

DiVinicia Tesconi

Dic 25, 2021

Il primo mise una candela accesa sopra i sacchi che proteggevano la trincea. Un altro lo imitò. Poi furono cinque, 10, 100. Le candele furono messe anche sugli abeti che stavano dietro, lunga la linea del fronte occidentale, nelle Fiandre, coperto dalla neve. Dopo un po’ qualcuno cominciò a cantare un canto di Natale in tedesco. Dentro all’altra fossa, una trentina di metri più avanti, al di là della terra di nessuno per cui stavano combattendo, c’erano gli inglesi. Molti di loro conoscevano quel canto e si unirono al coro nella loro lingua. Nessuno fece patti. Nessuno scrisse accordi. Nessun documento ufficiale sancì quella tregua per la quale si era mobilitato il papa, Benedetto XV e le suffragette, senza ottenere alcun risultato. Ci riuscirono una carola natalizia cantata in tedesco e in inglese e alcune candele accese in mezzo a una radura coperta di neve. Era la notte di Natale del 1914 sul fronte occidentale. I soldati che avevano l’ordine di uccidersi a vicenda, si guardarono negli occhi, si riconobbero identici dentro divise diverse, sfiniti e uguali nella stessa sofferenza e riuscirono a fermare la guerra. I cannoni tacquero, le mitragliatrici restarono sole e silenziose. I primi, timidi, uscirono dalle trincee e arrivarono là nel mezzo dello spiazzo ghiacciato per portare qualche sigaretta, un po’ di tabacco, una bottiglia di grappa da donare a quelli che stavano dentro all’altra fossa e che fino a quella mattina gli avevano sparato addosso.

E allora uscirono tutti nella notte di Natale più incredibile della storia, tirando il fiato, finalmente, facendo un gesto che per una volta non costava loro la vita. La gioia di essere vivi diventò abbracci, risate, pacche sulle spalle e “scambiamoci i bottoni della divisa” e “bevi fratello che è Natale e nessuno di noi sa se ne vedrà un altro” e “in questo freddo dannato scaldiamoci tirando due calci ad un pallone”.

Fu la più bella partita Germania-Francia della storia del calcio. Senza risultato, senza trofeo, senza competizione.

Alla fine i soldati che fecero la tregua nel primo Natale della Grande Guerra furono 100mila. Erano per lo più ragazzi semplici, senza istruzione, che prima di essere richiamati al fronte facevano i contadini o gli operai, eppure tutti scrissero a casa che quello che avevano vissuto era stato un miracolo. Una scena da film, una cosa a cui, anche vedendola, non si poteva credere. Durò solo un giorno. Il 26 dicembre i cannoni ripresero a sparare. Gli Stati maggiori di entrambi gli eserciti fecero il possibile per tenere segreta la notizia della tregua di Natale, che era un’idea contraria alla logica sempre più crudele di quel conflitto. Ci furono altri tre natali sul fronte, ma il miracolo non si ripeté più. E la storia di allora come quella di oggi continua a voler insabbiarne il ricordo per dimenticare che basterebbe smettere di combattere anche per un solo giorno per cominciare a salvare il mondo.