La prima volta fu uno shock. A Massa e a Carrara, nel 1901, di auto non ne avevano quasi mai viste e quando il sindaco di Massa emise un’ordinanza per avvertire la popolazione di “custodire i ragazzi e tenere al guinzaglio i cani” in occasione del passaggio del primo Giro d’Italia in automobile, organizzato da Il Corriere della sera, e la gente rimase tra il curioso e lo spaventato.
La tappa del 29 aprile 1901 era quella che da La Spezia arrivava a Viareggio per proseguire verso Pisa, Pontedera, Empoli e Firenze. L’automobile era ancora una recente novità tecnologica alla portata di pochissimi in Italia: in quell’anno risultavano circolanti sulle “autovie” italiane solo 326 autovetture.
L’anno precedente erano state in totale 111. Nella provincia apuana erano così rare che al passaggio di una delle prime auto, qualcuno gridò, sconvolto, di aver visto “una carrozza che andava senza cavalli”.
Le strade di Massa e di Carrara erano quasi tutte sterrate e praticate da carri, cavalli e carrozze e il passaggio della carovana di automobili fu avvolto da nuvole di polvere. L’impressione, per la gente, fu più o meno, la stessa della comparsa di un’astronave aliena. I primi “bolidi”, comunque, erano davvero molto simili a carrozze senza cavalli. I cassoni erano gli stessi e persino i fanali erano ancora le lampade usate dalle carrozze, ma il futuro super tecnologico era appena iniziato: nel 1905 le auto sulle strade italiane erano già quasi 9 mila. Nella provincia apuana cominciarono ad apparire le prime auto guidate dai personaggi più noti e facoltosi mentre le strade, con un lavoro imponente, iniziarono ad essere adeguate al nuovo mezzo di trasporto che nel giro di pochi anni aveva fatto sparire carrozze e carri.
Nel 1925 a Massa Carrara circolavano 514 tra autovetture, autocarri e motoveicoli. Un numero in linea con l’esplosione della passione per l’automobile che si stava registrando in tutto il paese. Un numero tale da far nascere, anche in una provincia piccola come quella apuana ben due Automobile Club.
Il primo fu quello di Carrara, che venne costituito il 12 dicembre del 1925, 15° assoluto nella storia dell’Aci, seguito, pochi mesi dopo, il 7 aprile del 1926, dall’Automobile Club di Massa. La prima auto a Carrara era stata una rarissima Salmson a due posti, dalla forma di un pesce, guidata da Bernardo Fabbricotti, erede della più importante famiglia di imprenditori del marmo dell’800 e dei primi del ‘900. Non è un caso che l’automobile sia diventata subito uno status symbol per la ricchissima aristocrazia del marmo e che in poco tempo si sia formato, tra essi, un gruppo di grandissimi appassionati di automobilismo che vollero, fortemente, fondare un Automobile Club nella loro città. Bernardo Fabbricotti fu, appunto, uno di questi.
Nel nuovo Automobile Club di Carrara venne eletto vice presidente, mentre la presidenza andò a Giorgio Berring Nicoli che dopo soli due mesi lasciò il posto a Carlo Gustavo Bini. A capo dell’Automobile Club di Massa, invece, venne eletto il dottor Mario Falorni che nel 1927 divenne il presidente unico dell’Automobile Club provinciale nel quale erano riuniti i due club originari, nati come sezioni del l’Aci di Firenze.
Una trentina gli associati iniziali che, pure, erano molti per la quantità di traffico esistente sulle vie della provincia, ma soprattutto un numero in costante crescita.
Nel 1928 arrivarono a 94 e con la crisi economica del ’29 calarono solo a 86. Tra i soci, ancora i grandi nomi dell’alta società del tempo: rientrò Berring Nicoli, si aggiunse Ruggero Giorgini Schiff e Eolo Scopsi e soprattutto, la nuova sede dell’Aci Massa Carrara, posta in via Vittorio Emanuele a Massa, venne installato il telefono, cosa rarissima.
La passione per l’automobilismo degli apuani non decrebbe, ma la presenza di auto, agli inizi degli anni ’30, divenne tra le più basse d’Italia. L’Aci Massa Carrara, tuttavia, si mantiene al passo con gli altri club italiani organizzando gare automobilistiche e corsi di guida. Il dato sul numero di auto nel 1938, tornò a risalire superando le mille unità.
Lo stop, inevitabile venne dalla guerra che congelò anche l’amore per le auto degli apuani, e che, tra le infinite difficoltà e le gravissime privazioni imposte, fece quasi sparire le auto dalle strade apuane, ma con la fine della guerra, la passione ricominciò e insieme ad essa il cammino dell’Aci Massa Carrara, uno dei più antichi d’Italia.
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