Di Portesone, borgo medievale nei pressi di Tellaro, nel comune di Lerici, restano i ruderi di alcune case di sasso. Ci sono anche i resti della chiesa del paese e delle mura perimetrali: il tutto circondato e invaso dalla prepotente e tenace vegetazione ligure fatta di ulivi, piante di fico e meravigliosi iris bianchi. Le tracce del suo passato sono ancora presenti e gli spazi, riempiti dalla natura, non smettono di echeggiare suoni antichi.
Portesone era, nel 1500 un borgo strategico situato a 140 metri sul mare. Le attività ufficiali erano quelle legate alla pastorizia e all’agricoltura, con i pregiatissimi fichi, i finocchi marini e le olive, ma il borgo era anche, data la sua posizione, una sorta di presidio di vedetta per conto dei vescovi di Luni e della repubblica di Genova e, per questo, fu più volte attaccato dai pirati che venivano dal mare.
Il borgo si trovava lungo una antica creuza, la tipica mulattiera che solcava le colline liguri, stretta e, spesso molto in pendenza, che da Tellaro arrivava a Luni: una specie di scorciatoia che evitava di salire sul promontorio del Caprione e che offriva scorci panoramici molto suggestivi. Le case di Portesone erano delle piccole torri, molto resistenti, nelle quali al piano terra c’era la stalla e al primo piano c’era l’abitazione.
La fine di Portesone non fu dettata dai pirati, ma della peste che costrinse tutti gli abitanti a lasciare le proprie case e a cercar rifugio nel vicino borgo di Barbazzano situato lungo il sentiero e di cui si incontrano i resti, ancora più scarni e le cui origini sono ancora più antiche: Barbaquano era, infatti, un insediamento romano che con le sue mura comprendeva anche il sito in cui oggi sorge il borgo di Tellaro, che all’epoca dei romani era solo un avamposto difensivo. Il nome aveva a che fare con il canale Capo d’Acqua che scorre ancora nelle vicinanze e che sfocia in mare a Fiascherino.
Il borgo medievale di Barbazzano è citato nel diploma di Ottone II, imperatore del Sacro Romano Impero, del 981. Nel corso del 1200 divenne un comune che gravitava sotto la protezione di Pisa, mentre il vicino comune di Lerici era sotto la repubblica marinara di Genova. Nel 1280 venne ceduto a Genova, ma dopo poco tornò sotto il controllo dei vescovi di Luni che lo dovettero cedere definitivamente ai genovesi dopo la battaglia della Meloria nel 1284, quando i pisani furono sconfitti dai genovesi. La peste del 1500, però, non risparmiò neppure gli abitanti di Barbazzano che, come già avevano fatto quelli di Portesone, abbandonarono il paese e si rifugiarono invece a Tellaro, trasformandolo, pian piano in un paese. Di Barbazzano oggi restano solo alcuni muri diroccati e un arco sormontato da una croce che, in origine, facevano parte della chiesa del borgo.
Il trekking lungo il sentiero dei paesi fantasma parte da Ameglia dove si può parcheggiare l’auto e proseguire a piedi verso monte Marcello. Alla prima curva, si lasciala via principale e si prende il sentiero sulla destra che va verso l’oratorio dell’Assunta e si prosegue mantenendo la sinistra. Più avanti si incontra l’antichissima villa Ca’ della Lama da dove parte un sentiero in salita tra gli olivi che porta a Zanego, nella località chiamata 4 strade. Si attraversa la strada che va da monte Marcello alla Serra e il sentiero inizia a scendere verso Tellaro tra rocce e lecci offrendo un bellissimo panorama. Al primo bivio che si incontra si prosegue sulla destra seguendo i segni del CAI rosso bianchi fino al bivio successivo, che indica il borgo disabitato di Portesone. Si prosegue verso Lerici e si incontrano le rovine di Barbazzano, e si prosegue fino alla scalinata che porta all’ingresso del borgo di Tellaro. Dalla piazza centrale del borgo si può risalire sulla sinistra e riprendere il sentiero che riporta a ritroso fino ad Ameglia.
© Foto e percorso di Cristina Maioglio