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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La lunga corsa della staffetta partigiana Amelia Gavarini

DiDiari Toscani

Ott 26, 2021

Amelia

Ha consumato chilometri e chilometri
di stracci, vecchie sottane dai fiori
stinti di un inverno gelato,
vesti lise di tempo
strappate, accartocciate ai piedi.

Piedi confusi nella neve,
trasparenti, pesanti,
senza più dolore,
da trascinare sui sentieri di ghiaccio
come catene invisibili
di logori brandelli
che si sfilacciano
sulla carne morta.

Sono passati più di 70 anni
da quell’inferno di gelo.
Di notte, i piedi pulsano,
le dita si sollevano dentro
un sogno interrotto
dallo spasmo dei crampi.

Sono passati 70 anni e più
e Amelia cammina e cammina
per le vie della città,
e trascina i suoi piedi stanchi.

Più non lascia impronte,
incise per sempre
lassù,
sui fianchi della Tambura.

(da Impronte sulla neve – Inverno 1944-45 di Angela Maria Fruzzetti)

Nata nel 1929, Amelia Gavarini è una delle ultime testimoni della guerra di Liberazione ed è stata insignita del titolo di socia ad honorem per la dedizione e la continua presenza alle attività del centro Aima, associazione intercomunale massese anziani. Il centro di via Serchio a Marina di Massa, dopo la chiusura a causa dell’emergenza Covid 19, ha riaperto i battenti da alcuni mesi e ha ripreso tutte le attività sociali che interessano moltissime persone anziane. Amelia Gavarini è la più anziana del centro e non manca mai all’appello. Ha sulle spalle una pesante e importante storia che non dimentica: staffetta partigiana, rischiò di essere arsa viva. Aveva 15 anni, Amelia Gavarini , quando, per caso, scoprì che sul monte Brugiana era in corso uno scontro tra tedeschi e partigiani. Immediatamente si mise in cammino per raggiungere il comando partigiano e avvisare del pericolo, ma fu scoperta dai tedeschi e catturata. Questo il suo ricordo: “Ero alla Frangola con un mia amica: ci presero entrambe, portandoci dentro una casupola vicino al cimitero di Mirteto. Volevano darci fuoco, bruciarci vive. Poi, forse richiamati per il conflitto in atto, si allontanarono e si dimenticarono noi. Non tornarono. Per fortuna non tornarono”.

Le due ragazze riuscirono a fuggire, salvandosi. Amelia Gavarini è una testimone del suo tempo, e non dimentica nemmeno i viaggi della fame oltre le Apuane e l’Appennino, a piedi nudi nella neve, nel lungo inverno del 44-45. È stata più di 50 volte in Garfagnana e ancora patisce le conseguenze dell’assideramento agli arti inferiori. Nel 70° anniversario della Repubblica italiana è stata insignita della medaglia d’onore .

Ho bisogno di uscire, di socializzare – diceva Amelia Gavarini durante la fase più acuta della pandemia –. Ho lottato per la libertà e non avrei mai immaginato che fosse un microbo a tenermi prigioniera. Sembra una storia surreale, impossibile pensare che il mondo continui a essere flagellato in questo modo da un microbo invisibile. Noi eravamo in guerra, sì, ma era diverso. Vedevi il nemico, agivi, ti difendevi. Qui invece siamo tutti prigionieri, a rischio. Divisi da tutti e da tutto, anche dagli affetti. Dispiace, soprattutto per le famiglie, i giovani, e i bambini, per il futuro incerto. È difficile fare una battaglia contro un nemico invisibile”.

Da quando la situazione Covid è migliorata, grazie alla vaccinazione, Amelia Gavarini ha ricominciato a uscire ed è tornata a frequentare il centro Aima, insieme agli amici e alle amiche per trascorrere pomeriggi in compagnia giocando a carte, oppure per condividere con entusiasmo il pranzo del giovedì. Il centro Aima è infatti un’ottima risorsa per gli anziani: aperto tutti i giorni dalle ore 15.30 alle ore 19, svolge numerose attività culturali e sociali di intrattenimento secondo un programma settimanale ben dettagliato. Il lunedì è dedicato al canto, il martedì al teatro, il mercoledì è il giorno del bricolage, il giovedì, dopo il pranzo sociale, viene dato spazio a eventi culturali ospitando personaggi del territorio. Si tratta di una realtà molto importante specialmente nel periodo post pandemico in cui le persone avvertono la necessità di riprendere una vita sociale.
Abbiamo 110 iscritti – ha spiegato il presidente, Fabrizio Cherubinie sono circa una ventina quelli che frequentano quotidianamente il centro. Alcuni vengono anche da fuori provincia, per ritrovarsi e soprattutto per trascorrere pomeriggi in armonia e serenità, in compagnia. Essendo un centro comunale, non mi dispiacerebbe che fosse pubblicizzato di più. Dobbiamo pensare che è un importante punto di riferimento per la terza età e molte persone ne avrebbero bisogno, ma non ne conoscono l’esistenza”. Per ulteriori informazioni 0585/869834.