Macinavano il granoturco, le olive e vari tipi di cereali schiacciandoli tra due ruote in pietra coperte da scanalature: erano gli antichi mulini a palmenti che davano già eccellenti risultati in termini di polverizzazione delle farine. Venivano costruiti in prossimità di corsi d’acqua, nei tratti di maggior pendenza del terreno, per sfruttare la potenza idrica che azionava le ruote del mulino ed erano il fulcro della vita delle società prevalentemente agricole del passato.
Tutti andavano al mulino per trasformare il proprio grano coltivato in farina, base del sostentamento, o il proprio raccolto di olive in prezioso olio per condire i cibi. Avere un mulino, per secoli, è stato sicuramente un ottimo business. Questo, la presenza di un ruscello capriccioso e suggestivo come il Bettigna, la vocazione agricola del territorio delle Colline del Sole, nel comune di Ortonovo, ha fatto sì che di mulini, in quella zona, sin da tempi antichi, ne fossero costruiti ben quattro e che questi, oggi, punteggino con il loro carico di storia e vita vissuta, un bellissimo percorso chiamato, appunto, la via dei mulini. Antichi, dismessi, abbandonati, nonostante il loro grande valore di testimonianza storica, invasi da una natura rigogliosa e prepotente, che tuttavia ne accresce il fascino, i quattro mulini lungo il Bettigna sono meta particolarmente apprezzata dagli amanti del trekking e delle tradizioni popolari.
La via dei mulini, infatti, racconta anche la storia che data dalla fine del settecento della famiglia Tosini che da macellai ambulanti si trasformò in mugnai, lavorando proprio nei mulini di Ortonovo, fino a diventare esperti di prodotti lavorati e anche di macchine per la macina e per il torchio.
Il percorso comincia da Molino del Piano e segue l’antica mulattiera che porta al centro storico di Castelnuovo Magra da dove parte, tra diversi sentieri, la via dei Mulini. Il percorso si dipana fra ulivi, pregiate e antiche vigne di vermentino e una vegetazione spontanea che si infittisce fino a creare tunnel ombrosi e profumati. Il torrente e i piccoli ruscelli che intersecano la strada, fungono da riferimento acustico del percorso e offrono improvvisi e sorprendenti spettacoli visivi con le molte cascatelle che derivano dai salti dell’alveo. Nel pieno del tratto boschivo del percorso si incontra la Cascata del Traaton, la più grande di quelle formate dal Bettigna, che, grazie a uno sbarramento creato dall’uomo con tronchi d’albero, forma una pozza di acqua freschissima nella quale, solo nella stagione più calda, è possibile fare il bagno. Dalla Cascata del Traaton il giro si conclude formando un anello, prendendo a sinistra il sentiero Cai 302, che è il tratto che scende a Molino del Piano costeggiando il torrente Bettigna che riporta, in un quarto d’ora, al punto in cui è possibile lasciare le auto. I mulini sono ancora intatti e rimandano gli echi dell’operosità di cui sono stati testimoni, ma la sola cosa che si deposita su chi entra a visitarli è la malinconia di un mondo che non esiste più.