Appollaiate sui rami ancora spogli di foglie, sembrano spunte nere che confermano, al cielo velato di oggi, che la primavera è arrivata: sono le rondini del lago di Porta, area naturale protetta nel comune di Montignoso, che proprio un anno fa ha rischiato di veder implodere tutto il suo prezioso e raro ecosistema a causa di un pericoloso abbassamento delle acque del lago. A ridurre il lago di Porta, e quindi tutta l’area palustre circostante, alla quasi definitiva siccità, era stata la rottura di alcune paratie dei canali che affluiscono nel lago, che aveva fatto disperdere altrove le acque. Nell’infausto primo anno del Covid, la mobilitazione delle associazioni ambientalistiche e l’intervento del comune di Montignoso hanno salvato in extremis un’area di suggestiva bellezza e di significativa rilevanza storica.
A dare il nome al lago sono i resti di un’antica porta medievale che si trovano poco distanti dallo specchio lacustre. Il primo documento in cui si trova traccia della Porta Beltrame risale al 1055 ed è una sentenza con la quale Enrico III di Sassonia concedeva al Vescovo di Luni alcune terre che appartenevano al Castello Aghinolfi, cioè alla Rocca di Montignoso.
Intorno al 1200 il nobile Beltrame, che aveva sposato la figlia di Bonifazio, signore di Vallecchia, pose in quel luogo nei pressi del lago fino ad allora chiamato Salvio, una porta di ferro che veniva chiusa di notte per impedire la pesca di frodo. La porta prese il nome dal suo costruttore e di conseguenza anche il lago diventò il Lago di Porta Beltrame.
Nel 1244 la Porta Beltrame col Castello Aghinolfi appartenevano ai Nobili di Corvaia, casata longobarda che si era insediata in Versilia nell’alto Medioevo. Nel 1395 furono invece i lucchesi che decisero di fortificarla in previsione delle lotte contro i fiorentini. Nel 1484, proprio in prossimità della Porta Beltrame si affrontarono i settemila fanti guidati da Lorenzo De’ Medici e le truppe dei Genovesi che si erano piazzate a Pietrasanta. La battaglia arrise ai fiorentini che unificarono il territorio versiliese portando sotto la giurisdizione della Repubblica di Firenze sia Pietrasanta sia il lago di Porta, in prossimità del quale sorge la porta. Cosimo I° De’ Medici, signore di Firenze, dispose nel 1568, la costruzione di una solida fortificazione intorno a Porta Beltrame che prevedeva una torre alta dieci metri a pianta quadrata, inserita in un’altra struttura fortificata a forma di quadrilatero che si innestava sulla porta già esistente attraverso al quale veniva controllato il transito. La torre prese il nome dalla Porta Beltrame e poiché richiese vent’anni per la sua realizzazione venne terminata dal cardinale Ferdinando I, figlio di Cosimo e granduca di Toscana. Nel corso dell’ottocento Vincenzo Santini, scultore, archeologo e storico pietrasantino la descrisse nei suoi Commentari come “luogo dove sono due pilastri grossi che ha veduto una catena di ferro dall’un pilastro e riscuotersi la gabella in detto luogo da quei di Montignoso”.
Il lago, probabilmente, esisteva già all’epoca dei Romani e si trovava proprio lungo il tracciato originario della via Aurelia, in mezzo alle paludi, già allora abitate, nella bella stagione, dalle rondini. Quelle rondini che da secoli si tramandano le rotte dei loro eterni spostamenti e che un anno fa, hanno rischiato di perdere per sempre la tappa del Lago di Porta. Invece quest’anno, sono tornate.