foto di Silvia Meacci
Palazzo Strozzi apre le sue sale a Helen Frankenthaler, prolifica pittrice newyorkese del secondo Novecento, figura di rilievo nel passaggio dall’Espressionismo astratto al “Color Field Painting“. “Innovazione” è il messaggio dell’artista, costantemente tesa a sfidare le convenzioni a favore della libertà espressiva, dipingendo senza regole, seguendo fantasia e intuizioni estetiche, alterando il modo di creare e ispirando nuove generazioni. La collaborazione tra Palazzo Strozzi e la “Helen Frankenthaler Foundation”, creata dall’artista stessa e divenuta attiva nel 2013, due anni dopo la sua morte, offre una rara possibilità di capirne meglio la produzione e di apprezzarne la continuità all’interno delle costanti variazioni nel tempo. Di sé la pittrice diceva: “Sono fedele al mio gesto”. I 30 dipinti esposti coprono gli anni dal 1953 al 2002 e ne mostrano l’evoluzione singolare oltre all’uso di nuove tecniche adottate, non solo per la luce o il colore, ma anche in termini di spazio, paesaggio, umore, emozioni.
La Frankenthaler si ispirò a Tiziano, Rembrandt, Goya, ma anche ai modernisti, Manet, Matisse. La mostra si rivela una presentazione particolarmente possente soprattutto per le interazioni, filtrate dalla lente dell’amicizia, con i contemporanei cui la pittrice era molto vicina. Opere di Jackson Pollock, Robert Motherwell, Anthony Car, David Smith, Mark Rothko affiancano i lavori della Frankenthaler, e ci regalano spunti di confronto, colori, vitalità, gioia, movimento. Ad accogliere il visitatore è l’enorme dipinto “Moveable Blue”, creazione degli anni Settanta, periodo in cui la Frankenthaler stava perfezionando la tecnica “soak stain”, “imbibizione a macchia”, da lei creata nel 1952. L’artista aveva imparato da Pollock che era possibile muoversi fisicamente intorno a una grande tela stesa sul pavimento e utilizzare una molteplicità di attrezzi e materiali. Fu illuminante per lei la visita allo studio fienile di Pollock a Long Island. Di lui ammirò l’ “Action painting”, “coreografia di un gesto improvvisato e pieno di energia, grovigli di smalti, intrecci e lavoro di spalla, non di polso”. A Palazzo Strozzi del pittore statunitense si può ammirare l’evocante dipinto “Number 14”, olio su tela realizzato nel 1951, imprescindibile fonte di ispirazione, stupendo.
Helen Frankenthaler alternò sempre la pittura su tela con quella su carta, più facile da gestire. Soprattutto con l’avanzare dell’età diventava più agevole stare di fronte a un cavalletto, piuttosto che a terra, china sul pavimento. Negli anni Novanta lavorava in due modalità: o approcciandosi istintivamente all’opera, in una unica sessione, ad eccezione di piccoli ritocchi, oppure realizzando le cosiddette opere “recuperate”, su cui ritornava, a più e più riprese, sfregando e aggiungendo, fino a un risultato scuro e denso che però pareva “nato in una volta sola”. Alcune sue opere tarde esprimono visibilmente la caducità del tempo. In “Driving East”, acrilico su tela, i colori di incupiscono, si riducono. Un cielo plumbeo precipita su profili di colline scure. Si percepisce la fine, ma non tutto è destinato a morire. Al centro si fa prepotentemente spazio una lama di luce. Promessa di eternità?
Palazzo Strozzi
Fino al 26 gennaio 2025
Tutti i giorni 10.00-20.00
Giovedì fino alle 23.00