Diari Toscani incontra Francesco Lunardi imprenditore agricolo. Nato a Firenze è cresciuto a Montespertoli, dal 1990 vive a Vinci nella casa che fu del nonno e che fa parte della fattoria Dianella 1. Fin da bambino trascorre molto tempo nelle vigne e in cantina coltivando la passione per la viticoltura che gli è stata tramandata di generazione in generazione, finché, a 25 anni, decide di trasformare la passione in professione.
Francesco, abbiamo avuto modo di conoscerci in occasione dell’inaugurazione de La Bellezza della Luce mostra d’arte contemporanea, organizzata da Art-Alive, che si è svolta a Canazei il 3 agosto di quest’anno. Perché un vino a una mostra d’arte?
Su questo binomio: vino e arte, rifletto spesso. Intanto mi piace dire che Chiara, mia sorella, è un’artista, anche lei ha lavorato in fattoria con me e nostro fratello Leonardo per poi prendere la propria strada, che era appunto quella dell’arte, io spesso seguo lei, quindi a Canazei ero presente principalmente perché esponeva in quella mostra. Poi mi ha sempre affascinato l’arte e il connubio di essa con il vino, fra l’altro sono vicepresidente di dell’associazione artistica SETE e creiamo eventi artistici con la compartecipazione del vino. Ora, a rischio di sembrare retorico, ma per me il vino è sempre stato un’arte, in quanto è legato alle caratteristiche umane del produttore, così come a quelle del territorio, analogamente a tante opere d’arte che sono anch’esse legate alla caratteristica umana e a quella territoriale. Quindi posso dire, senza ombra di dubbio, che il vino è un prodotto artistico.
I vini che lei ha portato in occasione della mostra li ha scelti con un criterio specifico?
Sì, li ho selezionati perché fossero un elemento ben inserito in quel contesto, in cui emergessero quelle note che rispecchiassero il territorio toscano.
Che relazione c’è per lei tra il nettare degli dèi e l’arte?
Dobbiamo fare un salto nel passato, il vino è sempre stato legato agli dèi. La storia del vino risale a 5000/6000 anni prima di Cristo. I primi reperti archeologici sono stati rinvenuti in quella che è l’odierna Armenia, in cui è stata scoperta la più antica cantina del mondo. Nel corso del tempo la produzione del vino è arrivata in Grecia, poi in Egitto, quindi in Sicilia e in seguito in Europa. Tenga presente che il vino è alcolico e questo dà, a chi lo beve, una certa ebrezza, tanto che in Mesopotamia veniva chiamato la “bevanda sacra” in quanto favoriva esperienze straordinarie. Tornando alla sua domanda: il vino ha spesso avuto il ruolo di protagonista sia in dipinti che affreschi, in sculture e anche in opere letterarie in cui l’obiettivo era esaltarne i suoi significati, oltre alla bellezza e all’eleganza.
Vino-arte-storia: per gli egizi il vino rosso simboleggiava rigenerazione e nascita, per gli etruschi religiosità e convivialità. La sua azienda si trova a Vinci, paese nel quale visse Leonardo: scienziato, inventore e artista...
E quindi a questo proposito non possiamo che citare la sua opera titolata “Ultima cena” dove, giustappunto, il vino rappresenta il sangue di Cristo.
Gli artisti non smettono mai di studiare, sperimentare, talvolta sbagliando, ma il cammino dell’arte non si ferma, va avanti, è fondamentale. Si può fare un parallelismo con la viticoltura?
Certo, è necessario conoscere la materia che verrà lavorata affinché la si possa trasformare in un’opera, nel mio caso il vino. Io devo necessariamente conoscere l’uva ed essere consapevole di come questa dovrà essere usata, “dosata”, proprio come il colore su di una tela. Del resto la materia, l’uva, può avere lo stesso colore, ma ogni anno sarà sempre diversa e questo è dovuto a fattori esterni come possono essere il cambiamento climatico, la stagione e altro ancora. Sta al produttore conoscere tutti questi fattori affinché il risultato sia la massima espressione, e quindi la creatività, del produttore. Noi stiamo parlando di vino, ma in fondo l’obiettivo di un viticoltore o di un pittore, o di uno scultore non differisce poi tanto, lo scopo è quello di creare un “qualcosa” che poi abbia un mercato, e qui è necessario dire che anche l’arte del vino è legata, come ogni forma di arte, alla moda del momento. Tutto ciò che viene prodotto, ovvero creato, deve avere un’espressione massima. Un piccolo inciso: il vino nell’antichità non era minimamente paragonabile a quello che beviamo oggi.
Qual è il suo stato d’animo se un esperimento non dà il risultato desiderato?
In passato, sbagliare, mi affliggeva molto, oggi posso dire con certezza che lo sbaglio è un’esperienza, e quindi ne faccio tesoro e la supero con un colpo di tacco.
Possiamo definire il vino una bevanda?
No, dal mio punto di vista non è una semplice bevanda, il vino è l’espressione di un’opera che nasce da un’evoluzione continua in quanto: è colore e coinvolgimento dei sensi in cui sono strettamente collegati paesaggio, bellezza e territorio, gli stessi ingredienti necessari a un artista per creare la propria opera e che la rende unica, così come rende unico un vino, altrimenti si livellerebbe.
Quando il colore viene steso sulla tela richiede un tempo per essiccare per poter procedere alla stesura di altre mani, in questo concorrono vari elementi, sicuramente la sensibilità dell’artista oltre a quelli atmosferici e quelli luminosi, per il vino è la stessa cosa?
La componente climatica, atmosferica e sensibilità sono fondamentali, affinché si crei un prodotto, una materia che sia l’espressione di un prodotto che rispecchi ciò che tu volevi. Io sono come un artista, sta a me decidere se fare un’opera che sia come un acquerello che essicca in tempi veloci o se fare una tempera a olio che richiede tempi molto più lunghi. Se voglio un vino fresco da bersi in un determinato frangente farò un prodotto che renda al massimo con una tecnica che richiede tempi diversi da un vino strutturato e che esprima qualcosa di più deciso e a lungo termine. Con delle buone uve posso riuscire a fare un vino longevo che può arrivare anche a 10 anni di invecchiamento. È esattamente come la scelta di un colore che andrai ad applicare su di una tela. E poi, come dicevamo prima, devo mettere le mie conoscenze.
Spesso, non conoscendo un prodotto si viene attratti da un’immagine che si trova su quel prodotto, per esempio la copertina, nel caso di un libro, o da un’etichetta nel caso di una bottiglia di vino. Quanto l’etichetta è importante, e chi ha disegnato quelle dei suoi vini? Possiamo arrivare a definire le etichette delle opere d’arte?
Devo fare un piccolo cenno alla storia della nostra azienda. Quando subentrammo in azienda imbottigliavamo con etichette che non avevano una loro linearità, io oggi le definirei etichette “Arlecchino”: una volta c’era rappresentata una casa, una volta un cipresso, una volta solo colore. Finché 15 anni fa capii che dovevamo dare un’identità ai nostri prodotti, fare una nostra linea. Con mio fratello Leonardo pensammo quale fosse l’intento di comunicare attraverso un’immagine, e gli “stilisti” delle nostre bottiglie fummo noi. Pensammo a un’etichetta fasciante, che avvolgesse il vino, e che al contempo fosse minimale dando il massimo. L’obiettivo era che rappresentasse un vino semplice, ma importante. Forse le parole chiave che hanno portato a creare quelle immagini sono state: essenzialità e semplicità, e a pensarci bene, queste sono le parole che rispecchiano anche la mia personalità.
Il vino ha ispirato moltissimi artisti che hanno dato vita a opere in cui sono presenti vino e uva, e a un viticoltore l’ispirazione di un nuovo vino come viene?
Le idee mi vengono principalmente la notte, e poi prendono forma nel corso dei giorni, e talvolta dei mesi. C’è un momento particolare in cui mi astraggo e medito: quando sono nelle vigne e mi dedico alla potatura, lavoro in automatismo e la mente è libera. Posso dire che tutte le mie idee sono legate al territorio e i vini nati in questa ultima vendemmia sono frutto di idee di un anno fa.
Francesco Lunardi e l’arte che rapporto c’è?
A 360 gradi. Ci sono dentro. Sono circondato da artisti che mi amano e sovvenziono anche inaugurazioni di mostre. Ho un amico che ha aperto una galleria d’arte, mi fa piacere che il mio vino sia gradito agli artisti e spero che da esso traggano ispirazione per le loro opere future.
Francesco Lunardi e il colore
Tranquillità e bellezza, non è facile da spiegare, provo con una parola: armonia. Amo particolarmente il verde e i blu.
Ha mai dipinto?
Una volta sola, però è stato un fallimento, ma avendo sempre sentito la necessità di creare esprimo la mia creatività con la forma d’arte che sento mia, ovvero dando vita al nettare degli dèi.
Il soggetto?
Delle vigne.
Una frase in cui siano presenti vino, uva e arte, o una parola che li identifichi...
Questa è difficile! Voglio dare il massimo nell’esternare quello che provo quando penso a questi tre elementi… La prima parola che mi viene in mente è Evoluzione. Il vino è un’Evoluzione del vino, l’arte è un’Evoluzione continua, tutti gli artisti sono in Evoluzione per cui l’arte è l’Evoluzione dell’uomo.