Sky race, letteralmente si traduce in: “corsa al cielo o verso il cielo” e immediatamente ci restituisce la dimensione entro la quale si svolge. No, non sto parlando di una spettacolare gara tra aerei che sfrecciano tra le nuvole, perchè gli atleti ai quali mi riferisco, il cielo vanno a toccarlo personalmente con le dita, correndo su per sentieri e stradine di montagne, passando attraverso boschi, prati e foreste, costeggiando crinali di montagne, attraversando valloni arrivando fino in cima a vette che a volte noi, un po’ più sedentari ma ugualmente sognatori, sfioriamo solo con gli occhi aprendo le finestre delle nostre case. Con questa immagine negli occhi e nella mente, poco più di un anno fa Andrea Jacomelli, tornato da poco a Fivizzano dopo una esperienza più che decennale in elisoccorso, ricevette un messaggio da parte del suo amico Cozzani Domingo, ingegnere in quel di Roma e appassionato di corse e montagna. Dopo una breve chiacchierata, davanti ad un buon bicchiere di vino, come per magia, cielo e terra si sono toccati ed è nata, quasi per scherzo, l’idea di una gara che vedesse come teatro il panorama mozzafiato della Lunigiana, attraverso i suoi percorsi più antichi e nascosti. Come in una specie di favola a lieto fine, il sogno si è trasformato in obiettivo che grazie alla loro caparbietà si è realizzato proprio il 28 settembre con quella che loro stessi hanno voluto chiamare l’edizione “zero”, un modo per auspicare l’inizio di un evento che possa ripetersi negli anni e che hanno dichiarato di voler creare non solo per dare visibilità ad uno sport poco conosciuto in Italia, ma anche per far conoscere al mondo le meraviglie del territorio che ci circonda. Per chi fosse a digiuno di questo tipo di gare, lo Sky Running è una disciplina alpinistica, regolata dalla International Skyrunning Federation ed in Italia dalla FISKY, riconosciuta dal CONI, che si svolge principalmente su strade e percorsi montani, spesso seguendo mulattiere, strade bianche, sentieri, morene, con una presenza di strade asfaltate inferiore al 15 per cento, per una distanza compresa tra i 20 ed i 49 chilometri raggiungendo un’altitudine minima di 1300 metri. Esistono anche delle varianti, una di queste ad esempio, chiamata “Ultra”, prevede distanze tra i 50 e i 99 chilometri con un’altitudine minima di 3200 metri con un massimo di 16 ore come tempo limite. Per potervi partecipare, oltre ad un buon allenamento, gli atleti devono avere capacità di orientamento perchè, sebbene i percorsi siano tracciati, devono sapere ritrovare la strada o comunque devono essere capaci di muoversi in ambienti immersi nella natura dove spesso il segnale telefonico è assente e l’unico aiuto che può fornire la tecnologia moderna è quello dato da un apparecchio GPS che generalmente tutti portano con sé. È d’obbligo infatti scaricare il tracciato che gli organizzatori forniscono proprio purché nessuno si perda. La gara, che si è tenuta principalmente nel comune di Fivizzano, ha avuto una lunghezza di 45 chilometri con un tracciato che, da Fivizzano, ha toccato le frazioni di Pognana, Mattucaso, Sassalbo e continuando lungo un’antica via longobarda è proseguita fino al Passo Crocetta, la Nuda, il monte Tondo giù per passo Cadin, la frazione di Po, quella di Turlago, seguendo le tracce della via del Volto Santo fino a tornare a Fivizzano. Per questa primissima edizione i due organizzatori hanno deciso di far partecipare solo atleti professionisti, appositamente invitati, con il preciso scopo di creare una vetrina, attraverso la quale gli spettatori potessero osservare con attenzione l’evento e magari far maturare la curiosità e la voglia di provare ad avvicinarsi ad una disciplina che mette alla prova non solo le gambe, ma anche il cuore e la testa. Come in tutte le cose, è necessario allenarsi, questo è scontato, ma il primo avversario da sconfiggere in questo caso, non è quello che corre davanti, ma sé stessi. Gli skyrunner corrono in qualsiasi condizione climatica e quando la fatica si aggiunge magari alla pioggia o alle condizioni del terreno quasi sempre non ottimali, è la voglia di arrivare, di finire il tracciato, di sconfiggere le proprie paure ed i propri limiti a prevalere.
L’organizzazione stessa di questa manifestazione è stata una prova di forza non indifferente, riuscire a coinvolgere CAI, soccorso Alpino, Pubblica assistenza, Protezione Civile, CNSA, amministrazione comunale, Parco dell’Appennino e tutti gli enti che hanno provveduto a fornire sicurezza, assistenza tecnica, sanitaria e ogni cosa che è servita per garantire un evento nel pieno delle regole non è stato facile. I volontari, le Forze Armate, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (uno di loro ha anche partecipato ala corsa) e tutte quelle persone all’interno del comune che si sono messe a disposizione gratuitamente, e non parlo solo per quello che concerne il lato finanziario, si sono trasformati in piccoli ingranaggi, tutti ugualmente importanti e funzionali. Se solo uno solo di loro si fosse inceppato, avrebbe compromesso il funzionamento di questo complesso macchinario organizzativo, ma questo non è avvenuto.
Oltre agli aspetti puramente tecnici della fase organizzativa e di quella realizzativa, Andrea e Domingo hanno voluto stupire tutti nello sviluppo dei dettagli. Il pettorale è la riproduzione di un quadro dipinto appositamente dall’artista Delfina Giannattasio dal titolo “Ricordi di domani”, ispiratasi ai boschi ed al territorio lunigianese. All’arrivo, tutti gli atleti hanno potuto farselo firmare, per poter conservare un ricordo d’autore dell’iniziativa e questa sarà una tradizione che nelle aspettative per le future edizioni, vedrà impegnati diversi artisti della zona. Nei quattro punti di ristoro previsti, gli atleti hanno potuto reintegrare le energie perdute mangiando cibi prodotti localmente al fine anche di promuovere i prodotti tipici della zona. Le medaglie sono state tutte ricavate dal legno di alberi toscani caduti, per sensibilizzare le persone al rispetto della natura anche nel contesto degli eventi legati al cambiamento climatico. Nulla è stato lasciato al caso, lo stesso logo della manifestazione, un lupo che corre sotto una mezza luna ha un suo specifico significato: “Il lupo, da sempre presente nel territorio, anche quando era a rischio estinzione, simboleggia crescita personale e trasformazione, animale che vive in branchi organizzati, ricordandoci l’importanza della comunità e della cooperazione, e il senso di libertà, il lato selvaggio, istintivo. La falce di Luna, ricorrente in moltissimi stemmi comunali e araldici, è simbolo storico e preistorico di questa terra, della relazione arcaica tra dimensione naturale, cosmica, di questi paesaggi, e i ritmi concreti della cultura agricola, della sussistenza alimentare e dell’attenzione profonda all’ecosistema. E si riferisce anche al nucleo di una sky-race: rapporto tra terra e cielo, tra corpo e spirito”
La mattina del 28 settembre, 40 atleti tra uomini e donne si sono presentati sulla linea di partenza allestita nella storica Piazza Medicea di Fivizzano, pronti a dare il meglio di se stessi e dopo il nono rintocco delle campane della chiesa dei Santi Jacopo ed Andrea hanno imboccato Via Umberto per poi sparire dietro le mura medicee. Chi ha vinto alla fine? Chi è arrivato primo tra gli uomini e chi tra le donne? Forse la campionessa mondiale Giulia Marchesoni? O qualche altro campione presente tra loro? E con che tempo? Non ve lo dirò, anche se è un segreto di Pulcinella perchè basta andare sul sito della manifestazione per scoprirlo. Non ve lo dirò perchè per me hanno vinto tutti: gli atleti, gli ideatori, tutti quelli che in un modo o nell’altro hanno dato una mano nell’organizzazione, gli spettatori, i curiosi che si affacciavano alla finestra per vedere questi quaranta “pazzi” che sono andati di corsa in cima alla Nuda e son tornati indietro con tempi decisamente proibitivi per noi comuni mortali. Soprattutto ha vinto il fatto che se si vuole far qualcosa per il proprio territorio, basta avere un’idea e la voglia di metterla in pratica. Hanno vinto Andrea e Domingo che una sera, davanti ad un bicchiere di vino hanno avuto l’ispirazione di unire cielo e terra così, quasi per scherzo.