“Ho visto la bidella diventare rossa, poi cianotica. Le usciva dell’acqua dalla bocca, non riusciva a respirare”: la tensione è ancora evidente nelle parole di Niccolò Ricci, 15 anni, alunno dell’istituto Zaccagna Galilei dove frequenta la classe seconda A dei geometri e dove venerdì 27 settembre ha salvato una donna che stava soffocando. Il ragazzo si trovava nel corridoio del plesso di viale XX Settembre e stava per raggiungere il bagno, quando ha visto la collaboratrice scolastica Consuelo Guidi che non riusciva a respirare per un boccone che le aveva ostruito la trachea. Niccolò, con prontezza e sangue freddo le ha subito praticato la manovra di Heimlich (consiste nello stringere un pugno e poggiarlo sulla metà più bassa dello sterno, afferrare poi il pugno con l’altra mano e fornire una spinta verso l’interno per liberare le vie respiratorie evitando i soffocamenti) e le ha salvato la vita. “Non avevo mai fatto prima una cosa del genere, ma mia madre, che è infermiera, me ne aveva parlato e mi aveva anche fatto vedere come si esegue – racconta Niccolò, diventato in pochi secondi un vero “angelo custode” – Non sono stato neppure a pensarci: ho visto la bidella in difficoltà, sembrava davvero sul punto di morire. Mi sono avvicinato e le ho praticato la manovra. Subito dopo sono accorsi anche altri collaboratori scolastici e alcuni docenti. Alla fine tutto si è risolto per il meglio”. E la vicenda ha avuto una conclusione anche in aula: “La bidella è entrata in classe e mi ha abbracciato piangendo. È stato un momento molto bello”. La signora Consuelo continua ad abbracciare Niccolò e spiega. “Lui è il mio angelo, mi ha salvato mangiando una merendina molto dura, con alcune noccioline all’interno – spiega – Mi è andato qualcosa di traverso, mi è rimasto in gola: non riuscivo a parlare, per chiedere aiuto, stavo soffocando. Niccolò ha avvertito le mie difficoltà, ha capito che stavo davvero male e mi è venuto subito incontro. La sua manovra mi ha strappato alla morte”.