Un tempo andavo spesso a correre. E notavo, mentre lo facevo, che, ben più di una volta, perfetti estranei mai visti nè conosciuti, che incrociavo lungo il mio percorso, mi davano il loro “buongiorno” o “buonasera” sorridenti, come se io fossi un loro amico di sempre. Questo, in un mondo in cui la stragrande maggioranza delle persone, se si imbatte in te che non corri, tende ad ignorarti.
Perchè, dunque, accadeva ed accade ciò?
Avevo allora – ed ho tuttora – una mia personalissima teoria a riguardo. Il corridore è l’emblema, fattosi carne e sangue, di quello che nessuno, in realtà, ha voglia di fare, e, correndo, se ne fa carico a nome e per conto di tutta la comunità. Per questo, tutti lo rispettano e lo onorano con grandi onori.
Allo stesso modo, se vi guardate attorno, scorgerete in ogni dove numerosi esempi di graffito, per realizzare i quali, l’ignoto artefice ha dovuto avventurarsi in luoghi estremamente impervi, proibitivi e proibiti, inaccessibili ai più: palazzi abbandonati, luoghi trincerati da reticolati di metallo, davanzali, cadendo dai quali non lo si potrà raccontare a nessuno. Egli, seguendo semplicemente la voce del proprio istinto, ha fatto una roba di cui chiunque direbbe: “Bisogna proprio averne voglia, eh… Io non lo farei mai!”.
Ecco.
Quando contemplate questo spettacolo, d’ora in poi, non lo malgiudicate, bensì tributate elogi a chi, facendo le veci di chi non aveva voglia di rischiare la cotenna per decorare il mondo, ne ha avuto voglia anche per lui. E magari, piuttosto che denunciarlo, limitatevi a salutarlo😄.