L’età vittoriana è quel periodo storico che abbraccia quasi totalmente il XIX secolo, segnato dal regno della regina Vittoria in Gran Bretagna dal 1837 fino al 1901. È un’epoca ricca di avvenimenti e di personaggi che hanno contribuito non solo a formarla, ma anche a raccontarla. Charles Dickens fu lo scrittore che meglio riuscì a descrivere, nei suoi romanzi, le contraddizioni di un paese proiettato nel futuro, grazie alle innovazioni tecnologiche, alla rivoluzione industriale, alle nuove teorie scientifiche, il Darwinismo su tutti, in contrasto con lo sfruttamento del lavoro minorile, la condizione delle donne, il decadentismo morale, i problemi legati ai nuovi procedimenti industriali, che non tenevano molto conto della sicurezza e della salute delle persone. Abbiamo detto però nuove idee che spesso non andavano di pari passo con il marcato sentimento religioso, che, al contrario, viaggiava in direzione opposta, con l’avvento e la crescita dell’occultismo e dello spiritismo. L’architettura neogotica, preferita a quella neoclassica, marca visivamente quella tendenza a voler far breccia nel mondo dell’invisibile, attraverso l’aiuto di medium, spiritisti, che, spesso, erano dei ciarlatani. Grandi nomi della cultura del tempo rimasero affascinati da questa corrente paranormale: Sir Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes, il già citato Dickens, il filosofo Henry Sidwig, il fisico Sir William Fletcher Barret, tanto da formare il primo ghost club della storia, con il preciso intento di investigare sulla natura e l’esistenza dei fantasmi. A fondare, nel 1881, il movimento teosofico, fu Madame Helena Blavatsky.
Proprio sulla scia di questa occultista, forse la più nota, si inserisce il primo personaggio della nostra incredibile storia: Mrs Sarah Richardson “Sally” Wood Kent Smith. Di origine statunitense, viaggiò molto in Europa specialmente in Inghilterra e in terre orientali per assecondare la sua passione per le lingue antiche. Era convinta di poter far risalire le sue origini a personaggi vissuti negli antichi imperi egiziani, babilonesi e mesopotamici genere. Secondo i suoi racconti, le sue doti di chiaroveggenza e occultismo, le avevano permesso di viaggiare indietro nel tempo fino a poter vivere alcuni anni nell’antico Egitto ed a Babilonia dove aveva potuto studiare le arti magiche. Il titolo che assunse “Kaššaptu Narāmtu u Dannatu” tradotto dall’antico accadico significava “amata e potente maga”.
Questa nuova tendenza ovviamente si sparse un po’ in tutta Europa e nelle Americhe, complice anche un rinnovato interesse per le scoperte archeologiche legate soprattutto al mondo dell’egittologia. Ed infatti, proprio da questa corrente scientifica, incredibilmente, spunta il secondo personaggio della nostra storia: Joseph Bonomi. Figlio dell’omonimo famoso architetto italiano (era nato a Roma), trapiantato poi nella capitale inglese, si accodò ad una spedizione ad Abu Simbel, Kalabsha e Tebe in Egitto in veste di disegnatore, Collaborò, realizzando disegni (allora la fotografia stava facendo i suoi primi passi) per raffigurare rovine di antichi templi, iscrizioni geroglifiche e catalogare preziose collezioni d’arte, tutt’ora conservate nel British Museum. Scrisse anche i trattati “Le proporzioni della figura umana” e “Ninive ed i suoi palazzi”.
A chiudere il terzetto, il Capitano Samuel Alfred Warner Sr., nato nel 1794, inventore, divenne noto per aver sostenuto, fino al giorno della sua morte, l’invenzione di due armi così potenti da poter distruggere delle navi nemiche da una lunga distanza, senza che queste potessero anche solo accorgersi di cosa stesse loro capitando. La prima arma era una specie di siluro o mina marina, non più grande di un uovo d’oca, armato con dell’alto esplosivo, mentre la seconda, appariva come una mongolfiera o un pallone attrezzato per lanciare una o più bombe invisibili che si sarebbero dirette verso l’obiettivo desiderato. Una commissione apposita cercò di esaminare le armi in questione, ma Warner si rifiutò sempre di svelare i dettagli del suo segreto, se prima non gli avessero assicurato il pagamento di una somma di duecentomila sterline, uno sproposito per l’epoca. Gli incaricati ebbero modo di assistere ad una specie di dimostrazione dove poterono constatare che effettivamente un vascello era esploso, ma senza sapere come e perché. Una seconda commissione, anni dopo, indagò sul personaggio che dichiarò di essere figlio di un certo William Warner che nel 1812 comandava un vascello di nome Nautilus, di aver servito lui stesso su quella nave adibita al trasporto di spie da rilasciare in territorio nemico e di aver affondato, verso la fine della guerra, un paio di imbarcazioni ostili, senza che nessuno potesse salvarsi. La commissione di tutto questo racconto non trovò la minima traccia nei registri imperiali. Una terza ed ultima commissione nel 1852, non fece altro che confermare quanto prima appurato, mettendo la parola fine alle questioni sollevate dal Warner che, morendo poco dopo in circostanze misteriose, fu bollato come un ciarlatano.
Ecco dunque una medium, un disegnatore esperto in arte egiziana ed un inventore non molto credibile. Che cosa hanno questi tre personaggi in comune? Un quarto interprete: Hannah Peters Courtoy. Nata Hanna Peters nel 1784 a Londra, era una cameriera, ma ebbe la fortuna di avere una relazione, senza il vincolo del matrimonio con il proprietario della casa dove era in servizio, tale John Courtoy, figlio a sua volta di un fabbricante di parrucche francese emigrato da Parigi. Nonostante i due non fossero mai convolati a nozze ebbero tre figlie e la donna, alla morte di lui, oltre ad ereditare il suo cognome, ricevette anche una forte somma in denaro che le permise di vivere una vita nel lusso e nell’agiatezza. Con ’enorme ricchezza che le capitò per le mani, potè assecondare tutte le mode e le stranezze che circolavano in quegli anni a Londra ed è propor in questo substrato sociale che venne a contatto con i tre personaggi di cui abbiamo raccontato sommariamente la vita. Bonomi la affascinò con i suoi racconti sull’antico Egitto, con l’aiuto di Kent Smith e Warner ugualmente, permeati da queste nuove teorie e dai racconti che rimbalzavano tra le mura degli ambienti altolocati.
A far emergere la figura di Hanna Courtoy è sicuramente il mausoleo, nel cimitero di West Brompton, costruito alla sua morte dove oggi riposano anche due delle sue figlie, Mary ed Elizabeth. Eretto in stile egizio e ornato di segni ed emblemi di difficile interpretazione è chiuso da una porta di Bronzo le cui chiavi sono state perse cinquanta se non cento anni fa. La vicinanza con la tomba di Samuel Alfred Warner ha fatto nascere la leggenda che fosse stato lui stesso a progettarla, anche se i disegni dell’edificio non sono mai stati trovati. Ma ancor di più, è un suo bis nipote, il musicista a sostenere che in realtà, dietro quelle porte apparentemente invalicabili, si nasconda una macchina del tempo inventata proprio da Warner che permetteva di andare avanti e indietro negli anni proprio come sosteneva di poter fare Sarah Kent Smith. Un’altra versione racconta che, invece di una macchina del tempo, il mausoleo custodisca una camera del teletrasporto e la storia sarebbe corroborata dalla presenza di altri sette mausolei simili a Londra, più uno nel cimitero monumentale di Montmartre a Parigi. I detrattori di questa storia misteriosa, affermeranno che, in realtà, i simboli raffigurati sulla porta di bronzo: un uroboro ed altri due serpenti attorcigliati su due torce capovolte, raffigurino solo le iniziali delle tre donne sepolte lì dentro e la loro posizione e che, alla fine, se proprio la chiave non si trovasse, non sarebbe un grosso problema aprire ugualmente la porta.
Le storie dietro questa tomba sono tante ed attraggono l’attenzione un po’ da tutto il mondo: esoteristi, appassionati di occulto e di fantascienza, semplici curiosi come me, che appartengo a quella schiera di persone che, in fondo, non vorrebbero che la chiave venisse trovata perchè sono dell’idea che una storia non deve essere per forza vera per essere bella ed affascinante. Se in ciò che rimane di questa calda estate avete idea di andare a Londra, fate una visita al cimitero di Brompton e, se non siete troppo paurosi, magari provate a spiare dal buco della serratura per provare ad indovinare cosa ci sia realmente dentro.