In questo momento storico, in cui l’ideale di famiglia tradizionale subisce un duro attacco a favore di nuove formule, che vedono protagonisti bambini comprati con la formula dell’utero in affitto o le classiche, ed aggiungerei più che normali, figure di mamme e papà sovvertite in genitore uno e genitore due, o ancora situazioni di poliamore, in cui ambienti più simili a consessi orgiastici, si sovrappongono a tradizionali rappresentazioni di focolari domestici, le piattaforme social offrono palcoscenici di rilancio incredibili. Chi invece, inaspettatamente, sta facendo parlare molto di sé, in questi ultimi giorni, sono alcune donne che si definiscono trad wife, ovvero donne che si riconoscono in un ruolo che magari per noi boomers è più familiare, ma che per orde di femministe dell’ultima ora appare come un sopruso ed un abbattimento di tutti i diritti conquistati negli ultimi venti, trent’anni. Ma andiamo per ordine: come citato da un articolo di Sky News, le trad wife sono quelle donne che abbracciano le tradizionali norme di genere, mettendo al primo posto la cura della casa e dei figli, supportando i loro mariti. Se, mentre siete impegnati a leggere questo articolo, aprite le finestre e dal fondo del viale sentite qualcuno che urla a squarciagola la parola “patriarcato”, vi conviene richiuderla e continuare la lettura con una bella birra fresca accanto o per lo meno con un condizionatore acceso.
Madrina e portavoce di questa tendenza, che proprio nuova non è e che non avrebbe fatto spostare di un millimetro il sopracciglio delle nostre nonne, è Hannah Neeleman, una trentaquattrenne dello Utah, madre di otto figli, che gestisce un canale TikTok chiamato Ballerina Farm. Lo stile di vita che propone attraverso video che la vedono impegnata in normali faccende casalinghe, non ha attirato solo commenti favorevoli o lusinghe di genere, ma anche, come vi ho già fatto intendere, critiche e biasimi, soprattutto da chi vede in pericolo il suo benessere e teme soprattutto il messaggio, da alcuni ritenuti negativo, mandato alle nuove generazioni.Anche una sua recente intervista al Times non è bastata a spiegare le sue ragioni di vita e le sue motivazioni, anzi molti l’hanno accusata di essere solo un’oppressa a causa delle imposizioni del marito Daniel, di un anno più grande di lei. Un’accusa quest’ultima che lei stessa descrive come lontana dalla realtà. Queste traditional wives prendono spunto dalle casalinghe dei primi anni del ventesimo secolo e, spesso, sono devote cristiane che esprimono ideali politici ultra conservatori e nei loro video amano farsi vedere con le acconciature ed il make up ben fatti, spesso con un bambino in braccio intente a cucinare qualcosa, pulire per casa e pronte a regalare piccoli espedienti per “servire” o “sottomettersi” ai loro mariti. Se avete occasione di guardare qualche film americano che ritrae la vita quotidiana nei primi anni cinquanta ecco, il panorama è un po’ quello.
Estee C. Williams, un’altra trad wife con un seguito di quasi centomila followers, le viene in soccorso affermando che: “Essere una moglie tradizionale è molto di più che cucinare, pulire e indossare vestiti da casa; è prendersi cura di un’abitazione rendendola una casa vera e propria.” E aggiunge poi “I grembiuli sono un po’ come delle uniformi, poi possiamo anche indossare i nostri bellissimi vestiti e continuare a proteggere i nostri focolari”.
La cyber psicologa – sì, esistono anche loro – Linda Kaye dell’Università di Edge Hill ( Istituto inglese di media importanza) afferma che “le persone che condividono queste idee sono sempre esistite, solo che ora ne sentiamo parlar di più”, grazie proprio ai social media, ma uno studio di Media Matters America suggerisce che i fruitori di video di queste Trad wife sono più soggetti a teorie sulla cospirazioni, ed ancora, la professoressa, ci mette in guardia sugli algoritmi che decidono cosa debba passare sotto i nostri occhi perché, “incrociare video con particolari visioni del mondo con altri con particolari messaggi di dissuasione, possono avere dei risultati tossici.”
Mi permetto di dire che forse questa luminare ha scoperto l’acqua calda, ma, ciò che più mi lascia perplesso è capire quali siano per lei le particolari visioni del mondo e quali i messaggi di dissuasione, perché a questo punto anche mia nonna un sopracciglio ha cominciato a muoverlo. Nel prosieguo dell’intervista in questione e che ha un po’ messo in evidenza il suo personaggio, Hanna ha rivelato che non era suo intento creare una figura nuova, quanto seguire quello che l’istinto le diceva e che, alla fine dei conti, se al main stream piace etichettarla come una traditional wife, allora così sia. “Mi sento di agire come vuole Dio” ha poi aggiunto, specificando che lei comunque non riceve nessun aiuto nella cura dei suoi figli, tanto meno nella produzione dei suoi video e nel cucinare i pasti per tutti, partendo da zero, cioè dalle materie prime. È il marito Daniel a puntualizzare però che tutto questo gran daffare la stanca al punto che certe volte non riesce ad alzarsi dal letto per una settimana. Come ho accennato all’inizio sono piovute un sacco di critiche alla pubblicazione dell’intervista tra chi esprime tristezza nel vedere una donna completamente assoggettata al marito e chi la richiama ad avere più cura per se stessa, perché questa vita di “schiavitù” le nega la felicità.
Sì, ma cos’è la felicità? È lei stessa a dircelo in un video rilasciato dopo aver visionato i tantissimi commenti lasciati sul web. “Per adesso faccio quello che più amo: essere una madre, una moglie, una donna d’affari, una contadina, un’amante di Gesù e una che prepara i pasti da zero!”. Ora fate leggere quest’articolo alle vostre mamme, alle vostre nonne e guardate la loro reazione. Non vi ricorda qualcuno?