foto di Pietro Marchini
È con molto rammarico che mi trovo costretto a ritornare, dopo anni, sulle spigolose vicende del palco estivo di piazza Menconi a Marina di Carrara. Premetto che quello che dico è solo ed esclusivamente a titolo personale, ma lo dico sapendo che sono molti gli abitanti della piazza e zone limitrofe ad avere fatto il pieno di pazienza. Quello che metto in discussione non è il palco, che potrebbe anche essere programmato per un anno intero: io lo considero una risorsa,. per cui non intendo alzare barricate, ma il suo uso è troppo spesso sconsiderato e insopportabile. Io sono cosciente del fatto che molta della gente che partecipa agli avvenimenti estivi in piazza Menconi non può permettersi serate in Versilia e forse nemmeno di sedersi al bar per una consumazione. È soprattutto per queste persone che chiedo agli enti locali, alle associazioni responsabili degli spettacoli, di adoprarsi prima che sia troppo tardi. Io la metto sul rispetto, per le orecchie sensibili dei bambini, per gli anziani e gli ammalati che non possono uscire di casa, per chi la mattina presto deve recarsi al lavoro, in parole povere: per quella che si chiama civiltà e che si riconosce nel rispetto delle regole. Ci sono regole che esistono, pur senza essere scritte, nessuno è obbligato a salutare, a sorridere, ad essere gentile con il prossimo, però lo facciamo e in questo riconosciamo la nostra civiltà. Esibirsi in una piazza pubblica, in mezzo alle case, con gli amplificatori a tutta potenza, urlare a squarciagola dal palco come tarantolati, va al di là dei valori dei decibel previsti dalla legge, si chiama pessimo gusto, bruttezza, degrado e malinteso senso della civiltà e della musica in quanto arte. Il professionista non ha bisogno di urlare, è il mediocre che deve riempire il suo nulla con i rumori e le volgarità. Quei complessi che hanno suonato in modo moderato erano perfettamente udibili e godibili anche a 200 metri di distanza. La soluzione esiste, si chiama codice deontologico, con il quale si stabiliscono le regole per tutti, orari di inizio e fine spettacoli, volumi bassi, divieto alle ditte di smontare le attrezzature durante la notte, chi vuol venire firma, chi non rispetta, il prossimo anno non deve essere invitato. Il palco della piazza deve essere trasformato in un evento gioioso per tutti, pensando di più a coinvolgere bambini e giovani, basta volerlo, non è una impresa difficile, non richiede impegni economici, solo buongusto e tanta educazione. Vorrei ancora ricordare che non siamo in uno stadio o in discoteca, siamo in uno spazio pubblico, in mezzo a case di civile abitazione, abbiamo anche noi diritto a vivere l’estate con serenità e non come un tormento. E allora lo dico con una battuta “fuori i fracassoni da piazza Gino Menconi”.
A la fin d’l camin d’la me vita
am son artrovat a viv’r ‘nt’una piaza
che al’è tuta rota e poga pulita.
Quand sul palc al ariv i fracason
p’r queli che i viv’n ‘nti dntorni
ien momenti d’ gran cunfusion.
A n’o sempr vist d’ tut’ i colori
ma nisciun ‘m’avem mai dit
che la ‘stata al dev es’r na fiumara d’ rumori.
Da Carara ‘n Marina pas’and p’r l’Avenza
dicen a tuti “quand la musica al dovent bacan
a d’è mei star senza”.
Se no a diz al parlament itaglian
d’ cavar dal lunarî
i do pù beli e caldi mesi d’l’an.