Quattro giorni per fare 172 chilometri partendo da Modena e arrivando a Massa: a piedi, zaino in spalla, fino a oltre 1600 metri d’altitudine, nei giorni del picco del caldo e dell’afa di Ferragosto, scavalcando gli impervi passi dell’Appennino Tosco-Emiliano e delle Alpi Apuane, per ripercorrere fedelmente il tracciato originario della via Vandelli.
L’impresa è stata compiuta da due appassionati di montagna, di trekking e di storia: Michele Ferrandi e Luisito Bertini, entrambi quarantottenni, carraresi e impiegati nel mondo del marmo. Ferrandi lavora in una ditta di utensili diamantati, Bertini è un cavatore. Gente che conosce il marmo e anche la filosofia di vita che da esso, nel bene e nel male, ne deriva: la capacità di sfidare la durezza della pietra, anche quando sembra impossibile piegarla al proprio volere. Due carraresi doc: duri come il marmo, che hanno fortemente voluto realizzare questa impresa sulla cui riuscita in pochi avrebbero scommesso.
Michele Ferrandi ha raccontato a Diari Toscani: “Abbiamo camminato per quattro giorni, facendo tappe giornaliere di circa 50 chilometri. Non è stato facile, anche per il caldo torrido che c’è stato in questi giorni. Siamo partiti il 9 agosto da Modena alle 5 del mattino e abbiamo ripercorso il tracciato storico della via Vandelli che dal Ducato di Modena portava fino a Massa”.
Lo sport è sempre stato una costante nella vita di Ferrandi che, tuttavia, ha ammesso di aver scoperto i “Grandi cammini di trekking” solo di recente. “L’anno scorso – ha aggiunto Ferrandi – ho percorso il mio primo cammino: La via degli Dei in solitaria, impiegando tre giorni per andare da Bologna a Firenze attraversando gli Appennini su un tracciato di 138 chilometri. Quest’anno, ad agosto, si è unito a me Luisito e insieme abbiamo deciso di fare un percorso che fosse sulla nostra terra. Volevamo un tragitto che raccontasse un po’ i nostri posti e la nostra storia: così è nata l’idea della via Vandelli, che un univa il Ducato di Modena al suo naturale sbocco a mare nel Ducato di Massa governato dagli Estensi”.
La via Vandelli venne commissionata da Francesco III D’Este, Duca di Modena, nel 1738, all’abate, matematico, ingegnere e geografo Domenico Vandelli, docente dell’università di Modena e antiquario di corte dei D’Este. Lo scopo era, appunto, quello di assicurare a Modena un comodo percorso per arrivare al mare, in modo da favorire scambi e commerci. La realizzazione della strada fu una vera e propria impresa per le moltissime difficoltà superate dovute alle caratteristiche del percorso, quasi totalmente montano, sia per i molti limiti imposti dal duca di Modena che voleva contenere i costi e passare solo entro i propri confini. L’opera, che mostrò le straordinarie doti ingegneristiche e scientifiche del Vandelli, venne realizzata in 13 anni e sebbene il suo uso non fu molto esteso nel tempo a causa dei cambiamenti politici imposti dalla storia, la modernità degli studi alla base della sua progettazione hanno fatto sì che il tracciato sia rimasto praticamente intatto fino ad oggi.
“Abbiamo deciso di dedicare alcuni giorni delle nostre ferie per compiere questo cammino – ha proseguito Ferrandi – Abbiamo camminato tra borghi, strade di montagna e cave di marmo, partendo quasi sempre tra le 4 e le 5 del mattino. Nonostante questo siamo sempre stati accompagnati dal caldo afoso che, nelle tappe di 50 chilometri ci ha davvero messo alla prova”.
Un’impresa difficile, ma profondamente intrisa di grandi emozioni, come ha spiegato ancora Ferrandi: “Ogni cammino ti dà e ti prende qualcosa. Questo percorso ci ha dato la possibilità di incontrare e condividere l’esperienza con altri che, come noi, tentavano l’impresa, ma ci ha preso, ovviamente, parte delle nostre forze che passo dopo passo sentivamo abbandonarci. Tuttavia, anche con gli zaini che ti sfiancano le spalle e le vesciche, quando nella mattinata del 12 agosto, sul passo Tambura abbiamo visto il mare, l’emozione è stata intensa. Dopo 172 chilometri eravamo arrivati a casa. Abbiamo capito quello che ogni viandante nel 1700 provava nel fare questo percorso e nel rivedere la propria casa. Il dolore della fatica si è azzerato, compensato dalla felicità di aver portato a termine il nostro obiettivo”.
I due escursionisti apuani hanno fatto tappa a Pavullo nel Frignano, a San Pellegrino in Alpe, a Poggio e infine a Massa. Ferrandi ha spiegato di fare anche un lavoro di documentazione storica prima di scegliere un cammino e di essere rimasto molto colpito dalla figura di Domenico Vandelli, che, proprio negli studi finalizzati alla realizzazione della via che porta il suo nome, arrivò all’individuazione di un nuovo strumento per la rilevazione geografica dei rilievi: le isoipse, le linee che uniscono tutti i punti alla stessa altezza sul livello del mare, fondamentali ancora oggi in cartografia.
“Voglio fare un pubblico ringraziamento anche a Giulio Ferrari – ha concluso Ferrandi – che è l’autore di una guida di riferimento sulla via Vandelli dalla quale ho tratto le informazioni fondamentali per pianificare le tappe del nostro cammino. Ferrari, da anni promuove il percorso sulla via Vandelli. Speriamo, con la nostra impresa, di aver dato un piccolo contributo a far conoscere di più questo cammino”.
© Foto di Michele Ferrandi e Luisito Bertini
Diari Toscani aveva già parlato della via Vandelli nell’articolo de I giri della Cri “Commerci, fantasmi, briganti e panorami mozzafiato: la via Vandelli”