Generalmente, il graffittaro verga le pareti con simbologie che riconducono al suo clan di appartenenza; oppure, con frasi di denuncia sociale; o, ancora, con sortite dense di importante speculazione filosofica; o, semplicemente, con mere immagini descrittive ed autoconcludenti. C’è chi, invece, ha voluto rendere omaggio a ciò che, tirando le somme, lo rende graffittaro: la bomboletta spray.
Si può certamente decorare un muro anche con pennarelli, matite, pennelli o gessetti, ma è con l’avvento della bomboletta spray che il graffito ed i suoi esponenti hanno trovato la propria definitiva consacrazione storica. I primi esperimenti per creare l’antenata della bomboletta spray vennero fatti in Francia, nel 1790. L’idea era di creare bibite gassate pressurizzate. Nel 1927, il chimico norvegese Erik Rotheim costruì un altro antenato della bomboletta spray, mettendo un gas aerosol dentro a un barattolo e vendendo il brevetto per una notevole somma di danari.
Nel 1941, poi, due ricercatori del ministero dell’Agricoltura statunitense, Lyle Goodhue e William Sullivan, brevettarono la bomboletta come erogatore di insetticidi per le coltivazioni agricole; durante gli anni della Seconda guerra mondiale la bomboletta spray venne usata dai soldati per difendersi dagli insetti portatori di malaria sul fronte nel Pacifico.
Ma fu nel Giugno del 1949, che il chimico americano Edward Seymour intuì che quell’utensile avrebbe potuto essere usato anche per la vernice.
Ed eccoci qua, dunque, nel piccolo cortile che ospita il civico 10 di Via Sarteschi in Carrara, a celebrare con tutti i fasti la bomboletta spray per verniciare, a 75 anni dalla sua creazione e, già che ci siamo, per festeggiare, al contempo, quello che è considerato il primo graffittaro a bomboletta della storia del pianeta: quel TAKI 183 che cominciò ad esercitare la propria arte, per semplice passatempo, presso il capolinea del bus 179 sulla strada per Broadway: correva il 1969.
Involontariamente ed inconsapevolmente, venivano poste le basi di un movimento che, da allora, non ha mai smesso di colorare muri e pareti delle nostre città. E voglia Odino che continui a farlo: il graffito, in quanto figlio di un aerosol, ha pochissime controindicazioni😄