Un concentrato puro di carrarinità, di quella più bella, di quella, perfetta, che ha reso, da sempre, grande la città, ben oltre quel rarissimo e prezioso minerale che l’ha resa nota nel mondo. Questo è stata “Marmo bianco”, l’opera scritta dal maestro Roberto Martinelli, carrarino (o meglio, avenzino)doc ed eccellenza nel mondo della musica italiana e internazionale, il cui libretto è stato scritto da Egizia Malatesta, poetessa carrarese nota e premiata a livello nazionale, che in scena ha portato il Coro Montesagro, altra eccellenza carrarese e condensato di storia, bravura e valori della città di Carrara, sette straordinari musicisti tra i quali una brillante Giulia Giannetti, flautista carrarese, sette bravissimi cantanti lirici, tra cui il “marinello” Mirco Felici, incredibile voce da basso, ormai lanciata nel panorama internazionale della lirica e, ultimo, ma solo in ordine di apparizione: Francesco Gabbani nella veste di preziosissima ed emozionante voce narrante, per il quale ogni ulteriore spiegazione è, ovviamente, superflua. Ma ad alzare il contenuto di dna carrarino, nella rappresentazione di “Marmo bianco” che si è tenuta al teatro Animosi nella serata del 18 maggio, c’era molto di più e ha attinto alla storia, alla memoria, al cuore e alla passione di un’intera città. C’era la buccina, vera, originale, suonata da Walter Danesi, che l’ha ereditata dal suo nonno, antico suonatore di buccina alle cave. C’era , ed ha fatto emozionare, il canto autentico dei lizzatori – ricercato appositamente dal maestro Martinelli e riproposto in apertura dell’opera, cantato dal Coro Montesagro, con un’entrata ad effetto dalla platea dei coristi vestiti da antichi cavatori. C’erano le arie toccanti, eccelse e originali composte dal maestro, nelle quali erano fusi perfettamente echi di suoni dell’ambiente delle cave, del vociare quotidiano della Carrara di inizio ‘900, di armonie liriche così profondamente amate dai carrarini da generazioni. C’era la storia, così profondamente carrarina di lavoro duro, di speranze ostinate come ginestre cresciute tra il marmo, di esposizione costante alla paura e al dolore, di capacità di andare avanti anche di fronte alle più drammatiche prove della vita, di tutti quei valori che, sapientemente la poetessa Egizia Malatesta ha saputo equilibrare nel libretto. E il pubblico ha palpitato per il bacio d’amore di Dorina e Giò il Moro, che si salutano prima che lui vada a lavorare alle cave e ha sofferto l’angoscia di Tina, che non vuol lasciare salire al monte suo figlio bambino perché il monte le ha già portato via il marito e ha risentito tutto il passato di ogni carrarino nella sublime combinazione di voci del Coro Montesagro, come sempre guidato dall’eccellente maestro Alessandro Buggiani. Applausi a scena aperta e standing ovation finale: non poteva essere diverso. Un unico rammarico: la versione andata in scena agli Animosi era solo un estratto dell’intera opera scritta dal maestro Martinelli. In molti, se non in tutti, è rimasta la voglia di vedere l’intera rappresentazione con scenografie, costumi ed orchestra. Un tale, preziosissimo omaggio alla città di Carrara non può certo rimanere nella forma ridotta e one shot. L’assessore alla cultura Gea Dazzi, che ha assistito alla rappresentazione ha commentato: “Sono felice del successo che ha riscosso l’opera “Marmo Bianco”, in cui abbiamo creduto fin dall’inizio. Poterla rappresentare interamente per ora è un sogno perché i costi sono molto alti, ma non è detto che non si riesca a trovare gli sponsor per realizzarla”. Del resto, in una città in cui il mercato del marmo raggiunge le cifre che la nota trasmissione Report ha divulgato, sembrerebbe un po’ strano non riuscire a trovare sponsor per un’opera che rappresenta il valore e la storia della città del marmo.