Il mese di maggio all’insegna della grande letteratura inglese alla Dickens Fellowship a Carrara con relatori nazionali e internazionali: una ricca offerta culturale per il territorio apuano. Primo appuntamento è sabato 4 maggio alle ore 17:30 in Piazza Alberica 2/a con la conferenza LA PERCEZIONE DELL’ITALIA DI LORD BYRON a cura dello studioso Vincenzo Patanè. “Sono molte le celebrazioni dedicate a Lord Byron sia in Italia e che all’estero in questi giorni – dichiara Marzia Dati, presidente della Dickens Fellowship – pertanto siamo felici di potere celebrare anche a Carrara questo grande poeta che ha avuto un rapporto privilegiato con l’Italia. A parlarne sarà Vincenzo Patanè uno tra i massimi esperti del poeta romantico. Lord Byron visse 7 anni in Italia, dal 1816 al 1823, soggiornando in quattro città – Venezia, Ravenna, Pisa e Albaro (Genova) – e visitandone numerose altre, come Milano, Verona, Vicenza, Padova, Ferrara, Bologna, Firenze, Roma, Livorno, Montenero e Lerici. Byron fu attratto dall’Italia su ogni versante, diventò presto padrone della lingua italiana, grazie alla sua predisposizione nell’apprendere le lingue. Così tradusse alcuni brani di opere italiane (il quinto canto dell’Inferno della Divina Commedia, alcuni versi del canto di Paolo e Francesca e soprattutto il primo canto del Morgante Maggiore di Luigi Pulci. Ma fu soprattutto un divertito osservati dei costumi italiani, così differenti, nel bene e nel male, da quelli inglesi. Il suo occhio fu attento e curioso, soprattutto verso ciò che era dissimile dai costumi inglesi sia per eccentriche abitudini come il “cavalier servente” sia per altre, di ben differente tono, come un’esecuzione pubblica in una piazza a Roma. Non c’è niente che non sia stato da lui puntigliosamente osservato sugli italiani, con acute intuizioni: dal rito della conversazione mordace al rapporto con la musica e col teatro fino ai costumi sentimentali ed erotici, passando, con spirito salace e critico, da toni entusiasti (“Qui tutte le città sono capitali – e non hanno quel tono provinciale delle città secondarie di altri regni”) ad altri talora meno lusinghieri ma comunque incisivi. Nello stesso tempo, pur non mostrando mai un grande interesse nei confronti dell’arte (apprezzò la scultura, non molto la pittura e l’architettura) godé appieno le bellezze delle città seducenti e della natura incomparabile. Nel nostro paese visse momenti emozionanti, trasferiti poi nel quarto canto del Childe Harold’s Pilgrimage, ambientato in toto in Italia. In esso parte da Venezia e per poi proseguire per Arquà (vicino alla tomba di Petrarca), Ferrara (con ricordi di Ariosto e Tasso), Bologna, Firenze, Foligno e le delicate fonti del Clitumno. L’ultima tappa, dopo le cascate del Velino, è Roma e i suoi dintorni, come Tivoli, Frascati, Albano.