Nessun cantautore può essere considerato un poeta grande e maledetto, come Piero Ciampi. Nacque a Livorno il 28 settembre del 1934, di fronte alla casa di un altro illustre livornese immenso e fragile, Amedeo Modigliani. L’infanzia non fu semplice: la sua famiglia dovette rifugiarsi nelle campagne pisane a causa dei bombardamenti, durante la seconda guerra mondiale, che rasero al suolo il porto di Livorno, causando circa seimila morti. Dopo la fine del conflitto, Piero Ciampi fu ospite di una zia a Milano e si iscrisse la Liceo Scientifico “Vittorio Veneto”. Non terminò gli studi e tornò a Livorno, dove insieme ai suoi fratelli formò un gruppo che si esibiva nei locali della zona. Per guadagnare qualcosa Piero lavorò per una ditta di oli e lubrificanti del porto, fino a quando non ricevette la chiamata militare. Svolse il servizio a Pesaro, dove conobbe Gian Franco Reverberi, che sarebbe diventato uno dei più grandi autori musicali dello scorso secolo ed esponente di spicco della scuola genovese. Dopo il periodo militare, durante il quale si era innamorato della figlia del comandante, scrivendole lettere e poesie e affinando la sua arte, tornò a Livorno. L’inquietudine interiore di Piero si manifestò e l’artista si trasferì a Genova, dove ritrovò il suo amico Reverberi e poi a Parigi, negli anni dell’esistenzialismo che erano congeniali al suo essere crepuscolare. Le sue poesie divennero famose in Francia e gli consentirono di entrare in contatto con Louis Ferdinand Cèline, Georges Brassens e Leonard Cohen. In quel periodo venne soprannominato: L’italianò. Nel 1958 si recò in Svezia come chitarrista al seguito di Luigi Tenco, e pagherei per aver assistito a una loro serata insieme. Tornò a Livorno alla fine degli anni cinquanta e Reverberi lo convinse a trasferirsi a Milano e nel 1961 Piero Ciampi pubblicò il suo primo disco: La grotta dell’amore con il nome di Piero Litaliano in onore del suo soggiorno parigino. L’opera non ebbe molto successo, incontrò tuttavia il gradimento di una piccola nicchia di esperti, tra i quali Natalia Aspesi, famosa per aver stroncato Tolkien, ma questa è un’altra storia. Piero Ciampi si traferì a Roma divenne direttore artistico della Ariel, una piccola etichetta discografica. In quel periodo scrisse: Lungo treno del sud, interpretata da Tony Del Monaco e Nessuno mai mi ha mandato dei fiori che cantò Katyna Ranieri. Poi ancora: Ho bisogno di vederti che Gigliola Cinquetti portò al Festival di Sanremo del 1965. Piero Ciampi iniziò a vagare per l’Europa senza meta, in nome di quella inquietudine e del dover vivere prima di creare. Nel 1967 scrisse un intero album per Lucia Rango con i brani più famosi: Samba per un amore, Stasera resta qui e Primavera a Roma, un atto d’amore per la città eterna e le sue atmosfere uniche. Nei primi anni settanta l’apprezzamento di Gino Paoli fece ottenere a Piero Ciampi un contratto con la RCA, insieme a un consistente anticipo in denaro che Ciampi dilapidò senza incidere neppure una canzone. L’abuso di alcool e il suo carattere irascibile lo portarono spesso a insultare il pubblico durante i concerti, già molto caldi negli anni settanta. Strinse amicizia con Ezio Vendrame, un calciatore fuori dagli schemi, che quando giocava con la maglia del Padova, riconoscendo Ciampi in tribuna, fermò l’incontro per salutarlo, che bello il calcio senza VAR. Nel 1971 collaborò con Dalida e nel 1973 scrisse: Bambino mio che Carmen Villani cantò nel Festival di Sanremo. Era una canzone struggente contro la guerra, di una drammatica attualità. Nel 1975 ci potrebbe potuta essere la svolta artistica definitiva per Piero Ciampi. Ornella Vanoni gli commissionò il suo nuovo album e lui cosa pensò di fare, scomparve per poi riapparire a progetto naufragato. In quel periodo si trascinò tra un locale e un altro, spesso provocando risse. Soggiornò a Livorno per poi spostarsi in continuazione. Alla fine degli anni settanta si esibì in qualche sporadico concerto insieme a Paolo Conte, Nada e Renzo Zenobi. Gli ultimi anni della sua breve esistenza furono intensi, come di coloro che vogliono mordere la vita e non perdere neppure un attimo. Piero Ciampi morì il 19 gennaio del 1980 in completa solitudine, assistito dal suo amico medico e anche lui cantautore, Mimmo Locasciulli. Piero Ciampi è stato sposato due volte, una con Brigit Mary Fox, dalla quale ha avuto Steven nato nel 1963 e morto nel 2010 e con Gabriella Fanali con la quale ebbe Mira, nata nel 1965. Ciampi è stato un poeta, un cantautore, un musicista fuori dagli schemi, si potrebbe considerare un discendente diretto del decadentismo di Baudelaire o dei poeti maledetti della letteratura francese, Verlaine, Mallarmé o Rimbaud, in ogni caso ha vissuto la sua breve esistenza alla ricerca di se stesso e ci ha lasciato l’essenza della sua anima.
Il tuo ricordo
è una strada piena di luce,
una cometa luminosa,
mi segue sempre, ovunque vada,
sempre.
Ora che non ci sei più
credo ancora di averti vicina
e torno ogni sera dove tu stringevi la mia mano.
Ed il tuo viso è una sera piena di ombre
ed il ricordo dei tuoi passi
mi segue sempre, ovunque vada,
sempre.
Ora che tu non ci sei più
io desidero silenzi,
infiniti silenzi,
infiniti deserti,
usignoli tutti bianchi
e pensieri sereni
su una strada piena di luce
che non ha mai fine.