foto di Giovanni Viaggi
Ogni volta che dalle Apuane lo sguardo si volge verso ovest, non si può fare a meno di notare il promontorio di Montemarcello che forma il braccio est del golfo di La Spezia, ed è proprio là che oggi abbiamo deciso di andare per fare conoscenza di quei luoghi aspri ed ameni nel contempo. Partiamo dunque a mattino inoltrato: siamo nel tardo autunno, e, seguendo la costa della Riviera Apuana, arriviamo a Marinella, per piegare poi verso nord a risalire la sponda sinistra del fiume Magra, o La Magra, come si usa chiamarlo in loco, di cui Dante, nel Canto IX del Paradiso, così declamava “Di quella valle fù io litorano tra Ebro e Macra, che per cammin corto parte lo Genovese dal Toscano”.
Superiamo il ponte della Colombiera: ricordo che, un tempo, qui nei pressi, c’era una specie di zatterone che, tirato a braccia con una fune, fungeva da traghetto, facendo così evitare il lungo giro di Sarzana. Dopo poche centinaia di metri, si gira a sinistra, ripercorrendo al contrario la riva destra, per giungere Bocca di Magra, la ridente località adagiata fra la collina e la foce del fiume.
Qui troviamo un ampio parcheggio, oggi, data la stagione, praticamente vuoto, dove si può lasciare l’automezzo gratuitamente sulle strisce bianche, alla cui estremità parte, ben segnalato, il sentiero CAI n° 433.
Cominciamo a salire e, dopo una decina di minuti, costeggiamo il grande parco del Monastero di Santa Croce, un tempo sontuosa dimora, con vista impagabile sul mare sottostante e sulle Apuane, fatta costruire in stile neogotico a fine ottocento, sui resti di un vecchio convento, dall’industriale del marmo Carlo Alberto Fabbricotti. Il blocco delle esportazioni del marmo, dovuto alle sanzioni imposte all’Italia a seguito dell’invasione dell’Etiopia, portò ben presto al fallimento della famiglia Fabbricotti che si vide costretta a cedere la proprietà al Monte dei Paschi di Siena.Durante la guerra, il castello divenne sede del comando tedesco e gli eventi bellici ne provocarono gravi danneggiamenti. Nel 1952, fu rilevato dai Carmelitani Scalzi che lo trasformarono, ampliandolo, nel centro di accoglienza e di ritrovo spirituale attuale.
Aggirato il parco continuiamo a salire lungo il sentiero ben segnalato, attraversando la vecchia strada militare, ora via Fabbricotti, e, più in alto, la strada provinciale 29, per poi inoltrarci in un fitto bosco di pini e macchia mediterranea, che, in poco meno di un’ora, ci porta a Montemarcello. Il paese è una vera chicca, con le sue stradine lastricate a mattoni e le case variopinte, molte delle quali contornate da graziosi e ben tenuti giardini. Esso è posizionato sulla cresta della collina e gode di una vista invidiabile che, ad est, spazia sulle maestose Apuane, mentre ad ovest si apre per intero sul Golfo di La Spezia fino a Portovenere e le isole di Palmaria, Tino e Tinetto. Percorriamo la via Don Calisto Marchi per Punta Corvo. Da qui parte un lungo e ripido sentiero, ora inibito a causa di diverse frane, che, con i suoi 700 scalini, porta fino all’omonima spiaggia. Ci accontentiamo, pertanto, di arrivare fino ad uno spiazzo panoramico dal quale si gode una vista impareggiabile del golfo.
Su un gradone di cemento notiamo una curiosa scultura in fibra di carbonio a forma di sedile denominata “Culo nel burro” forse perché da qui, comodamente seduti, si ha la fortuna di godere di questo splendido panorama.
Torniamo indietro fino ad incontrare il sentiero CAI 444, che scende ripido nel bosco di lecci e corbezzoli fino a mezza costa, con una serie di saliscendi che offrono degli splendidi affacci sul mare. Lungo il cammino troviamo numerosi funghi che sporgono dal terriccio del sottobosco. Si tratta di splendidi esemplari di Lactarius piperatus che, purtroppo, pur essendo commestibili, hanno uno sgradevole gusto piccante che li rende immangiabili.
Dopo circa quaranta minuti, eccoci ad un bivio, dove troviamo un segnale CAI che indica la direzione per Bocca di Magra; ancora pochi minuti in salita, ed arriviamo in una bell’area attrezzata con tavolo per il picnic ed un’amaca per il relax. Qui finalmente ci fermiamo a consumare il nostro frugale pasto.
Una breve sosta e di nuovo in cammino fino al bivio che va verso Punta Bianca. Scendiamo in una serie di tornanti fino alle vecchie postazioni dei bunker della batteria “Dante De Lutti” che, muniti di due cannoni antinave 152/45, con la loro gittata di oltre diciannove chilometri, tanti danni e lutti portarono alle città di Carrara e Massa negli ultimi giorni di guerra, dopo lo sfondamento della Linea Gotica da parte delle truppe americane della divisione Buffalo, con il supporto dei partigiani apuani.
Altra vista impagabile sulla foce del Magra, sulla piana di Marinella, sulle Apuane e poi giù, fino a Viareggio ed alla costa livornese. Purtroppo a causa di recenti frane anche qui non è possibile arrivare fin sotto Punta Bianca, il cui nome è dovuto a due falde di candido calcare che spuntano fra il grigio delle altre rocce.
Risaliamo e ci avviamo a chiudere l’anello, facendo un breve, ma doveroso raccoglimento davanti alla lapide posta nel luogo dove vennero fucilati i quindici soldati italoamericani appartenenti all’OSS, la cui missione, denominata operazione Ginny, prevedeva il sabotaggio della linea ferroviaria Genova La Spezia.A causa di uno sbarco ben lontano dall’obiettivo, essi furono catturati e, nonostante indossassero regolari divise militari, benché prive delle insegne di appartenenza, furono barbaramente trucidati il 26 marzo del 1944. Il responsabile di tale atto, generale Dostler, fu processato e condannato a morte per fucilazione con sentenza eseguita il primo dicembre del 1945.
Continuiamo nel nostro cammino sulla strada asfaltata, fino a ricongiungerci con il sentiero che avevamo risalito al mattino e scendere poi al parcheggio dove arriviamo, dopo quattro ore dalla partenza, per riguadagnare la via di casa.