TUTTO IL TIFO MINUTO PER MINUTO 31^GIORNATA
Roma Lazio 1-0
di Pierluigi Califano
C’è un motto che si ascolta per le strade di Roma “Er derby nun se gioca, se vince “. Le squadre della capitale devono averlo preso alla lettera, perché gli ultimi derby sono stati solo, un lieve agonismo, tanto nervosismo e poco gioco. In ogni caso, lo spettacolo migliore è quello dei tifosi che regalano coreografie magnifiche. La gara parte lenta con le squadre che si studiano, c’ è un tiro alto per la Roma e Immobile che ormai ha quasi completato la sua trasformazione in Egidio Calloni. Romagnoli invece ha seguito il corso: come non si difende con il poster di Lequi in omaggio. Ci sono un paio di occasioni per la Roma grazie a Lukaku che non vede la porta manco per sbaglio, ma crea spazio per i compagni. Dopo un rinvio alla labuttodovecapitatantochesuccede, Mancini segna di testa da calcio d’angolo mentre Romagnoli finisce la colomba di Pasqua. Finisce il primo tempo con il vantaggio giallorosso. Tudor toglie Immobile e Romagnoli e li lascia a seguire i corsi di Van Basten e Nesta. Inizia la seconda parte e El Shaarawy colpisce un palo tirando giù Iside con un moccolo. Per fortuna della Lazio Lukaku si toglie la maschera e sotto appare Egidio Calloni. I laziali spostano in avanti il baricentro e la Roma arretra difendendo con ordine, anche se con qualche fallo al limite della denuncia. Abbiamo il tempo di vedere un goal annullato a Kamada che anche oggi si è dimostrato utile con un passino per svuotare il mare. Dal minuto settanta inizia un tutti contro tutti, che vede Guendouzi nel ruolo del trucido e Pellegrini in quello del libanese. La partita finisce con la giusta vittoria della Roma che torna a gioire dopo qualche derby perso. Per quanto riguarda la Lazio, oltre al rimpianto di non vedere più Mourinho in panchina per la Roma, poche colpe ai giocatori, quasi nessuna all’ allenatore e tutte a quell’ ungulato seduto in tribuna.
Juventus Fiorentina 1-0
Giochiamo solo un tempo, facciamo solo un gol – in realtà quattro, ma non essendo l’Inter, a noi ci contano tutti i fuori gioco del mondo mondiale – comunque, basta. Per fortuna. Non riesco più a pensare che sia una svolta, anche perchè, ormai, non servirebbe più a niente, comunque, almeno per 45 minuti abbiamo visto una squadra di giocatori e non di zombie. L’amaro è così intenso che ci vorranno almeno 50 vittorie in fila per farlo sparire, specialmente perchè il nostro default ha spianato la strada ai meno meritevoli di raggiungere un traguardo ottenuto solo rubando ingiustamente a noi uno scudetto nostro, sudato e veramente vinto sul campo. E vabbè. Allegri continua a far giocare i bimbetti del Ricortola (con tutto il risopetto, sia chiaro, anzi, mi sa che forse quelli giocherebbero anche meglio degli alluvionati che mettiamo in campo noi) e noi, bistrattati tifosi, dobbiamo sempre domandarci come è possibile che certi “buzzi”(nel mio dialetto significa ciofeche) possano indossare la nostra maglia. E rivabbè. Che speriamo? Nulla. Che questo orrido campionato finisca presto.
Juventus Fiorentina 1-0
di Gianni Ammavuta
Alla fine, il Prandelli-pensiero – secondo il quale la partita con i bianconeri vale tre punti esattamente come tutte le altre – sembra essersi installato davvero nella tifoseria viola. Le eventuali sconfitte – come quella di ieri – non sono più destinate a fomentare l’acredine, ad alimentare i dietrologismi e i complottismi. Così come le vittorie: avranno sempre un sapore speciale, ovviamente, ma non saranno più l’evento che da il senso ad una stagione.
La Fiorentina avrebbe potuto pareggiarla questa partita, e forse se lo meritava pure. Ma è stata giuistamente punita per l’incomprensibile approccio alla gara. I gol annullati e l’unico realizzato, sono emblematici della mollezza viola dei primi 45 minuti. La Juve ci mette una voglia di vincere che, probabilmente, la Fiorentina tiene da parte per partite più importanti di questa. Non si spiega altrimenti il gol di Gatti (sigh, e ancora sigh). Nel secondo tempo la squadra gigliata fa qualcosa in più, complice una Juve in versione tartaruga, non tanto per la lentezza, quanto per il modo in cui ritrae la testa nel suo guscio. Nell’unico squillo di tromba di Nico, Scezny la devia sul palo con la cucitura del guantone sinistro, in un botta e risposta finalmente di livello. Poi il commovente Nzola, il giocatore più intristito del mondo, aggiunge una tacca al suo già altissimo livello di depressione e scarsa autostima, andando ad intercettare il tiro di un pimpante Beltran, che raccoglie un buon invito di Lopez, chiamato al cross basso in piena area di rigore, da una pregevole combinazione al limite dell’area bianconera. Poi, poco altro fino al triplice fischio, dopo soli tre minuti di recupero, che non si vedavano da quando Moggi era nei suoi cenci.
In ultima analisi, nel primo tempo il Var salva la Fiorentina da se stessa, e le fornisce quel minimo di forza per provare a pareggiare (della serie: “Visto che siamo ancora in piedi, proviamo a camminare, non sia mai che si arrivi da qualche parte”). La Juve, questa Juve – e non me ne voglia la Direttrice – non fa davvero più paura a nessuno. Considero questa partita come un’amichevole estiva di lusso andata male.Brucia perdere ma ci sono altre illusioni da inseguire. D’ora in poi, ho il vago sospetto che ne vedremo altre di partite così, almeno in campionato. La riprova l’avremo giovedì in coppa, per l’andata dei quarti della Conference, che sarà pure una coppetta, ma resta oggettivamente il traguardo più alla portata di questa squadra a tratti bella, e a tratti inguardabile. Momento migliore: la faccia di Dusan Vlahovic che passa dalla gioia rabbiosa per il più liberatorio dei gol, alla costernazione per un peso di cui non riesce proprio a liberarsi.
La verità è che Dusan ci manca molto. La sua classe, la sua forza, sarebbero state preziosissime, visto il nostro imbarazzante parco attaccanti. Non sapremo mai la verità totale sul clamoroso trasferimento del serbo all’odiata Juve. Ma, ancora, fa più male questo, di qualunque sconfitta sul campo.
Riposa in pace Joe Barone. Forse, e dico forse, hai davvero dato tanto a questa società, ma l’umiliazione che hai fatto patire a Firenze con la vicenda Vlahovic, macchierà per sempre il ricordo che Firenze avrà di te.
Udinese Inter 1-2
di Ludovico Begali
Altro lunedì, altra partita dell’Inter, impegnata a Udine per continuare la marcia verso il tricolore. Ultime uscite non brillantissime -ci sta un calo fisiologico- da parte dei neroazzurri, che nel primo tempo tengono tanto palla, ma creano poco; da segnalare due belle parate di Okoje, portiere dell’Udinese che stamani si è svegliato, sapendo che questa sera sarebbe diventato Buffon. I bianconeri non creano assolutamente nulla, ma da un cross deviato riescono clamorosamente a portarsi in vantaggio dopo una dormita -figurati- di Dumfries con annessa parata laser di Sommer -Handa sarebbe fiero di te. Primo tempo sotto 1 a 0. Ennesima riprova che non esiste la parola tranquillità nel dna Inter e nei suoi tifosi, a cui riaffiorano i traumi di due anni fa a Bologna. Nel secondo tempo l’Inter prova a spingere e riesce a pareggiare su calcio di rigore di Chala -molto male fino a quel momento ma glaciale come sempre dagli 11 metri- . Udinese che oltre che a perdere tempo ogni due per tre, si arrocca nella sua area, sperando di resistere. Entra il leone Sanchez, che qualcosa prova a smuovere, ma oltre qualche occasione con Frattesi e Thuram non si sfonda il muro friulano. O meglio, non sembra, perchè al 95esimo, quando le speranze di potersi giocare l’aritmetica al derby sembravano svanire, dopo un bel tiro di Lautaro dal limite -su cui ovviamente Okoje compie un miracolo- il palo porge a Frattesi -ancora lui- la palla del 2 a 1 che manda in estasi i tifosi.Finisce così la partita, continua invece la corsa trionfale interista. Amala
Verona Genoa 1-2
di Marco Germelli
Bravo, Grifo. Se l’ovetto di cioccolata con sorpresa è divenuto prodotto di punta ed oggetto di culto, un motivo c’è. E non è l’ovetto, nè la cioccolata. Ma è la sorpresa. Generalmente, quando ti si vede andare in vantaggio, l’avversario rimonta e poi ti ghigliottina a passo di danza?
Stavolta no!
SORPRESA!
È l’avversario di turno, a passare in vantaggio, a vedersi rimontare e poi a vedersi schiacciare nella polvere, il tutto in rapida successione. Con sentitissime grazie al commendator VAR, che scongiura l’ennesima frittata fatta con ovetti tutt’altro che di cioccolata, rilevando un millimetrico fuorigioco da parte nemica.
E la sorpresa è “Vox Media” per definizione, di per sè, non ha accezione positiva, e neanche negativa. Dipende dal punto di prospettiva.
Quello rossoblè è più che buono, e non solo per la vittoria…
Quello Veronese è più che cattivo, e non solo per la sconfitta…