La rapa selvatica è assai comune ai margini delle strade, con i suoi fiori gialli: quattro petali messi a croce, simili a quelli del broccoletto, ma più larghi e con le venature scure. Cresce principalmente in terreni sabbiosi e luminosi, si trova facilmente nei campi incolti, lungo i sentieri, negli ambienti ruderali, ma anche in terreni coltivati. Il nome botanico Raphanus deriva dal greco ráphanos, in latino “raphanus”, rafano, ravanello, da “ῥα” (rha), contrazione di “ῥίζα” (rhiza) radice, e dal verbo “φαίνω” (phaíno) apparire, con allusione alla crescita veloce della pianta. Raphanistrum invece deriva dal latino “raphanus” più il suffisso “istrum” parola che possiamo tradurre come “ravanellastro”, forma dispregiativa rispetto al Raphanus “ravanello”.
La rapa selvatica viene anche chiamata ravanello selvatico, da questa pianta infatti derivano le varietà di ravanelli attualmente coltivati, anche se la rapa selvatica, per dimensioni e gusto, è molto più vicina alle cime di rapa o ai cavoli, avendo però un gusto e odore più delicato di quest’ultimi. Ma ciò che rende la rapa selvatica assolutamente inconfondibile sono i suoi frutti: dei baccelli bitorzoluti, contenenti fino a otto semi, strozzati fra un seme e l’altro. Il Rapestr non tradisce la sua appartenenza alla famiglia dei cavoli, ed è una pianta commestibile, utilizzata un tempo sia per le foglie che venivano consumate lesse, sia per la radice che veniva, ovviamente, usata come la rapa. Appartiene famiglia di Cavoli, Rape e Ravanelli, Senape, il che spiega il motivo del sapore e dell’odore.
La rapa selvatica contiene potassio, ferro, calcio, fosforo, vitamine B, A, C ,E . Può essere raccolta tutto l’ anno resistendo benissimo al gelo. Solo nei mesi caldi (periodo di fioritura e produzione del seme) la pianta diventa dura e fibrosa. Come i suoi parenti stretti, ha virtù innegabili, ormai riconosciute anche dalla scienza ufficiale: se ne studiano gli effetti sul cancro, si sa dell’effetto disintossicante su fegato e bile, proprietà che contribuivano una volta a mantenere sani gli organi del popolo contadino , che di questa povera erba si nutriva in abbondanza essendo questa infestante. La rapa selvatica ha proprietà disintossicanti ed è quindi un valido aiuto per eliminare le tossine, per questo sarebbe meglio mangiarla cruda in insalata, raccogliendo solo le giovani foglie o i giovani getti. Della pianta si mangia tutto, specie quando la radice è bella bianca, tenendo conto che ha un sapore piccante, anche se le foglie bollite ne perdono gran parte, lasciando un retrogusto di cavolo. Le foglie si possono utilizzare allo stesso modo degli spinaci, le radici alla maniera del ravanello, mentre le foglie più giovani e tenere si possono mangiare crude in insalata con aggiunta di olio, aceto e sale. La buona consistenza della pianta si mantiene anche dopo la cottura per cui è una verdura che sazia molto e a lungo: per questo motivo le nostre nonne ne facevano largo uso, anche per farne zuppe e minestre.