Torna, in tutta la sua esilarante genialità, il collaboratore più “insolito” di Diari Toscani: lo scrittore Marco Germelli, e apre un nuovo, originalissimo sguardo su Carrara, sua città, dalle mille sfaccettature che si intersecano in ogni tempo. Dopo il successo della fortunatissima rubrica : La segagione del marmo, dalla quale è stato tratto un libro in uscita entro fine marzo, Marco Germelli riprende la sua lettura ironica e profondamente acuta della città con la rubrica Carrara Graffiti che uscirà ogni domenica su Diari Toscani, per iniziare la giornata di riposo, sempre con un sorriso.
“Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, vende o distribuisce o mette comunque in circolazione scritti o disegni, senza avere ottenuto l’autorizzazione richiesta dalla legge, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquantuno euro a trecentonove euro. Alla stessa sanzione soggiace chiunque, senza licenza dell’Autorità o senza osservarne le prescrizioni, in un luogo pubblico, aperto o esposto al pubblico, affigge scritti o disegni (….), o comunque colloca iscrizioni o disegni (….)”.
Così recita testualmente l’articolo 663 del Codice Penale, quello che disciplina, tanto per intenderci, il cosiddetto Divieto d’affissione. Vi siete tuttavia mai soffermati a ragionare sul fatto che lo stesso Divieto di affissione sia, a propria volta …un’affissione? Stando così le cose, se un divieto si contravviene da solo, ebbene, non è più un divieto! Meno per meno dà sempre più:è una legge matematica.
Come dice il popolarissimo street artist Banksy: “Alcune persone diventano poliziotti perchè vogliono far diventare il mondo un posto migliore. Alcune diventano vandali perchè vogliono far diventare il mondo un posto migliore da vedere!”.
Alla luce di ciò, ben venga il graffito, opera d’arte da sempre osteggiata ed ostacolata, opera estemporanea ed effimera, destinata, inevitabilmente, ad essere comunque cancellata per sempre dall’usura del tempo, dalle intemperie, da interventi cosiddetti riparatorii o – perchè no? – da altri graffiti. Ma, proprio per questo, opera pura e sincera, vera e verace, la cui forza è la forza della vita stessa (Paolo Vallesi approverebbe). Vita la cui intrinseca bellezza risiede -anche- nella propria caducità e brevità. Un concetto ottimamente espresso dal grande Piero Angela, quando, intervistato a riguardo, così parlava: “Purtroppo dobbiamo morire. Ma abbiamo vissuto. Ci sono quelli che non sono mai nati. Noi per millenni non siamo mai nati. Non nasceremo più, forse”. «Questo che cosa le ha insegnato?». “Che bisogna vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma anche come se fosse il primo“.
Sull’onda di queste illuminanti parole, vorrei inaugurare, con la presente, una rubrica dedicata ai graffiti che costellano i muri di Carrara e dei suoi dintorni, onde provare a dar loro ulteriore voce e ad eternarli, prima che essi scompaiano per sempre. Il titolo della rubrica potrà sembrarvi scontato, ma il film a cui si ispira, altro non è che un omaggio nostalgico del regista alla sua gioventù e a quella dei ragazzi degli anni ’60 (ma, di fatto, di ogni epoca), attraverso un carosello di situazioni comiche, patetiche, grottesche e sentimentali:un piccolo grande Graffito, in sostanza. Lo stesso che si dipana tutt’intorno a noi, sui nostri muri e sulla nostre pareti e noi, spesso, manco ce ne accorgiamo. Proviamo a rimediare a questo strafalcione😁