Chi, non avendo mai sentito parlare della Lunigiana, chiederà informazioni a qualcuno, che già l’ha frequentata, si sentirà dire con ogni probabilità che è la terra del buon cibo, la terra delle statue stele, del marmo, dei profumati funghi, delle magiche montagne, ma, soprattutto, la terra dei castelli. E non avrebbe tutti i torti a dire così, il nostro immaginario informatore, perché in Lunigiana, ogni città, ogni paese, ogni piccolo borgo ne ha uno anzi, qualcuno ne ha anche di più. Alcuni sono famosi per la loro imponenza come il castello del Piagnaro a Pontremoli o la fortezza della Brunella ad Aulla, altri più per i fatti a cui sono legati come quella della Verrucola a Fivizzano che ospitò le vicende del famoso condottiero Spinetta Malaspina e che forse, come qualcuno sostiene, ne cela ancora i resti mortali. Insomma, se andassimo a fare un elenco dei manieri esistenti sul territorio, rimarremmo strabiliati dal numero che ne uscirebbe fuori, cioè ben più di cinquanta. La ragione di ciò possiamo attribuirla alla divisione del territorio, avvenuta nell’alto medioevo ad opera del dignitario longobardo Oberto, che assegnò i territori da un lato e dall’altro del fiume Magra ai suoi due figli Corrado e Obizzo. La necessità di controllare un territorio così vasto e difficile, diede l’impulso alle varie famiglie sottomesse per costruire castelli, fortezze e manieri che sono così giunti ai nostri giorni non sempre in condizioni eccellenti. Alcuni si mostrano ancora in ottime condizioni mentre di altri non sono rimaste che poche mura diroccate in cima ad un poggio, tutte però custodiscono in sé storie e leggende delle famiglie e dei potenti che le abitarono. Il castello che forse racchiude in sé le storie più famose è senz’altro quello di Fosdinovo. Se dovessimo descriverlo potremmo dire che ha la tipica forma di un castello medioevale, con una pianta quadrangolare, quattro torri, un bastione semicircolare, un camminamento per la ronda protetto da merlatura ed un avamposto rivolto verso il paese per questioni difensive, che prende il nome di spuntone o rivellino. L’accesso è regolato da un ponte levatoio ed entrando in uno dei due cortili centrali possiamo trovare un pozzo per l’approvvigionamento dell’acqua. Insomma uno di quei castelli che si possono immaginare in una tipica storia di dame e cavalieri medievali.
Un primo racconto custodito tra le sue merlature, vuole che Dante Alighieri, ormai esiliato e girovago per l’Italia, abbia trovato qui rifugio grazie alla protezione dei Bianchi di Erberia. Dalle finestre di quella che si dice fosse la sua stanza, nella torre di levante, il sommo poeta poteva ammirare le creste delle Alpi Apuane che, in una sorta di pareidolia, formano la sagoma di una donna che dorme. Nel salone principale esistono ancora degli affreschi a testimonianza di quell’antica amicizia ma, voci non confermate, raccontano di strani eventi che accadono di notte in quella parte di castello: oggetti che si muovono da soli, ombre che sfuggono alla vista delle persone e tutto l’armamentario che si può ritrovare in un castello antico.Non solo: nella stanza cosiddetta di Dante si può assistere alla presenza di strane ombre ed entità perché in realtà il castello di Fosdinovo è molto più famoso per la storia della marchesa Cristina Pallavicino e quella della sfortunata Bianca Malaspina.
La Marchesa Cristina Pallavicini, rimasta vedova nel 1671. Diede alla luce un figlio maschio Carlo Agostino, unico erede e ne rimase tutrice per ben 20 anni ma la sua storia più che per questo episodio, rimane vivo per le sue supposte attività lussuriose. Si dice infatti che fosse una donna dai forti appetiti sessuali e che per soddisfarli desse accesso alla sua camera da letto a uomini di ogni ceto sociale. L’uscita da quell’alcova era però il vero problema, perché, come si può vedere ancora oggi, alla base del letto esisteva una botola che la nobildonna non si faceva problemi ad azionare ed al di sotto della quale erano posizionate lame affilatissime che uccidevano, seduta stante, gli sfortunati amanti di turno. Questa storia, forse un po’ esagerata dal tempo, crebbe forse per giustificare la presenza di quella e di altri trabocchetti sparsi per il maniero, che probabilmente avevano una loro funzione difensiva in caso qualche nemico fosse entrato con forza tra le sue mura.
Può, però, esistere un castello medioevale senza la presenza di un fantasma? Ecco quindi che nel novero delle nostre storie di paura, entra la figura di Bianca Maria Aloisa Malaspina, figlia albina del marchese Giacomo II Malaspina e di Maria Olivia Grimaldi. La ragazza si innamorò di un giovane stalliere la relazione andò avanti fino a quando questa non fu scoperta. I genitori fecero di tutto per cercare di porgli un fine, arrivando a segregare la giovane ragazza nel convento di S. Croce del Corvo dl quale però, la marchesina riuscì a scappare. Colmo d’ira il padre decise quindi di passare alle maniere forti decidendo di uccidere il ragazzo. La ragazza invece fu murata viva in una stanza, insieme ad un cane, simbolo di fedeltà ed un cinghiale, simbolo di ribellione. La giovane donna, nonostante le venissero calati da una botola gli alimenti per vivere, morì pochi anni dopo di stenti e di solitudine. Naturalmente la stanza non venne più trovata senonché negli anni ’80, durante dei lavori di restauro, non furono trovati dietro un muro alcuni reperti ossei che le indagini scientifiche identificarono come appartenenti ad una donna, un cane ed un cinghiale. Il padre morì tormentato dai rimorsi ed a riprova di ciò se ancora oggi andate in quella che fu la sua camera da letto potrete osservare due fenomeni alquanto curiosi: sulle coperte è possibile scorgere la sagoma di un uomo che dorme e a nulla varrà scuoterle perché questa tornerà sempre a riformarsi. In più, se accosterete l’orecchio alla pediera lignea del letto potrete distintamente sentire il battito del cuore del nobiluomo. C’è chi dice di sentire ancora le urla di dolore della marchesina, altri dicono di averne scorto l’ombra nel cortile o affacciata ad una finestra. Ancor più singolare sono alcune macchi di umidità apparse nella sala del trono: prendono la forma di un giovane volto femminile, di un cane e di un cinghiale e più in basso di una corona. A nulla sono valse le opere di restauro fatte nel corso degli anni, queste tornano sempre.Queste mura di fatti devono averne visti parecchi e, per chiudere, di cose strane deve averne viste anche un pittore incaricato di affrescare le volte di alcune stanze. Testimone involontario di fatti che non avrebbe mai dovuto vedere, fu condannato a morte ma prima di essere ucciso, chiese di poter finire il suo lavoro. Fu così che dipinse su un soffitto una cerva la quale, da qualsiasi parte la si osservi, mostra sempre le corna, il sedere e le sue parti intime. Insomma tra fantasmi che animano le notti nelle varie stanze, fenomeni paranormali e storie di amanti il castello di Fosdinovo ha tutto per poter attrarre a se ed affascinare un turista curioso di conoscere la zona. Lunigiana, terra di castelli, di misteri e di storie affascinanti che non aspettano altro di essere raccontate e scoperte.