Per raccontare la vita di Arnolfo di Cambio bisogna mettere insieme notizie spesso non verificabili, come accade quando si parla di artisti nati nel tredicesimo secolo. Nacque intorno al 1245 a Colle di Val d’Elsa. Era figlio di Messer Cambio un notaio e di domina Perfetta, che sembra il nome di un’eroina della Marvel. Arnolfo si formò presso la bottega di Nicola Pisano e lo coadiuvò nell’Arca di San Domenico a Bologna. Nel 1270 si trasferì a Roma e divenne un artista della cerchia del re Carlo I d’Angiò. Per il sovrano scolpì nel 1276, il Ritratto di Carlo I d’Angiò che si trova oggi nei Musei Capitolini. Carlo I d’Angiò venne rappresentato su un trono con protomi leonine, con la corona e lo scettro ben visibili nella mano in un atteggiamento maestoso ma anche molto realistico. Arnolfo di Cambio a Roma, studiò i classici e grazie a ciò utilizzò elementi decorativi e intarsi con marmi colorati nelle sue opere. Sempre in quegli anni, realizzò il monumento funebre del cardinale De Braye. In seguito lavorò a Perugia, una fontana che fu, poi, smantellata a causa di guasti idraulici. Nel 1285 realizzò il Ciborio di San Paolo fuori le mura, un’opera scolpita con marmo e porfido, una struttura in stile gotico francese dalla forma straordinariamente moderna, che Giotto riprese come sfondo architettonico per le scene dei suoi affreschi. Un altro monumento funebre fu realizzato per Riccardo Annibaldi, nipote del cardinale Annibaldi, che era morto prematuramente. Nel 1291 Arnolfo di Cambio scolpì un presepe che era rifinito nei minimi particolari, tanto da lasciare stupefatti gli spettatori che poterono ammirarlo. I marmi policromi che caratterizzarono il Ciborio di Santa Cecilia in Trastevere del 1293, erano un omaggio alla Roma antica e un saggio delle sue abilità di architetto e scultore. In uno degli angoli dell’opera campeggiava una figura equestre, il San Tiburzio che si ispirava al Marco Aurelio. Lo stesso tipo di architettura venne applicata per il monumento funebre di Bonifacio VIII, che fu collocato nell’antica Basilica di San Pietro ed oggi si trova nelle Grotte Vaticane. Nell’attuale Basilica di San Pietro si trova la statua di San Pietro in cattedra, opera che fu lungamente attribuita allo stesso Arnolfo e invece rientra nel novero delle notizie poco verificabili. Il San Pietro in cattedra, ancora oggi non attribuibile a nessun autore conosciuto, era pregno di valori anti propagandistici intenti a screditare i potenti i senatori romani e i cattolici. Arnolfo di Cambio tornò nella sua Toscana. Nel 1296 iniziò i lavori per la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, ne curò il progetto architettonico e la decorazione della facciata. L’opera fu ancora influenzata dall’esperienza a Roma, la Madonna ricorda le antiche matrone romane, un modo arcaico di intendere l’arte. Arriviamo ai contatti tra Arnolfo di Cambio e Dante Alighieri, il sommo poeta. I due si incontrarono a Roma, durante il Giubileo del 1300 e poi nella missione dantesca presso Bonifacio VIII, che era il mecenate di Arnolfo di Cambio e che Dante Alighieri spedì il papa di Anagni all’inferno, come: Lo principe d’i novi Farisei, c’era grande simpatia tra di loro. Poi ancora durante i lavori di Santa Maria del Fiore, lo stesso Dante menzionò Arnolfo nel Purgatorio, nel Canto XIII. Torniamo nel campo delle ipotesi. Giorgio Vasari nelle sue Vite, attribuisce i progetti architettonici di Santa Croce, Santa Maria Novella e il Palazzo della Signoria, ad Arnolfo di Cambio. In ogni caso, anche se Santa Maria Novella fu attribuita ai frati domenicani, Sisto e Ristoro, esiste la possibilità di una consulenza di Arnolfo riguardo alla costruzione della stessa e protagonista delle altre opere sopra menzionate. Arnolfo di Cambio viene considerato un grande urbanista. Sempre Giorgio Vasari gli attribuisce il progetto delle terrae novae, la colonizzazione e fondazione di nuove città nella zona del Valdarno Superiore, tra le quali: Terranova Bracciolini, San Giovanni Valdarno e Castelfranco di Sopra. Arnolfo di Cambio morì nella sua Firenze il giorno 8 marzo in un lasso di tempo tra il 1302 e il 1310, evidentemente l’ufficiale dell’anagrafe si era preso una lunga, lunghissima vacanza. È stato uno sculture, un architetto e uno straordinario urbanista, che oggi sarebbe utile per piani regolatori che non devastino le città come stanno facendo i nuovi urbanisti.