foto di Pietro Marchini
Salire a Colonnata “Colunna o Colunnata”, cioè, luogo in cui si scolpiscono le colonne, equivale a vivere un’avventura fantastica e inquietante allo stesso tempo, proprio come accade nelle leggende. Si resta affascinati dal susseguirsi di bianche cave e colate di detriti di marmo che riflettono la luce del sole quasi con violenza, si assiste con ansia alle evoluzioni dei potenti camion che salgono e scendono lungo strette e tortuose stradine ricavate nei ravaneti, si resta meravigliati e stregati dalla abilità con cui scalpellini e scultori plasmano la materia prima delle Apuane, si ascoltano pensieri che riflettono un passato ricco di anarchia e di proteste per un lavoro in cava senza diritti che andava “da stelle a stelle”, si ammirano case costruite con la ruvida pietra locale, si assorbono odori e sapori che soltanto qui si possono sentire. L’ambiente è molto severo e fortemente antropizzato, non solo per la costruzione di strade e case, ma soprattutto per il lungo e intenso lavoro di estrazione del marmo che ne ha profondamente cambiato la fisionomia, soprattutto negli ultimi anni in cui è stato invertito il rapporto dell’uomo con la montagna, a tutto vantaggio del primo. Vi sono fondati motivi per supporre che il borgo sia stato fondato nel 177 a.C. per dare ospitalità ad una colonia di schiavi. Questi avevano il compito di estrarre il marmo che, opportunamente lavorato e scolpito, sarebbe servito ad abbellire la città di Roma. Una lapide ricorda lo sfruttamento degli agri marmiferi a partire dal II secolo a.C. In località La Piana si può visitare Fossacava, una cava profonda scavata nel ventre della montagna, un grande anfiteatro naturale che mette in bella evidenza i vari sistemi adottati dagli antichi romani per il taglio del marmo. Superato il borgo, per la cui descrizione esistono numerosi testi, possiamo risalire il Canale del Vento immerso in una costa boscosa, e raggiungere il Vergheto (950 m) amena località immersa in secolari boschi di castagno sopra un pianoro che funge da spartiacque tra il precedente torrente e il Canal Regolo e fra il comune di Carrara e quello di Massa. Sparsi in questo territorio troviamo alcuni nuclei di casolari un tempo abitazioni di pastori e cavatori utilizzate ancora negli anni 60 del secolo scorso.
Colonnata è conosciuta nel mondo, non solo per il marmo e l’anarchia, ma anche per la produzione del lardo, arte antica già praticata nell’alto medioevo. Quando si narra dei cavatori, delle loro fatiche e delle rischiose imprese per l’estrazione ed il trasporto del marmo, è opportuno citare “l’pomata, ’l lard e ’l fiasc dal vin”, unici sostegni alimentari, nei secoli passati, per migliaia di lavoratori selvaggiamente sfruttati. A questo punto è doveroso domandarci “quale sarà il futuro di queste montagne”? A giudicare dal presente sembra non esserci speranza, solo il profitto stabilisce le regole. Nel prossimo futuro le cose possono cambiare solo se la popolazione si renderà interprete della salvaguardia di tutto l’ambiente. Soltanto un forte grido d’allarme di tutta la comunità può riequilibrare il conflitto e restituire alla natura il suo ruolo primario rispetto allo strapotere dell’uomo.