Leon Battista Alberti nacque nel 1404, casualmente a Genova, perché i suoi genitori, ricchi banchieri fiorentini, erano stati banditi per motivi politici nel 1388. La sua vita da esule continuò con gli studi a Venezia e Padova, presso la scuola dell’umanista Gasparino Barzizza, dove apprese il latino e il greco. Il giovane Leon Battista si trasferì a Bologna, città nella quale studiò diritto canonico e si interessò alla musica, alla pittura e la scultura. Scrisse la sua prima commedia in latino all’età di vent’anni, la Philodoxeos fabula. Quando il padre morì, nel 1421, Leon Battista Alberti, ebbe qualche difficoltà economica, dovuta al mancato riconoscimento della sua eredità. Riuscì a laurearsi in diritto canonico nel 1428, le fonti asseriscono che potrebbe essere accaduto a Bologna o Ferrara. In ogni caso Leon Battista divenne uomo di fiducia del cardinal Albergati e lo seguì nei viaggi in Francia e Nord Europa. Nel 1432 Leon Battista Alberti arrivò a Roma e fu nominato abbreviatore apostolico, redigeva i brevi apostolici. Grazie al suo ruolo entrò in contatto con l’ambiente umanistico di papa Eugenio IV. Leon Battista Alberti si stabilì a Roma, dove poté studiare il classico, soprattutto l’architettura. Negli anni tra il 1433 e il 1434 scrisse tre libri: De Familia, redatti in volgare, abbandonando il latino e addentrandosi nel sociale, con aperture moderne contro la visione borghese dell’epoca, anche se oggi non sembrano passati secoli. Le opere avevano una connotazione filosofica e umanistica e sono ancora oggi materia di studio. Nel 1434 tornò in Toscana, nella sua Firenze, dalla quale il padre era dovuto fuggire anni prima. Leon Battista respirò l’aria e si immerse negli ambienti intellettuali e artistici della città. Scrisse il De pictura, dedicandolo al Brunelleschi. Si trattava della prima trattazione della disciplina artistica intesa come ricerca intellettuale e culturale. Si divide in tre volumi che trattano: la prospettiva, la composizione e i principi dell’arte pittorica. Leon Battista seguì il papa Eugenio IV a Ferrara, per poi tornare a Firenze nel 1441 e indire un concorso di poesia, con la sponsorizzazione più o meno convinta di Piero de’ Medici. Nel 1444 tronò nuovamente a Roma, sempre come abbreviatore apostolico e poté continuare a descrivere le rovine classiche, nell’opera: Descriptio urbis Romae. In quel periodo disegnò una ricostruzione della topografia della Roma antica, un Tuttocittà di ritorno al futuro. In quegli anni scrisse il Momus, un romanzo satirico in lingua latina. L’elezione di Niccolò V, Leon Battista Alberti divenne ancora più centrale nel papato. Fu impegnato nel restauro del palazzo papale, dell’acquedotto romano e della fontana dell’Acqua Vergine, che poi sarebbe diventata la Fontana di Trevi. Furono gli anni dedicati all’architettura, con il restauro di Santa Maria Maggiore, il rinnovamento della basilica di San Pietro e la costruzione di Palazzo Venezia, nel quale avrebbe potuto lesinare sui balconi, ma questa è un’altra storia. Leon Battista Alberti tornò a Firenze e lavorò per Giovanni Rucellai. Progettò il palazzo di famiglia, quel Palazzo Rucellai in via della Vigna Nuova, di ispirazione neoclassica con sovrapposizione di ordini, come teorizzato da Vitruvio. Leon Battista Alberti portò a compimento la facciata della basilica di Santa Maria Novella, che era rimasta incompiuta. Poi ancora il tempietto del Santo Sepolcro nella chiesa di San Pancrazio, anche quest’opera con decorazioni geometriche che ricordava Santa Maria Novella. Leon Battista Alberti divenne molto stimato e fu chiamato a Ferrara dagli Este, per un monumento equestre di Niccolò III d’Este e il rinnovamento della facciata del Palazzo Municipale, residenza degli estensi. Poi fu la volta di Rimini con il Tempio Malatestiano che era precedentemente la chiesa di San Francesco. Leon Battista Alberti lavorò per i Gonzaga, a Mantova progettò la chiesa di San Sebastiano, un’opera di carattere rinascimentale con riferimenti all’arte classica dell’antica Roma. Sempre a Mantova lavorò alla costruzione della basilica di Sant’Andrea di ispirazione etrusca, infatti ricalcava il tempio di Vitruvio. In quegli anni scrisse un trattato: il De Statua, rielaborando le concezioni teoriche relative alla scultura con le innovazioni rinascimentali. Il trattato, che si compone di 19 capitoli, definiva l’arte plastica tridimensionale, il togliere e aggiungere come nelle opere di Plinio. Inventò il definitor, che oggi potrebbe essere considerato l’antesignano delle opere in 3D. Leon Battista Alberti si cimentò nella creazione di crittografi per generare e inviare messaggi cifrati, oggi viene considerato il padre della crittologia moderna. Negli ultimi anni della sua vita scrisse dialoghi interiori che chiamò: De iciarchia, nei quali focalizzò il ruolo del padre di famiglia e le sue responsabilità nei confronti della stessa e della società. Leon Battista Alberti morì a Roma il 25 aprile del 1472. Come suo testamento volle essere sepolto nella tomba del padre a Padova, ma delle sue spoglie non c’è traccia, continuano ad essere esuli. Leon Battista Alberti è stato un architetto, uno scrittore, un umanista, un crittografo e rimane una delle figure più importanti e poliedriche del Rinascimento.