Ci sono artisti che vivono la propria creatività in maniera schiva e composta. Uno di questi è senza dubbio Don Backy, che ha scritto brani popolari e amati dal pubblico italiano. Aldo Caponi, questo è il suo vero nome, è nato a Santa Croce sull’Arno il 21 agosto del 1939. Ha trascorso la sua infanzia a Nocera Superiore in Campania, dove suo padre aveva la base operativa del suo lavoro. La famiglia rimase fino al 1947 e poi tornò in Toscana: c’era un paese da ricostruire dopo la guerra. Il giovane Aldo lavorò in una conceria a Santa Croce sull’Arno e nel frattempo iniziò a coltivare le sue vere passioni: la pittura, la recitazione e la musica rock. Nel 1956, dopo aver visto al cinema un film con Bill Haley, si appassionò alla chitarra e iniziò a cantare con il nome d’arte di Kleiner Agaton. Compose i suoi primi brani, Volo lontano e Solo con te e poi ancora, Mi manchi tu e La storia di Frankie Ballan, era il 1960. Sempre in quello stesso periodo incise una versione di: Non arrossire di Giorgio Gaber, cantata alla maniera degli Everly Brothers. Grazie al gradimento delle sue canzoni da parte di Milena Cantù, che era all’epoca la fidanzata di Adriano Celentano, Aldo Caponi entrò nel Clan, come si chiamava la casa discografica del molleggiato, correva l’anno 1962. I componenti del gruppo lo convinsero a prendere il nome d’arte di Don Backy e il cantante toscano partecipò al Cantagiro con: La storia di Frankie Ballan, accompagnato dal gruppo i Fuggiaschi. La nuova identità gli consentì di partecipare a un nuovo Cantagiro e comparire nel film: Il monaco di Monza con Totò. Nel 1964 incise il brano: Ho rimasto, che giocava con il palese errore grammaticale e raccontava la fine di un amore. Nello stesso anno scrisse per Celentano, Pregherò sulla musica di Stan by me, manifestando la sua religiosità. Nel 1965 sciolse il gruppo dei Fuggiaschi e formò La Banda, con cui incise Serenata. Nel 1967 arrivò la partecipazione al Festival di Sanremo, la manifestazione canora più importante italiana: insieme a Johnny Dorelli presentò un brano scritto dallo stesso Don Backy: L’immensità. L’artista trattava quelle tematiche esistenziali che oggi sono di straordinaria attualità. Nello stesso anno fu protagonista di due pellicole cinematografiche: I sette fratelli Cervi di Gianni Puccini e Banditi a Milano di Carlo Lizzani. Aldo Caponi svestì i panni di Don Backy e pubblicò un romanzo che si intitolava: Io che miro il tondo, una storia che non era classificabile in nessuna categoria, sospesa tra romanzo d’amore, sogno, fantastico, con riferimenti a Calvino e Céline che erano gli idoli di Don Backy. Nel 1968 scrisse Canzone, un brano struggente sulla parabola di un amore, che propose a Ornella Vanoni per il Festival di Sanremo, ma lei rifiutò per un altro brano scritto dallo stesso Don Backy, La casa bianca. Canzone fu interpretata da Adriano Celentano e Milva e ottenne un buon successo. In quella edizione Don Backy arrivò secondo e terzo, era un autore ormai affermato. A causa di una mancata corresponsione di royalties da parte dell’etichetta Clan, Don Backy ruppe con Celentano e fondò una sua casa discografica che chiamò: Amico. Iniziarono una serie di cause che si conclusero nel 1974. Proprio negli anni settanta pubblicò l’album Cronaca che conteneva: Bianchi cristalli sereni, che presentò al Festival di Sanremo del 1971. In quello stesso anno scrisse il brano: Sognando, un testo sul disagio mentale che Mina interpretò nel 1976 in modo sublime, dandogli quella profondità che l’autore auspicava. Negli anni ottanta Don Backy si defilò dalle scene, ma non si ritirò dalla sua creatività. Pubblicò l’Inferno di Dante a fumetti in 12 cerchi e 3200 versi in quartine composte da rime alternate. Fu protagonista delle commedie musicali Teomedio e poi Marco Polo per le quali scrisse anche le musiche. Negli anni novanta Don Backy partecipò a qualche trasmissione televisiva, quasi sempre quelle incentrate sul ricordo degli anni passati e continuò a scrivere canzoni, nel 2017 ha pubblicato l’album: Pianeta donna, dedicato all’universo femminile e ancora oggi è attivo nei suoi molteplici interessi. Aldo Caponi ha scritto canzoni che sono patrimonio musicale e culturale del nostro paese, forse un poco troppo sottovalutato… non da mio padre che adorava la canzone, Sognando.
L’immensità
Io son sicuro che, per ogni goccia
per ogni goccia che cadrà, un nuovo fiore nascerà
e su quel fiore una farfalla volerà
Io son sicuro che, in questa grande immensità
qualcuno pensa un poco a me
non mi scorderà
Sì, io lo so
tutta la vita sempre solo non sarò
un giorno troverò
un po’ d’amore anche per me
per me che sono nullità
nell’immensità
Sì, io lo so
tutta la vita sempre solo non sarò
e un giorno io saprò
d’essere un piccolo pensiero
nella più grande immensità
del suo cielo.