foto di Silvia Meacci
Ascoltare Saverio Costanzo e Alba Rohrwacher parlare dei retroscena della loro pellicola, svelarne la genesi, ma anche vederli confrontarsi in uno spontaneo battibeccare, ha sicuramente divertito il pubblico intervenuto venerdì scorso al Cinema Principe di Firenze. “Finalmente l’Alba”, scritto e diretto da Costanzo, già regista della serie “L’amica geniale”, sfoggia nel titolo una A volutamente maiuscola: una dedica alla musa e attrice Rohrwacher, sua moglie dal 2010, che nella pellicola interpreta un piccolo ruolo, molto centrato ed intenso. Il film è il “viaggio“, lungo una notte, della giovanissima protagonista, Mimosa, che nella Cinecittà degli anni cinquanta si trasformerà da ragazza a donna, dopo esser trascinata in festeggiamenti mondani e vacui di un gruppo di artisti americani. È un’innocente che prende coscienza della sua forza, decidendo autonomamente di “deragliare”, non tornando, per quella notte, a casa. Saverio Costanzo cercava una “Giulietta Masina”, per lavorare sullo stupore e su un personaggio candido, apsicologico, che agisse, malgrado sé e, fortunatamente, si è imbattuto in Rebecca Antonaci, attrice esordiente che con una profonda capacità mimica è riuscita a dare vita al personaggio ideato dall’autore e a conquistare il pubblico. Mimosa è inizialmente una ragazzotta goffa, ingenua, esposta alla vita, alle malizie di un mondo ambiguo, falso. Durante la visione si attivano nello spettatore si scatenano molteplici sentimenti: attesa, sorpresa, fascino, timore, preoccupazione anche perché su tutto il film grava, come ombra costante, una notizia di cronaca che all’epoca fece molto scalpore ed ebbe un’ inedita risonanza mediatica, dal momento che vi erano coinvolti personaggi politici e dello spettacolo. Parliamo dell’assassinio di Wilma Montesi, trovata riversa sulla spiaggia di Tor Vajanica nell’aprile del 1953. Un caso tuttora irrisolto. La pellicola offre atmosfere felliniane, ma “D’altra parte è impossibile non pensare al regista riminese se si guarda un film ambientato a Roma negli anni cinquanta”, ha detto Costanzo durante la serata di presentazione. Si va col cuore a “La dolce vita” o a “Lo sceicco bianco”. C’è un’eco anche di “Bellissima”, di Visconti. Il film si apre e si conclude in Piazza di Spagna. Le ultime scene sono girate all’iconico albergo Hassler, l’hotel dei divi degli anni cinquanta. Ottime le interpretazioni di tutti gli attori, italiani e stranieri, tra cui spicca Willem Dafoe, che ha voluto prendere parte al film, perché conquistato dalla sceneggiatura e dal ruolo rassicurante del suo personaggio, molto diverso dalle parti da lui recitate ultimamente, basti pensare allo scienziato del premiatissimo film “Povere creature!” di Yorgos Lanthimos.