Quando la musica chiama e ti scorre nelle vene non è possibile metterla a tacere: passano gli anni, la vita ti mette di fronte a delle prove, ma la musica non si mette mai in discussione, la musica è prioritaria. Questo è quello che è accaduto a Diego Banchero, membro fondatore della band “Il Segno del Comando”. Ho ascoltato i loro brani e sono rimasta affascinata dal loro sound, forse perchè risuonano molto con il mio essere, ma credo che valga davvero la pena conoscerli ed ascoltarli. Originali, estrosi e a tratti geniali nelle performance dal vivo, inarrestabili. Molto conosciuti anche all’estero, hanno calcato i palchi dei maggiori festival di progressive rock italiani. I componenti del “Il Segno del Comando” hanno veramente molte cose da dire e progetti da realizzare. Un gruppo da tenere in considerazione, nel quale l’autenticità fa la differenza come la competenza acquisita negli anni. Fondato nel lontano 1995 a Genova, “Il segno del comando” continua nel suo percorso predestinato, la fiamma è sempre accesa ed i loro messaggi arrivano forti e chiari. Ho parlato con Diego Banchero online e ne è venuta fuori questa intervista.
Quando è iniziato il vostro percorso artistico?
Il Segno del Comando è nato nel 1995 come side project di altre band attive all’epoca. Il primo album omonimo è stato pubblicato nell’anno successivo. La line up è andata incontro a diversi cambiamenti nel corso degli anni e ha subìto una battuta d’arresto durata circa dieci anni (2002-2012); nel corso dei quali ho sviluppato altri progetti. Ad oggi sono l’unico membro fondatore rimasto. La band ha raggiunto una formazione stabile solo nel 2013 e da quel momento ha iniziato a proporre la propria musica anche dal vivo.
Che genere fate?
Il nostro sound coniuga diverse influenze: Rock Progressivo, Dark Sound italiano old school, Horror Soundtrack, Metal e Jazz Rock. Viene generalmente dato molto spazio all’improvvisazione solistica di tutti gli strumenti. I testi sono scritti in italiano. Riteniamo di aver integrato nel nostro approccio compositivo anche buone dosi di inventiva e originalità.
Cosa vi aspettate dal futuro?
Ci aspettiamo di suonare il più possibile dal vivo anche fuori dall’Italia. Speriamo di realizzare altri lavori discografici negli anni a venire. Attualmente siamo giunti al sesto album in studio, più uno split album e diverse partecipazioni a raccolte.
Cosa rappresenta la musica per voi?
Per noi la musica è come un’amante che spesso rende inquieti, ma che dà sempre emozioni enormi ogni volta che la si riesce ad incontrare. La routine non è mai subentrata ad appesantire i momenti di intimità vissuti con questa amante e, finito un appuntamento, si torna subito a ad attendere il successivo. Nel mio caso personale ho diverse collaborazioni professionali in generi musicali differenti, quindi l’impegno è tanto, ma la stanchezza non vince mai sulla voglia di accettare nuove sfide.
Quale messaggio volete inviare con i vostri pezzi?
Noi siamo appassionati di tematiche legate all’esoterismo, alla crescita spirituale e a certe materie di tipo umanistico. Al centro del nostro messaggio c’è sempre l’Uomo nel suo percorso interiore di crescita e sviluppo.
Com’è il terreno in cui vi muovete?
È un terreno impervio. Gli spazi per suonare dal vivo sono sempre meno e le band, oggigiorno, sono tantissime. Abbiamo un discreto numero di fan in tutto il mondo e le uscite discografiche danno, fortunatamente, ottime soddisfazioni. Abbiamo avuto la fortuna di suonare nei maggiori festival italiani di progressive rock, come il Trasimeno Prog, il 2 Days Prog Plus One di Veruno e il Prog Fest del Porto Antico di Genova. Abbiamo condiviso il palco con band del calibro di Goblin Rebirth, The Crazy World of Arthur Brown, Aldo Tagliapietra, Metamorfosi, Banco del Mutuo Soccorso, Unitopia, Ozric Tentacles, Balletto di Bronzo, Vanexa, Strana Officina, Necrodeath, e altri. Siamo apprezzati sia in ambito prog sia in ambito metal.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Nei prossimi mesi pubblicheremo un secondo split album con una band di amici genovesi il cui moniker è Expiatoria. Si tratterà di un concept dedicato ad uno sceneggiato di Pupi Avati uscito negli anni ’90 che si intitola “Voci Notturne”. Ci sono diversi progetti per concerti da confermare nei quali presenteremo il nostro album “Il Domenicano Bianco” che è uscito lo scorso 1 settembre 2023. Verso la fine del 2024 inizieremo a scrivere qualcosa di nuovo.
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