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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

L’Ecomuseo, uno strumento di valorizzazione e promozione turistica

DiFederico Morelli

Ago 4, 2021

Un Ecomuseo è un’istituzione creata per volontà degli individui e delle associazioni del territorio su cui esso agisce, con la finalità di valorizzarne il patrimonio culturale per garantire la continuità della trasmissione della tradizione. Non si tratta di un concetto fisso e monolitico, ma flessibile e in costante processo d’innovazione per dare linfa al senso di identità e coesione della comunità di riferimento.

L’Ecomuseo è promotore di usi e saperi collettivi per evitarne la dispersione e garantire l’esistenza della diversità di stili di vita e culture più sostenibili, tramite la partecipazione attiva della popolazione. Una sorta di “specchio” del passato e “cantiere” per il futuro; un processo dinamico in stretta relazione con la comunità locale.

Quando si parla di Ecomuseo non si intende, quindi, una concretizzazione fisica, un allestimento, ma, piuttosto, un percorso di crescita culturale, creativa e inclusiva fondato sulla partecipazione attiva degli abitanti e sulla collaborazione con gli enti, le istituzioni e le associazioni del territorio di riferimento.

La prima comparsa del concetto di Ecomuseo risale alla fine degli anni ’70, ma, a tutt’oggi, non esiste ancora una definizione univoca e comunemente condivisa a causa dell’intrinseco dinamismo del concetto stesso di Ecomuseo; infatti esso interviene nel territorio di una comunità, nella sua trasformazione e identità storica, proponendo “come oggetti del museo” non solo gli oggetti della vita quotidiana, ma anche i paesaggi, l’architettura, il saper fare, le testimonianze orali della tradizione e promuovendo contemporaneamente anche le attività didattiche e di ricerca grazie al coinvolgimento diretto della popolazione e delle istituzioni locali.

L’Ecomuseo appartiene alla comunità del territorio in cui sorge e non sottrae beni culturali ai luoghi in cui è stato creato, ma si propone come strumento di riappropriazione del proprio patrimonio culturale da parte della collettività. L’obiettivo primario del museo diffuso, come teorizzato da Fred Drugman, è far riscoprire al territorio la propria identità attraverso un distretto culturale, ovvero una rete di musei, esposizione e luoghi di interesse storico-artistico sparsi per il territorio d’interesse. Questo sistema contribuisce quindi a introdurre un sistema innovativo, ma anche a creare ambienti di apprendimento più interattivi. Dall’altro lato tuttavia stimola i residenti, che sono spinti a tutelare i propri beni culturali e a farli conoscere. Questa rete museale permette inoltre una maggior flessibilità per quanto riguarda orari, visite e comunicazione. Il compito dell’istituzione museale è, da un lato la conservazione e la tutela del patrimonio culturale, dall’altro la valorizzazione del patrimonio collettivo. Un procedimento di continua ricerca di testimonianze e di promozione della ricchezza culturale acquisita attraverso i canali di comunicazione che invogli i visitatori a tornare nei luoghi che costituiscono un Ecomuseo e che renda partecipe la popolazione.

La prima diffusione degli Ecomusei è stata in aree rurali o montane nelle quali l’azione sul patrimonio diffuso ha determinato ricadute sulla promozione di un turismo culturale sostenibile, ma oggi si stanno diffondendo anche in ambito urbano con il riconoscimento del valore del paesaggio della città attraverso le sue grandi trasformazioni. L’Ecomuseo è diventato una delle più complete pratiche di museologia “alternativa”, considerato come importante strumento di sviluppo locale, perché capace di valorizzare in modo condiviso il patrimonio comune e di inglobare sotto forma di network, tutte le risorse di un territorio.

L’Ecomuseo si colloca in posizione rilevante all’interno delle nuove politiche di sviluppo territoriale, svolgendo in maniera indiscussa, un ruolo trainante per l’economia locale, poiché mette a disposizione importanti e innovative opportunità, non riscontrabili in altre tipologie di progetti. Fin dalle sue origini, i principi dell’Ecomuseo hanno sottolineato l’importanza della gestione democratica e condivisa del patrimonio culturale tra governo e cittadini e hanno attivato strategie di sviluppo innovative. L’Ecomuseo riesce da sempre a mettere in pratica temi di assoluta attualità, come politiche di governance decentrate, strategie di marketing relazionale, sociale e territoriale, forme di co- operation e azioni di co-marketing pubblico private, e soprattutto garantisce progetti di sviluppo sostenibile, portando alla luce realtà turistico-culturali in abbandono e conseguenti esternalità positive per le comunità locali (avvicinamento alla cultura da parte di tutti, nuovi posti di lavoro, nuove forme di imprenditorialità e nuovi investimenti in ambito turistico- culturale), nonché la soddisfazione del visitatore esterno.

La Storia degli Ecomusei

L’evoluzione dell’Ecomuseo può essere sintetizzata in quattro fasi, ciascuna delle quali presenta diverse tipologie di musei che hanno contribuito a definire quello contemporaneo.
La prima fase è quella del proto-ecomuseo, concetto che nasce alla fine dell’’800 con il desiderio di mettere in mostra il proprio patrimonio allo scopo di rafforzare l’identità nazionale.
La seconda fase presenta diverse tipologie che vanno dal museo all’aperto al museo aperto. Nel periodo tra le due guerre, l’interesse in ambito museografico, si sposta dalla valorizzazione del patrimonio popolare insolito a quello ordinario, dalla rivitalizzazione di aree rurali a quelle industriali. Inoltre si sperimentano i primi musei all’aperto, archetipo diretto dell’Ecomuseo: esposizioni di elementi dell’architettura tradizionale (perlopiù rurale) trasferiti all’interno di un parco e corredati di un’ambientazione tradizionale.
La terza fase prevede il passaggio dal museo chiuso (tradizionale) al museo all’aperto in senso spaziale e socialmente “aperto” al coinvolgimento attivo dei residenti. In area tedesca nascono gli Heimatmuseum, istituzioni indirizzate a valorizzare piccole realtà locali, un singolo personaggio o un’attività lavorativa tradizionale. L’attenzione principale è data alle risorse locali e alla rappresentazione delle abilità della civiltà tedesca, elementi utilizzati poi come strumento di propaganda nazista.
La quarta, e ultima fase, si apre con una conferenza storica per i museologi di tutto il mondo: la “Conferenza di Santiago” del 1972, durante la quale l’UNESCO fissa il concetto di museo integrale. Gli Ecomusei nati in questo periodo sono basati su due modelli principali: il modello ambientale e il modello comunitario.Il primo modello viene istituito su iniziativa di parchi regionali in prossimità o all’interno degli stessi, con lo scopo di tutelare e valorizzare l’ambiente naturale e gli habitat tradizionali (esempio: l’Ecomuseo Grande Lande Marquèze in Francia del 1975). Per natura si limita a considerare lo spazio in senso naturalistico, geografico ed ecologico. Il secondo modello nasce per iniziative promosse dal basso e soprattutto in contesti urbani. Si basa sugli stessi principi di quello ambientale, ma è espressione delle esigenze dei residenti e promotore dello sviluppo sociale.

La fase di sperimentazione, che ha origine negli anni’ 80 e attiva ancora oggi, ha visto la realizzazione di numerosi progetti museali. Le innumerevoli esperienze sono classificabili, per la loro origine, in quattro principali tipologie: musei di microstoria; ombrello eco-museale; villaggio- museo, antenna museale.
La prima tipologia è rappresentata dai musei di microstoria di scuola francese: sono quasi sempre musei localizzati in un unico sito e all’interno di strutture dedicate in passato allo svolgimento di attività lavorative tradizionali, che rileggono tradizioni locali, raccontano storie della comunità o di un singolo personaggio. Un esempio italiano è il Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio.
La seconda tipologia è detta ombrello eco museale: ha il compito di valorizzare un’area geografica ampia in cui si colloca un patrimonio appartenente a diversi centri legati da una storia o un’attività materiale comune, infatti è sviluppata su più poli e più comuni. Un esempio è dato dal Musèe des Techniques et Cultures Comtoises in Francia.
La terza tipologia è quella del villaggio-museo, una tipologia che si colloca tra l’ecomuseo di microstoria e l’ombrello eco museale. È un modello che si avvicina più ad altre tipologie museali che a quella eco museale, perché la sua organizzazione raggruppa una varietà di siti fortemente contestualizzati. Un esempio è il Musèe d’Alsace in Francia.
L’ultima tipologia è quella definita antenna eco museale. Si differenzia dalle altre tipologie perché è più vicina al concetto di museo tradizionale. È un’istituzione localizzata in un unico sito appartenente ad un sistema museale più ampio. Un esempio ancora francese è l’Écomusée Départemental de la Vendée.

L’ecomuseo del Parco regionale delle Alpi Apuane

Il Parco regionale delle Alpi Apuane (dal 2011 inserito nella rete Geoparchi UNESCO) è un territorio di 493,87 chilometri quadrati, di cui 205,98 di area parco e 271,07 di area contigua tradizionale e 16,82 chilometri quadrati di area contigua a destinazione estrattiva. Si estende, a livello amministrativo, su 19 comuni ed è interamente incluso nelle province di Lucca e Massa Carrara, appartenenti alla regione Toscana.
I comuni facenti parte della provincia di Lucca sono tredici: Camaiore, Camporgiano, Careggine, Castelnuovo di Garfagnana, Fabbriche di Vergemoli, Gallicano, Minucciano, Molazzana, Pescaglia, Piazza al Serchio, Seravezza, Stazzema e Vagli Sotto, per un totale di 338,04 chilometri quadrati.
I comuni ricadenti nella provincia di Massa Carrara sono sei: Carrara, Casola in Lunigiana, Fivizzano, Fosdinovo, Massa e Montignoso, per un totale di 155,83 chilometri quadrati. Grazie al suo ricchissimo patrimonio storico-culturale (borghi, città d’arte, arte e artigianato), socio-culturale (tradizioni popolari, enogastronomia, festività, usi e costumi, miti e leggende) e ambientale (flora, fauna, patrimonio geologico e grande varietà climatica), l’idea di un istituzione di un Ecomuseo dedicato, potrebbe essere un efficace strumento di valorizzazione territoriale e di promozione turistica, anche a livello internazionale, dato che ad oggi è ancora scarsamente promosso.

Fonti
Maggi M., Gli ecomusei, cosa sono, cosa potrebbero diventare, IRES PIEMONTE, Working Paper n. 137, Giugno, 2000.
Maggi M. (2002) Ecomusei. Guida europea, Umberto Allemandi & C., Torino, p. 94.

http:// www.ecomusee- alsace.com

https://www.eumm-nord.it/site/cose-un-ecomuseo

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