Due delle più competenti voci tra gli storici locali carraresi e una ricerca accurata che colma un vuoto nel pur vasto panorama di pubblicazioni relative alla storia artistica e culturale di Carrara. Questa è la sintesi del volume Segni del profano scritto da Davide Lambruschi e Pietro Di Pierro, che inquadra un’analisi dei monumenti di Carrara riportando per ognuno la storia, l’origine, il committente e il beneficiario.
Il libro, diviso in due parti, ciascuna curata da uno degli autori, è stato presentato il 21 luglio a Castelpoggio all’interno del locale La pala e ha raccolta una vasta partecipazione di pubblico. Lambruschi apre il libro con una trattazione sull’importanza del monumento e sul suo inserimento nel paesaggio urbano che lo fa diventare non un elemento isolato, ma un luogo d’incontro e di sosta delle persone, un luogo di confronto e di integrazione tra la scultura e la sua disciplina sorella, l’architettura; un luogo del ricordo. A conferma di tale premessa il monumento usato per la copertina è quello di Maria Beatrice D’Este, duchessa sovrana di Massa e principessa di Carrara che venne realizzato tra il 1816 e il 1824 nello stesso punto in cui, prima c’era il monumento a Maria Teresa Cybo Malaspina, madre di Beatrice. Il monumento di Beatrice, sopra la fontana della più pregiata acqua locale, la fonte del Pizzutello, in piazza Alberica, a Carrara, è ormai da anni il centro del centro storico cittadino, entrato così profondamente nel panorama della città da diventare identificativo della stessa. Carrara è il monumento di Beatrice: bello, imponente, pregiato, amato da tutti e trascurato. Come la città a cui appartiene.
© Foto di Luigi Giovanelli