foto di Pietro Marchini
Non so quanti hanno contezza della mia esistenza, tuttavia, credo sia importante un breve racconto intorno ad un luogo che è stato, per oltre un secolo, punto di riferimento per tutti coloro a cui sta a cuore l’informazione e la cultura. Dico questo perché sono in procinto di chiudere i battenti, anzi devo dire che il gestore attuale ha già in parte smantellato la struttura interna, mi resta ancora poco da vivere, è come se fossi in un coma profondo. Iniziai l’attività nel lontano 1912, grazie ai coniugi Vittorio Vatteroni e Ida Guerra, pionieri di un percorso, allora, alquanto accidentato. Basti sapere che, in quel tempo, l’unico mezzo di locomozione erano le gambe, che servivano per andare alla stazione di Avenza a prendere i giornali e le riviste di giornata.
Nel 1915, insieme al viale XX Settembre, fu inaurata anche la linea tranviaria, che alleviò non poco il rifornimento dei quotidiani. Nel 1961, dopo quasi 50 anni di onorata attività, lasciarono il timone dell’edicola a Guido Bogazzi e famiglia, che terminò in modo un po’ rocambolesco nel nuovo millennio. A gestire la rivendita di giornali arrivò, nel 2003, Claudio Trombella che la tenne fino alla chiusura nell’anno 2023, dopo 20 anni di “sudato” lavoro.
Quello che vorrei far emergere di quest’ultimo periodo è il fatto che ero frequentata, non soltanto da lettori e studenti, ma anche da anziani signori che qui si ritrovavano per discutere di sport o di politica o comunque per fare quattro chiacchere con amici: insomma, un punto di incontri in una realtà sociale poco propensa a dedicare spazi che non siano bar o bocciofile, una zona in cui mancano semplicemente ambienti dove si possa discutere e confrontarsi sui temi ovvi o complessi.
Vi debbo dire, molto sinceramente, che sono dispiaciuta per quello che per me è un triste evento, un ennesimo spazio vuoto a suggello della sempre più chiara caratteristica locale dell’individualismo esasperato. Ovviamente non ce l’ho con l’ultimo gestore, che si lamentava delle molte ore passate in questo luogo e nemmeno con chi non ha voluto tentare l’esperienza: d’altra parte i lettori diminuiscono e con essi il guadagno. Cerco di capire come, in una realtà dove voi umani vi sentite grandi con il marmo e il turismo, non ci si accorga e non ci si interroghi sul fatto che una realtà che propone la cultura e l’aggregazione è costretta a chiudere. Sì, certo, la terra gira ancora intorno al sole, ma la piazza di Marina è sempre più povera e le famiglie, la scuola e le istituzioni sembrano non preoccuparsene. Non parlo soltanto per me, è un fenomeno che riguarda l’Italia intera, i giovani non leggono più, le poche edicole che ancora esistono non si basano sulla vendita dei giornali, ma su materiale scolastico, abbonamenti al bus o alla ferrovia, lotterie, eccetera. Conclusione: oggi attirano le letture veloci fatte sul cellulare. Se tornassero al mondo scrittori un tempo famosi, pochi se ne accorgerebbero. È questo il mondo che volete? Un profonda riflessione non guasterebbe, pensateci. Intanto spero vi faccia piacere ricevere l’augurio di questa sfortunata cartolibreria per un futuro migliore.
L’Edicola Agorà di piazza Menconi a Marina di Carrara.