Foto di Giovanni Viaggi
Oltre le Cinque Terre, esiste quella che viene comunemente chiamata la Sesta Terra separata dalle prime cinque dal promontorio di Punta Mesco. Si tratta di Levanto, una ridente cittadina di circa 5000 abitanti posta sul mare, in una deliziosa insenatura, un tempo deturpata dalla ferrovia a binario unico Genova Roma, che fino agli anni 70 passava proprio a ridosso della spiaggia, poi, con il raddoppio dei binari e con lo spostamento a monte di circa un chilometro della linea ferroviaria, ha riacquistato la sua antica bellezza.Oggi partiremo da qui per dirigerci alla volta di Punta Mesco, per discendere poi a Monterosso attraverso un percorso di circa nove chilometri per circa quattro ore di cammino ed un dislivello di 400 metri.
Poiché sia a Levanto che a Monterosso fermano, oltre che ai treni locali, anche gli intercity, abbandoniamo l’idea di usare la macchina e ci rechiamo alla stazione di Massa Centro da dove, dopo una cinquantina di minuti, raggiungiamo la nostra meta. A Levanto scendiamo verso il centro lungo il percorso di Via Roma, via Viviani, la luminosa Via Garibaldi con i suoi negozi e le sue belle case affrescate, quindi via Dante; costeggiamo poi Piazza Staglieno e cominciamo a salire verso la chiesa di Sant’Andrea, al centro della cui facciata, a fasce alterne di marmo bianco di Carrara e serpentino verde, fa bella mostra di sé un magnifico rosone.
Eccoci in via dietro le Mura, dove aggiriamo la parte posteriore del Castello di San Giorgio, una bella costruzione medioevale posta in una posizione stupenda; infatti da qui, dove inizia il Sentiero 1 che ci porterà sul Mesco, si gode di una vista unica su tutta la baia fino al promontorio ad ovest che la separa da Bonassola.
Abbandoniamo l’abitato e continuiamo a salire passando dietro il bellissimo parco di Villa Agnelli. A due chilometri dalla partenza troviamo una strada asfaltata, che lasciamo dopo quattrocento metri per immetterci sulla destra e riprendere il sentiero che avanza, sempre in salita, fra boschi di leccio, pini e corbezzoli cresciuti sulle sui terrazzamenti, sostenuti da muro a secco, dove un tempo venivano coltivate le viti.
Compagna delle nostre fatiche è, sulla destra in basso, la visione costante del mare che risplende sotto il cielo azzurro di questa assolata giornata di dicembre; i frutti dei corbezzoli, ormai perfettamente maturi, vengono raccolti a piene mani e subito consumati.
Il sentiero, anche se in alcuni punti abbastanza sconnesso, non è particolarmente difficile e procede in falsopiano fino al Podere Casa Lovara, in questo periodo chiuso, gestito dal FAI dove arriviamo dopo cinque chilometri di cammino.
Il Podere fa parte di un piano di riqualificazione per restituire al territorio gran parte delle sue aree, un tempo abbandonate, le colture di olivo e vite che costituivano la ricchezza del luogo. Si possono notare grandi lavori di ripristino dei terrazzamenti a secco, secondo le tecniche di un tempo che, oltre a ridare vita a questo sito a picco sul mare, svolgono un’importante funzione di difesa dal rischio idrogeologico.
Continuiamo e dopo un altro chilometro eccoci finalmente al bivio sulla sommità di Punta Mesco, dove abbandoniamo il sentiero principale per recarci, in cinque minuti, presso i ruderi dell’Eremo di Sant’Antonio, dove sostiamo per consumare il pranzo al sacco davanti al magnifico spettacolo che si apre sotto di noi: la stupenda vista di tutte le Cinque terre fino alle isole di Palmaria Tino e Tinetto.
Poche decine di metri oltre l’Eremo, sorge una costruzione semicircolare in evidente e vergognoso stato di abbandono: si tratta del vecchio faro segnaletico della Marina Militare, posto in posizione panoramica sullo spartiacque fra Levanto e Monterosso. Sarebbe il posto ideale per un punto di ristoro.
Torniamo indietro fino al bivio e qui abbandoniamo il sentiero n° 1 per prendere il n° 10, che ci porterà alla meta. La discesa è rapida e ripida e nell’ultima parte costituita da alti gradoni che si fanno sentire sulle gambe non più tanto fresche. Finalmente arriviamo sulla strada asfaltata che in pochi tornanti ci porta all’ingresso del paese; qui, sulla destra, in bello stille liberty, la casa del Poeta Eugenio Montale che così descriveva il percorso appena fatto: “Vedo il sentiero che percorsi un giorno come un cane inquieto; lambe il fiotto, s’inerpica tra i massi e rado strame a tratti lo scancella. E tutto è uguale”.
Siamo a Fegina, nella parte ovest del paese che raggiungiamo costeggiando la bella spiaggia sulla destra dopo aver superato un breve tunnel; ancora pochi gradini ed eccoci nel cuore di Monterosso.
Scendiamo sulla spiaggia di ciottoli e, con il fornelletto da campo, prepariamo un buon caffè che ci gustiamo alla luce del tramonto, fra lo sciabordio delle onde, avendo davanti a noi il promontorio di Punta Mesco.