TUTTO IL TIFO MINUTO PER MINUTO 15^GIORNATA
parte seconda
Monza-Genoa: 1-0
di Marco Germelli
Si dice che i proverbi ed i detti popolari poggino su di una solida base di realtà.
Sarebbe meglio non abusarne, tuttavia….. Ed invece il Grifo ci piglia gusto, e, nel breve volgere di una partita che sarebbe stato opportuno cercare di vincere:
-tira i remi in barca;
-vende la pelle dell’orso prima di averlo ucciso;
-si fascia la testa prima di rompersela.
In sostanza: quando si valica l’ottantesimo di pressoché OGNI partita che sembra destinata almeno a garantire un punticino, se non tre, i rossoblè decidono di astrarsi totalmente dalla medesima e di farsi puntualmente uccellare in extremis: e, all’83’ di quest’ultima tenzone, puntualmente, ciò accade di nuovo.
E questo mi pare una verità più concreta di millemila proverbi. Ma di saggezza, popolare o meno, ne vedo invero poca e niente😵
Roma-Fiorentuna: 1-1
di Gianni Ammavuta
Disturbando inopportunamente il Bardo, in quanto trattasi di questione massimamente futile come una tenzone di palla contesa, si potrebbe sintetizzare il contenuto tecnico di Roma-Fiorentina, andata in scena ieri sera all’Olimpico, con il titolo di una delle sue opere più famose: “Tanto rumore per nulla”.
In effetti, soprattutto nel secondo tempo, è successo un po’ di tutto. Ma alla fine è venuto fuori il risultato più banale, che non regala niente di memorabile a nessuna delle due compagini, sia in fatto di classifica, che di prestazione. Nella Roma, la direttrice Dybala-Lukako è quella con il più alto tasso tecnico, e infatti è quella che porta al vantaggio dei giallorossi, dopo soli cinque minuti, mentre i giocatori viola si stavano ancora sistemando i pantaloncini nel tunnel. Pregevolissima la palla tesa e a mezz’aria offerta di esterno sinistro da Dybala, che prende in pieno la capoccia pelata di Lukako lanciato in tuffo, finendo in rete. Ma la buona riuscita dell’azione si deve soprattutto ad Arthur che si perde l’argentino, concedendogli il cross senza opposizione, e al giovane Kayode, che a sua volta si perde il belga in piena area. Dopo il guizzo, la Roma si rintana e aspetta che la straziante sterilità del possesso viola finisca con qualche errore in appoggio o controllo palla (eventi che si verificano puntualmente), per ripartire negli ampi spazi, concessi da una Viola come al solito votata al suicidio. Qualcosa la Fiorentina combina, è vero, ma è troppo poco e non basta ad impaurire la Roma, che si ritrova a fare esattamente la partita che il taumaturgo portoghese Mourinho aveva programmato per i suoi ragazzi. L’unica perturbazione la porta l’infortunio di Dybala, che entra scomposto sulle gambe di un viola e si fa male lui stesso. Alla fine del primo tempo, ci poteva stare il pareggio, così come il raddoppio dela Roma, e si va negli spogliatoi con l’amara sensazione, per noi tifosi viola, di un risultato tutto sommato giusto.
Alla ripresa, nessun cambio nei due schieramenti, ma la Viola alza pressing e ritmo, costringendo la Roma all’asserragliamento già dai primi minuti. Una traversa di Buonaventura è il segnale che qualcosa sta cambiando. Ma ci vuole l’espulsione di Zalewski, per un’improvvido – quanto plateale – trancio alla caviglia di Kayode, mentre il viola era innocuamente a chilometri dall’area giallorossa, che gli vale il secondo giallo e la doccia anticipata (si dice così, ma nessuno lo fa davvero). Neanche il tempo di finire la sequela di imprecazioni in romanesco-portoghese, che il buon Mou, e tutto l’Olimpico romanista, sono costretti ad assistere alla bella spizzata di Quarta che mette la palla nell’angolo lontano, e che porta la Viola sul meritato pareggio. Tutti si aspettano un’ultima mezz’ora di fuoco, ma la Fiorentina, saggiamente, non esaspera i toni agonistici e limita le giocate più tecniche (se così si può dire) per evitare pericolose ripartenze, forse perché conscia che con Lukako davanti e con la nostra dabbenaggine difensiva, qualunque palla può diventare letale. Quindi ci dobbiamo sorbire altri 20 minuti di inutili fraseggi, fino a quando Lukako si lancia in un ripiegamento difensivo intriso di follia, quasi amputando una gamba a Kouamè, reo semplicemente di correre sull’out di sinistra in cerca di profondità. Il rosso è inevitabile, e il belga non protesta neanche. La Roma è in nove, senza Dybala e senza Lukako. Siamo al minuto 87 e adesso, sì, che la platea viola, sia quella sul divano che quella sugli spalti, si aspetta la doppia punta e l’assalto all’arma bianca, anche perché i minuti da giocare sono 10 e, nel calcio moderno, sono una sorta di eternità agonistica. Ma niente di tutto questo accade. La Roma resiste con una certa facilità agli attacchi poco convinti della Fiorentina, e i giocatori romanisti escono dal campo con le stigmate degli eroi, mentre quelli viola con quelle dei coglioni. Dopo il Milan, la Roma: due occasioni perse per stare dove tira aria di Champions. Ma, ad oggi, non abbiamo lo spessore per cavalcare questo sogno.
Quindi, come dicevo all’inizio, tanto rumore per nulla: un punticino per uno, classifica surgelata, e ognuno rintanato nella propria dimensione, con la fatturazione incrociata delle rispettive ambizioni, rimandata al 2024.
Da casa mia è tutto. Alla prossima!